Al Fmi scoppia un «caso italiano»

Al Fmi scoppia un «caso italiano» Il vertice di Washington comincia tra le polemiche (e oggi c'è Goria) Al Fmi scoppia un «caso italiano» lì nostro Paese tacciato di presunzione per la richiesta di entrare nel club dei «grandi» - Gli Usa accusano la Cee di protezionismo e indicano l'Italia come uno dei baluardi di dazi e contingentamenti DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — All'inizio della conferenza di primavera del Fondo Monetario Internazionale l'Italia si è trovata, senza volérlo, al centro di aspre polemiche. Una ragione è stata la sua domanda d'ingresso — insieme col Canada — nel gruppo del cinque, formato dagli Stati Uniti, dal Giappone, dalla Germania, dalla Francia e dall'Inghilterra, Un'altra l'accusa rivolta dal .Sottosegr©trip di Stato americano"Alien1 Wallis1 alla Cee di "essere oggi •probabilmente il fattore più distruttivo dei commerci mondiali: Il nostro Paese è accusato da talune delle superpotenze economiche di presunzione per la- sua richiesta di entrare nel club del ricchi. L'America lo vede inoltre come uno dei baluardi del dazi e contingentamenti della politica agricola europea. Il «caso italiano» e comunitario ha fatto passare In secondo piano 1 drammatici lavori del gruppo del 24, che rappresentano il Terzo Mondo. I 24 hanno rivolto un appello alle nazioni sviluppate perché finanzino nuovamente l'enorme indebitamento estero delle nazioni povere: 11 ministro delle Finanze messicano, Silva Herzog, ha fatto notare che 11 calo del prezzi del petrolio consentirà ai potenti di risparmiare quest'anno tra 60 e 80 miliardi di dol¬ lari. • Nell'S'5 — ha aggiunto 11 ministro — il Terso Mondo ha ricevuto 10 miliardi di dollari in meno dell'S4 e ha pagato 22 miliardi di dollari in più in interessi. La nostra situazione si è fatta insostenibile*. Il gruppo dei 5 ha tenuto una riunione segreta Ieri mattina per esaminare la domanda di ammissióne italiana e canadese. Si sa che il presidente Reagan ha appoggiato la richiesta, ma il GrupikrfhVse'rbato un rigido riserbo: sull'esito delle discussioni. In seno al gruppo del 10, che è In realtà a 11 perché comprende anche la Svizzera come osservatore, la riunione ha destato aspre polemiche: l'Olanda, in particolare, ha insistito affinché i massimi poteri decisionali vengano estesi a tutte le nazioni progredite. «La contesa — ci ha detto l'ex sottosegretario al Tesoro americano Bergsten — finirà in una maniera sola: con un superclub dei tre, gli Stati Uniti, il Giappone e la Germania: sono le loro monete che dominano i mercati mondiali, dei cambi e delle merci». Difficilmente ci sarà un annuncio sulla controversa questione. Potrebbe ìi essere elaborato un compromesso ad hoc per una partecipazione saltuaria dell'Italia e del Canada al Cinque. Essa non verrebbe perù istituzionalizzata, n motivò: l'ingresso nel club impone discipline che il nostro Paese non è in grado di sopportare. Altro motivo: si taciterebbe l'Olanda e si preverrebbero fratture nel Dieci. In base alle Indiscrezioni del Fondo Monetario, l'attacco di Wallis alla Cee avrebbe causato «uno scontro» al gruppo dei Cinque. Wallis, che è il preparatore del vertice delle sette potenze industriali a Tokyo al primi di didggiov 'Héabàtàgongto,csf few JrEuftpa ài Giappone. «/{ Giappone, superprotezionista, ha incominciato ad aprirsi ai prodotti stranieri — ha detto —. La Cee, liberista, minaccia di diventare l'alfiere del neo pro- tezionismo: Wallis ha citato le recentissime misure di Nakasone, % ha auspicato che l'incontro del premier nipponico con Reagan a metà mese porti a una drastica tir duzlone del deficit commerciale americano con Tokyo, di circa 50 miliardi di dollari nell'85. I contrasti sugli scambi, affiorati cosi violentemente, potrebbero avere gravi ripercussioni sul progetto di rjfpr-J miei del sistema monetario in-~j tttfnsaiwsias; ' -' Di fronte a queste nubi inaspettate, il Terzo Mondo ha espresso la preoccupazione che i suol problemi rimangano irrisolti. In un discorso ad Atlanta, dove si sta tenendo una conferenza parallela sull'indebitamento estero, l'ex presidente Carter ha sottolineato che le nazioni povere pagano in interessi 100 milioni di dollari al giorno, e che i loro debiti supereranno quest'anno il trilione di dollari, cioè i 1000 miliardi. Carter ha messo sotto processo le grandi banche che negli Anni Settanta, inondate dai petrodollari, ha detto, hanno spinto il Terzo Mondo a indebitarsi, e che oggi lo dissanguano: questi Paesi, ha concluso Carter, in tre anni hanno ripagato assai più di quanto noi spendemmo nel plano Marshall per la ricostruzione dell'Europa. Ennio C sretto

Persone citate: Bergsten, Goria, Nakasone, Reagan, Silva Herzog