Morto Renato Ghiotto di Renato Ghiotto

Morto Renato Ghiotto LO SCRITTORE DI «SCACCO ALLA REGINA» Morto Renato Ghiotto VICENZA — All'ospedale di Malo, nel Vicentino, è morto ieri il giornalista e scrittore Renato Ghiotto. Era stato operato al cervello in febbraio a Milano. Ghiotto era nato a Montecchio Maggiore (Vicenza) il 25 gennaio 1923. Come scrittore e come uomo Ghiotto era un veneto speciale, molto dolce, ma fermissimo nelle sue avversioni; soffriva la gente e le chiacchiere, amava la solitudine e la campagna, se potevano offrirgli il privilegio di buone letture e saldi affetti. Nel Veneto aveva cominciato a fare il giornalista nel modo più pieno e coinvolgente (direttore a trent'anni del Giornale di Vicenza, come a dire piccolo padrone di una città provinciale carica di tradizione letteraria). Ma su quell'esperienza stendeva nei discorsi una vaga e reticente ironia, perché anche la tradizione veneta e cattolica gli pesava come un dovere che non voleva assolvere. E nelle tappe successive di giornalista, scrittore e critico, conservò il dissidio veneto, ma riscattandolo in una ricerca stilistica e poetica molto per¬ sonale e distante dai modelli morbidi e ambigui della vicentinità. Poiché la professione è un vizio, non potè fare a meno di impegnarsi ancora come direttore: la sua presenza alla guida del Mondo fu la garanzia di un gentiluomo per il settimanale a un passaggio delicato. E tuttavia, anche nel giornalismo, la sua propensione fu per l'attività mediata e stilisticamente elaborata del critico. La sua rivista Cronache del cinema e della tv affrontò tra le prime i rapporti tra i due mezzi; la sua rubrica di cinema televisivo su L'Espresso è stata un esempio di bella scrittura critica, attenta ai significati persistenti dei film. Se l'anima veneta era sdrucciolevole e infida, lui nei libri preferì sembrare un analista freddo e ironico, paradossale all'uso settecentesco. Scacco alla regina, il suo maggior successo, tradotto anche in film con la coppia femminile Schiaffino-Politoff, Adua e Rondò vennero lungo gli. anni, vincendo una certa pigrizia, come segnali fermi della sua scelta espressiva, solo l'ultimo tornava al Veneto. Erano libri di libera schiavitù, di reciproca malattia. Se in Scacco alla regina una donna poteva credere di dominare l'altra mentre ormai era in suo potere, in Adiós lo scacco dei rapporti umani è evitato radicalmente dalla fuga del protagonista: un uomo chiuso in una stanza d'albergo a Buenos Aires e intorno una città sotto vetro (ma ugualmente il pensiero degli altri forza il rifugio e lo rende fragile). Da ultimo sembrò che la convivenza tra giornalismo é scrittura fosse diventata per Ghiotto una piccola scommessa personale, teneva una collaborazione regolare al Messaggero oltre agli interventi critici su L'Espresso. C'era stata, dopo il successo del primo libro, una sua collaborazione a La Stampa, nitidi elzeviri in cui per forza, forse non volentieri. Ghiotto riandava ai ricordi veneti, al cattolicesimo dell'infanzia. Se pensava al personaggio della morte era come nelle ultime righe di Scacco alla regina: «Spero che tardi parecchio, che venga quando non ci sarà più molto da sacrificargli». f

Persone citate: Ghiotto, Renato Ghiotto, Scacco

Luoghi citati: Buenos Aires, Milano, Montecchio Maggiore, Veneto, Vicenza