LA LINGUA CHE PARLIAMO

E' O.K. cioè un disastro LA LINGUA CHE PARLIAMO E' O.K. cioè un disastro Il bellissimo, puhtutissimo sfogo sulla lingua italiana di oggi pubblicato tempo fa su questo giornale da quell'eccellente scrittore che è Guido Ceronettl mi ha molto interessato anche perché alcune cose già le avevo dette anch'io, sia pure in modo molto meno pittoresco, nella presente rubrica. Il 10 luglio 1982 denunciai l'abusatissimo uso di dire tra virgolette con riferimento a parole e frasi che si vogliono distinguere dal testo, per ironia o per esimersi dal dare un giudizio. Ceronettl chiama orticaria l'uso di tra virgolette; io mi chiedevo come ci si comportava prima dell'abuso di questa fastidiosissima moda: eppure per secoli ci si era espressi con chiarezza e proprietà. C'è, poi, queir O.K. (o okey o okay) che pare davvero un pugno sullo stomaco che né Ceronettl né io riusciamo a Incassare con indifferenza. E' un'invasione, un'onda di piena che cresce ogni giorno, dalla quale pare che non ci sia scampo: uomini e donne (specialmente le donne) lo dicono ogni momento, senza sosta alcuna. Pare che un va bene o un ancor più semplice si stiano per sparire; del.resto anche in francese accadono cose simili. Mi dicono, per esempio, che sta sparendo nella lingua parlata 11 très del superlativo, sostituito da super, tanto che non si ode più très beau per dire bellissimo ma super beau. Ma al linguista e forse anche al non linguista può venire la curiosità di chiedere: qua! è l'origine di questo im¬ perversante e zanzaresco O.K.? Se prendiamo i vocabolari tradizionali troviamo che O.K. sarebbe l'abbreviazione di ali correct «tutto bene». Ma c'è anche un'altra spiegazione, cioè che si tratti delle Iniziali di Old Kinderhook, nomignolo di Martin Van Buren, usato durante la campagna presidenziale del 1840. Kinderhook (New York) è la località di nascita di questo personaggio che divenne l'ottavo presidente degli Stati Uniti (1836-1840). Tale orìgine compare nel dizionari americani di gergo ma anche in dizionari recenti della lingua comune dove si dice che è una voce informai cioè alla buona o, con un anglismo registrato in Italia negli Anni Sessanta, informale. Fra le molte altre parole che danno noia per la loro ripetitività ma anche per la loro estensione a campi che non sono di loro pertinenza c'è filosofia. Questa nobilissima voce, di ascendenza greca e latina, è usata trivialmente per esprimere il modo di vedere le cose anche nel campo pratico, cosi che si sente dire filosofia ' di un'operazione bancaria, filosofia di un contratto, filosofia di un calzaturificio e simili. Nella letteratura già si possono registrare alcuni usi che fanno la spia di tale intrusione, come nell'esempio seguente di Leonardo SihisgalU: «Una filosofia dell'arredamento porta di necessità a distinguere l'arte dal mestiere». Uno scrittore di qualche anno prima avrebbe detto, invece di filosofia, teoria. Un altro abuso (già abbiamo detto che gii abusi danno noia) è quello che continuamente si fa dell'avverbio praticamente che si Introduce quasi come un Intercalare in molte frasi che ne farebbero volentieri a meno. Quando si sente dire: Questa è praticamente una minestra, parlando di una pura e semplice minestra, o Questo è praticamente sicuro, quando si parla di una cosa senz'altro sicura o Questa è praticamente la verità, di cosa del tutto vera, viene quasi voglia di domandare scherzando: e teoricamente? Anche In questo caso è la ripetitività che dà fastidio. Se praticamente fosse usato per esprimere un dubbio o si riferisse a qualcosa di slmile e non di uguale, il suo uso sarebbe tollerabile. Occorrerà, alla fine, introdurre una nota di moderato ottimismo, anche se forse non persuaderà del tutto Guido Ceronettl. Mi pare di poter dire che la valanga di cioè che appestava, è il caso di dirlo, l'italiano parlato e che io denunciai vari anni fa come uno del più spiacevoli Intercalari del linguaggio giovanile (retaggio degli interminabili discorsi del '68) è in fase calante. Oggi mi pare che 1 giovani delle ultime generazioni usino con molto minor frequenza quel cioè che alle volte era messo al principio di un discorso, fuori, dunque, da ogni sensata collocazione. La conclusione potrebbe essere che la lingua talora riesce a riassorbire le brutture e le deformazioni che la inquinano. E questa è pur sèmpre una consolazione. Tristano BoleUl

Persone citate: Guido Ceronettl, Leonardo Sihisgalu, Martin Van Buren, Tristano

Luoghi citati: Italia, New York, Stati Uniti