L'acquedotto minacciato da 840 «pozzi perdenti»

L'acquedotto minacciato da840 «pozzi perdenti» Rischio di inquinamento per le falde freatiche L'acquedotto minacciato da840 «pozzi perdenti» Oltre il 50 per cento concentrato intorno al capoluogo e nei Comuni -..della cintura -, Profondi 10-20 metri.-contengono scarichi abusivi All'Acquedotto municipale non si drammatizza, ma i dati sull'inquinamento delle falde freatiche si commentano da soli: negli ultimi tre anni, sono stati chiusi dodici pozzi, 5 in piazza d'Armi, 5 In piazza Ruf fini, uno a Borsaro, uno a Rivalta. Motivo, presenza di cromoderivati, trielina, cadmio e altre sostanze non propriamente benefiche. «Se non si.Interviene o tempo — osserva l'ing. Giorgio Merlo, direttore generale dell'Azienda municipale — saremo costretti ad attingere sempre più acqua dal Po per poi immetterla, ovviamente depurata, nei rubinetti dei nostri utenti*. Stanno per diventare solo un bel ricordo le .chiare e fresche acque* prelevate dal 230 pozzi tuttora funzionanti attraverso i 12 impianti dell'Acquedotto torinese? Il pericolo c'è, anche se la nostra provincia ha il serbatoio Ìdrico più ricco d'Europa, anche se i controlli sono fra i più attenti in Italia. Il rischio incombente su Torino e il suo hinterland si chiama .pozzo perdente*. Sono 840 quelli censiti In tutta la provincia, 457 dei quali concentrati nel capoluogo e in altri 16 Comuni della cintura. Profondi 10-20 metri, di varia larghezza, contengono liquidi (oli esausti, acidi, fluidi da residui industriali) scaricati abusivamente da decenni Tonnellate di veleni che, con l'andare del tempo, possono intaccare le falde freatiche. ' L'allarme per queste potenziali bombe sotterranee viene dalla ricerca, completata l'anno scorso per conto della Provincia, di due docenti universitari, Giancarlo Bortolami (Dipartimento scienze della Terra) e Antonio Di Molfetta (Politecnico di Torino). Oltre agli 840 «pozzi perdenti», 1 ricercatori hanno censito, nell'area torinese, 159 cave per l'estra-» zione di «Inerti, argille e materiali lapidei*, 253 discariche (198 attive e 55 esaurite) per rifiuti solidi urbani e industriali. Si tratta di altrettante fonti potenziali di pericolo per la salute pubblica? .Piano con le generalizzazioni — precisa il prof. DI Molfetta —. I pozzi perdenti sono un rischio reale perché non sappiamo a chi appartengono, se si continuano a riempire, quali sostanze contengono. Per le discariche bisogna distinguere tra quelle affidate a operatori seri, sottoposte a continui controlli, e quelle piii o meno abusive, gestite da gente non affidabile. La vicenda di Casale è istruttiva. Le norme oggi esistono, ma c'è troppa burocrazia, troppa sovrapposizione di competenze, troppi ritardi degli amministratori nel decidere. Sè ne avvantaggiano i più furbi*. Sono alcune centinaia l'anno le segnalazioni che la ventina di ispettori della Provincia invia alla magistratura per denunciare violazioni o reati commessi dal gestori di discariche o dalle oltre 500 aziende di autotrasportatori. Lo conferma il pretore Burzlo che, con 1 colleghi Ronchetta e Girolami, si occupa a Torino di tali inchieste, Si sono iniziate indagini dopo la ricerca-denuncia dei due docenti universitari sui pozzi perdenti e le risorse idriche sotterranee? .No — ammette 11 dott. Burzio —, per il semplice' motivo che nessuno ce l'ha segnalata*. H volumetto porta la data del maggio'85. Guido J. Paglia

Persone citate: Antonio Di Molfetta, Burzio, Di Molfetta, Giancarlo Bortolami, Giorgio Merlo, Girolami, Ronchetta

Luoghi citati: Casale, Europa, Italia, Rivalta, Torino