Alle aziende della camorra 50 miliardi del Banco Napell
Alle aziende della samarra SO miliardi del Banco Napell Il denaro è finito al clan Nuvoletta, collegato a Cosa Nostra Alle aziende della samarra SO miliardi del Banco Napell Fuggito in Venezuela il vicedirettore generale, Di Somma - Mandati di cattura contro altri cinque dirigenti - L'accusa è peculato aggravato NAPOLI — Cinquanta miliardi di danaro pubblico a società della camorra. In due anni, grazie ad un lungo «vuoto di potere», dalle casse del Banco di Napoli 11 danaro dicono i giudici — si è riversato sulle società dei Nuvoletta, un clan della Nuova Famiglia collegato a Cosa Nostra. Dall'altra sera, sei mandati di cattura costituiscono 11 compendio di un anno d'Indagine e fra 1 ricercati c'è Raffaele DI Somma, 59 anni, vicedirettore generale del Banco: lo accusano di peculato aggravato. Qualche mese fa, aveva avuto qualche difficoltà nel farsi rinnovare il passaporto: adesso dicono sia In Venezuela. I nomi degli altri accusati si conosceranno oggi: formalmente le ricerche continuano, si spera ancora che qualcuno rientri Improvvisamente a casa, o magari si costituisca. La Guardia di finanza continua a seguire le tracce di alcuni noti imprenditori (che ancora una volta sembrano condurre all'estero), una persona sarebbe stata arrestata l'altra notte. Per il momento non è proprio possibile dire di più: solo 11 nome di DI Sómma, troppo Importante per rimanere segreto, ha superato 11 muro di un silenzio che 1 giudici mostrano di voler difendere. Sull'origine e gli sviluppi dell'Indagine, però, nessun dùbbio: è sicuramente quella nata, poco più di un anno fa, dall'arresto di Domenico Di Maro, plecoió costruttore di Marano, un centro alle porte cu Napoli. L'uomo èra unito In carcere come appartenente alla camorra: un personaggio, si sarebbe chiarito più tardi, in stretto collegamento col «clan • di Lorenzo, Angelo e Gaetano Nuvoletta, ma anche baciato dalla sorte quanto a finanziamenti, fidi, «scoperti» bancari. Tutte aperture di credito provenienti dal Banco di Napoli, concesse fra l'Bl e 1*62, e spesso per somme assolutamente non proporzionate alle garanzie! Qualche esemplo: una società come la «Immobiliare Marano» — naturalmente, a responsabilità limitata: 20 milioni di capitale — aveva ottenuto in pochi mesi un mutuo per 3 miliardi e 430 milioni ed uno «scoperto» sul conto corrente di un miliardo e mezzo. In tre anni la «Srl» è già riuscita ad accumulare col Banco di Napoli debiti per 1 miliardo e 758 milioni sulle rate di mutuo. I conti correnti sono in «rosso» per 2 miliardi e 177 milioni. Ampliare l'indagine dalla «Marano» ad altre misteriose società (come la «Città giardlno», la «Parco delle Viole», la cooperativa «Parco delle' Mammole») era stato quasi automatico. Ed ecco affiorare altri imprenditori, via via sempre più importanti, dotati della medesima, strepitosa capacità: quella di ottenere danaro, una montagna di danaro, saltando tutte le procedure, evitando 1 controlli, aggirando gli uffici e 11 consiglio d'amministrazione della banca. Tutto merito di «don Raffaele», del vicedirettore generale Di Somma, del dirigente che vantava di rappresentare l'autentica anima napoletana del Banco. Impiegato a diciotto anni, poi laureatosi in legge, funzionario, dirigente, responsabile del «dipartimento credito», vicedirettore generale, Di Somma era stato raggiunto poco dopo da una comunica¬ zione giudiziaria. Negli anni del finanziamenti alla camorra era lui l'uomo che si era vantato di tenere Ih pugno le sorti del Banco. Momenti bui, quelli, per l'unica, grande Istituzione che Napoli sia riuscita a mantenere. Un presidente, Rinaldo Ossola, già ministro del Commercio con l'estero, costretto a fare i conti con la continua, dura opposizione, del consiglio d'amministrazione. Le sue improvvise dimissioni, seguite da quelle del direttore generale, Vlgglani. •Don» Raffaele DI Somma aveva preso In mano le redini proprio allora: per due anni, come «facente funzioni» di un dlrettove generale che non c'era, aveva concesso e negato crediti, saltato competenze, amministrato la banca come cosa sua. A lungo, raccontano, aveva poi tentato di opporsi alla nomina di Ferdinando Ventriglia, tentando di mobilitare la de napoletana contro le In¬ dicazioni della segreteria nazionale del partito. Gli era andata male: con Goccioli presidente e Ventrtglia direttore generale, 11 «cuore del Banco» aveva dovuto ripiegare su posizioni di minor prestigio. E soprattutto, rinunciare a tutto 11 settore del credito. Da qualche tempo, si racconta, Il Banco di Napoli aveva aperto nei suol confronti un'indagine interna. Sicuramente quel disinvolti finanziamenti erano stati oggetto, pochi mesi fa, di un'ispezione da parte della. Banca d'Italia. Ad arricchire gli elementi In possesso della magistratura era giunto Infine, come In tutte le inchieste che al rispettino, anche il solito «pentito»: un funzionario finito In carcere che, sentendosi In qualche modo scaricato dal suo vicedirettore, ha deciso di raccontare tutta Giuseppe Zaccaria (Altro servizio a pag. 2)
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