Di Somma accusa due politici

Di Somma accusa due politici Di Somma accusa due politici Interrogato per tredici ore l'ex vicedirettore del Banco di Napoli NAPOLI — Tredici ore. di interrogatorio, in un piccolo ufficio al primo piano della caserma della Guardia di finanza, nella centralissima via Depretis. Raffaele Di Somma, ex-vicedirettore generale del Banco di Napoli,, affiancato dagli avvocati Enrico Contieri e Renato gassano, ha affrontato con piglio sicuro, fino a tarda sera, le domande e le contestazioni del giudice istruttore Paolo Mancuso, che conduce l'inchiesta sui finanziamenti concessi dall'istituto di credito, dall'80 in poi, ad aziende in odore di camorra e ad imprese che non offrivano alcuna garanzia economica. Al termine dell'interrogatorio DI Somma è stato accompagnato in manette al carcere di massima sicurezza di Carinola, a una trentina di chilometri da Caserta. Cosa ha detto DI Somma durante 11 lunghissimo colloquio col magistrato? Il giudice Paolo Mancuso si trincera dietro la ferrea regola del segreto istruttorio. •Diciamo che si è difeso bene*, commenta laconico. Nessuna conferma della voce, che pure circola con insistenza, su un presunto «pentimento» dell'ex-dirigente del Banco di Napoli, che si sarebbe difeso attac¬ cando, sfornando documenti contenuti in una grossa borsa di pelle e facendo anche i nomi di due esponenti politici, indicati come sponsors delle operazioni Illecite. Sul tavolo del magistrato sono pronti i primi mandati di comparizione. Riguardano il figlio di Raffaele Di Somma, Maurizio, assicuratore; Federico Conte, direttore della filiale di Caserta del Banco di Napoli; Dante Caraceni, direttore centrale del servizio «Credito Italia»; Guido Samarelli. direttore di filiale alla sede centrale dall'80 ali'83; il suo successore Antonio Maniglie (arrestato per reticenza e successivamente scarcerato); Domenico Di Maro, il trai t-d 'union tra gli uomini del Banco e la camorra, grande riciclatore di denaro sporco per conto della famiglia Nuvoletta, nota per i buoni rapporti con la mafia siciliana. Ieri mattina 11 giudice Paolo Mancuso si è recato nel carcere di Avellino per ascoltare gli imprenditori accusati di avere ottenuto i finanziamenti. Il primo a dover rispondere alle domande del magistrato è stato l'imprenditore casertano Francesco Maggio, a cui l'istituto di credito elargì somme da capogiro nono¬ stante uno «scoperto» di oltre 35 miliardi. Toccherà poi a Vittorio Delle Donne, foggiano, amministratore della «Italconserve», industria del pomodoro, coinvolto anche nell'inchiesta iniziata a Napoli dopo il sequestro di una partita di prodotto alimentare avariato, destinata alle popolazioni del Terzo Mondo, e a Vincenzo Pratichizzo, anch'egli pugliese. Per ultimi saranno ascoltati Domenico e Antonio Bifolco, industriali conservieri del Salernitano, due nomi che compaiono spesso nelle indagini sulla malavita organizzata che prospera all'ombra del Vesuvio. Il dottor Mancuso sentirà anche Ferdinando Ventriglia, direttore generale del Banco di Napoli. Ventriglia fu già ascoltato alcuni mesi fa dal magistrato. I sindacati di categoria si chiedono perché il Banco non abbia agito prima nei confronti del funzionario poi arrestato. In un duro comunicato si evidenzia il 'grave comportamento omissivo del direttore generale e degli organi amministrativi-. Ieri pomerìggio i sindacalisti del Banco di Napoli hanno incontrato lo staff dirigente dell'istituto f.mil.

Luoghi citati: Avellino, Carinola, Caserta, Italia, Napoli