Effetto referendum

Effetto referendum Effetto referendum GIANNI VATTIMO Si apre una nuova stagione di referendum: con la prima fase, quella della raccolta delle 'firme necessarie per chiedere che siano indetti: referendum sulla caccia (che mira a limitare sostanzialmente l'attività venatoria) e per una «giustizia più giusta» (che, principalmente, tende à stabilire il principio della responsabilità non solo disciplinare dei magistrati). Sarà una ingenua reazione da Amarcord o da Come eravamo, ma questo fatto mette allegria, fa ricordare altre stagioni referendarie in cui (forse solo perché avevamo dieci anni di meno?) ci è sembrato che nella società italiana qualcosa si muovesse, si trasformasse nel senso positivo di una modernizzazione intesa come riduzione di dogmatismi, violenza, intolleranza. Sotto vari aspetti, l'esito dei referendum sul divorzio e sull'aborto (anche questo, sì) ha introdotto nelle leggi una maggiore sostanziale amichevolezza nei confronti della vita, dell'esistenza quotidiana di ciascuno: ha stabilito una relazione meno fatale e «punitiva» con certi vincoli, legali o naturali, con cui tutti abbiamo da fare. E' alla luce di questi ricordi (e cancellando invece quello del più recente referendum sulla scala mobile, che fu un errore fin dall'inizio) che le nuove campagne referendarie ci sembrano poter rappresentare una chance di rivitalizzaziohe della politica, in una situazione in cui il panorama sembra tutto dominato da avvelenamenti, (in carcere, all'osteria, sotto il rubinetto di casa) e da «verifiche» che rispondono solo a logiche di distribuzione del potere tra i partiti dell'eterna coalizione. Sia il referendum sulla caccia, sia quello sulla giustizia hanno tutte le carte in regola per suscitare, una. discussione eticamente densa; in un certo senso, ancora più aperta e incuta di quelle sul divorzio e sull'aborto, troppo pregiudicate (almeno nelle ipotesi, giacché alla fine molte carte si rimescolarono) dalla storica divisione tra laici e cattolici. Qui la scelta è più sottile e incerta, ma in ogni caso tale da mettere in gioco convinzioni profonde e radicali scelte di valore. Sulla caccia, si tratterà di mettere in discussione la propria visione dei rapporti non solo con gli animali, ma con l'ambiente naturale in genere; e ci si troverà probabilmente obbligati a smascherare l'ingenuità sia delle tesi «romantiche» sulla naturalità della caccia, sia forse anche di quelle che immaginano che si possa senz'altro realizzare, con l'aiuto della tecnica, un rapporto idilliaco con la natura, in cui siano messi da parte tutti i tratti di violenza e di dominio. - Questioni altrettanto generali e -sostanziali sono in gioco nel referendum sulla responsabilità dei magistrati: anche qui, in fondo, si tratterà di fare i conti con la praticabilità di modelli idealmente «perfetti» (come quello dell'assoluta indipendenza, quasi isolamento, del giudice) che potrebbero risultare arcaici, e in ultima analisi pericolosi; in una società di sempre più complesse interazioni, per giunta così intensamente sottoposti all'influsso dei media. Non è necessario, e nemmeno logico, vivere questi referendum come gesti polemici nei confronti del «normale» funzionamento della vita politica attraverso il Parlamento e i partiti. E' forse fisiologico che, almeno questi ultimi, si «secolarizzino» sempre di più (persino il partito comunista); tuttavia, l'esigenza di «grande politica»,, densa di temi morali, rimane, e i referendum dovrebbero servire principalmente a questo bisogno; con un effetto vitalizzante, in definitiva, anche per le istituzioni e i partiti.

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