Negli Usa si è scatenata la guerra al vino italiano

Negli Usa si è scatenata la guerra al vino italiana Negli Usa si è scatenata la guerra al vino italiana Giornali e reti televisive provocano la psicosi del metanolo, l'Ufficio alcolici consiglia il blocco di tutte le marche - Poi ripiega sui controlli a campione, anche sui prodotti garantiti DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Da giovedì sera, tutti 1 vini italiani vengono tolti, indiscriminatamente, da molti supermercati e rivendite di alcolici degli Stati Uniti. Alla televisione, nelle fotografie di prima pagina di alcuni giornali, si vedono portar via bottiglie anche di marche pregiate e di splendide annate. Le immagini sono impressionanti: per le nostre esportazioni, e per il buon nome del «Made in Italy., è uno dei colpi più gravi subiti dalla fine della guerra. Non è escluso che nell'86 non saremo più al primo posto nella classifica dei vini stranieri in America (nell'85 il valore del nostro export era salito del 22 per cento). E' stato r..ufficio alcolici tabacchi e armi da fuoco» del ministero del Tesoro americano, che ha il controllo di tutti i vini, a scatenare l'ondata di panico negli Stati Uniti, simile a quella per l'avvelenamento dell'analgesico Tylanol alcuni mesi fa. Dopo settimane di silenzio, l'ufficio alcolici ha d'improvviso consigliato la rimozione in blocco dei vini Italiani, ^finché dettagliate analisi di laboratorio non abbiano dimostrato che non contengono alcol metilico: In un primo tempo, anzi, la ha ordinate: poi, resosi conto di non avere giurisdi¬ zione su tutti gli Stati della federazione, si è limitato a suggerirla. Alla fonte, cioè all'Importazione, l'ufficio è andato oltre: ha imposto alle grandi aziende esami chimici su tutti i vini italiani, proibendone la distribuzione ai rivenditori senza il «placet» del laboratori. A chi violasse questa disposizione verrebbe revocata la licenza. In un'intervista al New York Times, il direttore dell', Ufficio alcolici tabacchi e armi da fuoco» Stephen Higgins, ha ammesso che •per adesso non esiste prova che vini contaminati da alcol metilico abbiano raggiunto l'America. Ma le autorità italiane — ha continuato Higgins — non ci hanno ancora fornito vere garanzie che nessuno di questi vini sia stato esportato, e noi dobbiamo proteggere i nostri consumatori*. La sua portavoce, Dot Koester, ha spiegato che il provvedimento del ministro dell'Agricoltura Pandolfi che vieta le esportazioni di vini italiani senza certificato di conformità, è giunto troppo tardi per fermare le ingenti partite già in viaggio verso gli Stati Uniti: saranno per ciò bloccate nei porti. Quando riprenderà l'e sport, i vini con certificato di conformità dovranno egualmente subire esami chimici nei laboratori del Bureau, sia pure solo per campione. Dopo una protesta ufficiosa dell'ambasciata d'Italia a Washington, Higgins ha fatto una precisazione, dicendo che in pratica il governo americano seguiva solo l'esemplo di quello italiano. Per evitare il ritiro in massa dei vini italiani da parte dei dettaglianti, il ministro della nostra ambasciata Ianni si è recato da Higgins con una serie di proposte, tra cui una della Federvini di accompagnare i nostri prodotti con dichiarazione giurate di genuinità firmata dagli esportatori. Non tutte le ditte importatrici né tutti 1 supermercati e le rivendite, inoltre, hanno rinunciato a smerciare 1 vini italiani. Mentre catene di enoteche come la Liquor Barn, e supermercati come i Safeway, li hanno già tolti di circolazione, altri come Goldstar continuano a proporli al cliente, min Italia ci sono migliaia di produttori onesti e di vini superbi, che è ingiusto penalizzare», ha detto al New York Times il presidente della Goldstar, Louis Iacuccl. Abbiamo telefonato alla ditta Villa Banfi di Long Island, importatrice delle Cantine Riunite: conosciute come •Riuniti», dalla pronuncia americanizzata, esse coprono tra il 30 e il 40 per cento delle nostre esportazioni in America. «Noi continuiamo la nostra campagna pubblicitaria — ci ha detto il portavoce Tintle —. / nostri vini sono stati analizzati e sono perfetti: Alla televisione si susseguono gli spot promozionali. Al centro vini dell'Istituto del Commercio Estero di New York precisano che solo sei delle ditte inquisite figurano tra i possibili esportatori negli Usa: la Maccarello di La Morra, la Baroncini di Solarolo, la Ricordi di Vlsnà del Piave, la Trombacco di Trebaseleghe, la Cauda di Cuneo e la Biscardo di Calmaslno. In un primo tempo, l'Istituto aveva diffuso per errore anche il nome della ditta Poletti di Imola, che invece non esporta negli Usa. ' E intanto c'è la protesta delle comunità italiana e italo-americana: si accentrano sul fatto che il provvedimento dell'«ufflcio alcolici» è indiscriminato. Anziché colpire solo i vini dell'85, anno in cui incominciò l'abuso dell'alcol metilico, e di scarsa qualità, ha colpito anche i vino Doc, che spesso risalgono a diversi anni fa. L'unica spiegazione possibile: l'ufficio, che peraltro sottolinea la stretta collaborazione fornita dalle autorità italiane, ha agito sotto le pressioni dei mass media. Ennio Carette