Rivolta dei boss in gabbia di Francesco Santini

Rivolto dei boss in gabbia Palermo, drammatica udienza al processone contro la mafia Rivolto dei boss in gabbia Gridano: «Buscetta è un cocainomane, vogliamo la perizia psichiatrica e tossicologica» - Agli avvocati: «Svegliatevi, don Masino fa il presidente della corte» - Sviene un carabiniere -La protesta collettiva esplosa per l'espulsione dall'aula dell'imputato Senapa - Liggio parlotta con il difensore poi dice: «Andiamocene» dal nostro inviato PALERMO — Tommaso Buscetta è in difficoltà. La difesa lo attacca. Arriva a chiedere la perizia psichiatrica. Lo fa nel pomerìggio, dopo una giornata tesissima. C'è l'avvocato Traina. Rappresenta Liggio. Nel silenzio generale, afferma: «Buscetta è un cocainomane, alla perizia psichiatrica chiedo che si aggiunga quella tossicologica. Buscetta ha detto di non far uso di stupefacenti. La perizia tossicologica è molto importante: per la stessa credibilità dell'imputato. Dobbiamo valutare fino a che punto va creduto: conosciamo quali sono i condizionamenti per i tossicodipendenti: E' un'udienza difficile. Dietro i pannelli antiproiettile, Buscetta risponde alla difesa a monosillabi. Uno del due carabinieri che con le spalle alla corte protegge il boss dei due mondi, sviene. Il militare cade a terra. Lo soccorre un Ufficiale, lo distende sul pretorio. La 34' udienza è drammatica. Insulti al presidente e a Buscetta: «cornuti», «magnacci-. Proteste contro la corte: «pagliacci». E' la rivolta. Anche contro gli avvocati: •Arrisbigghiativi, svegliatevi, vi paghiamo». L'aula-bunker, alle 12,25, è ingovernabile. Il presidente Giordano non riesce a controllarla. Sospende l'udienza. Buscetta si alza dietro i pannelli blindati, ma daUe gabbie, ancora epiteti: «Cornuto, rovinatore di famiglie, figghiu 'i buttano». Appesi alle sbarre, gli imputati battono i piedi a terra. Dodici militari circondano Buscetta che lascia il pretorio. -Questa non è giustizia», gridano dalla gabbia numero 6. Luciano Liggio è rosso, paonazzo, la pressione al massimo. Convoca il suo legale. Lo trattiene pochi secondi. -Andiamocene-, grida. Dalle gabbie, tutti ripetono -andiamocene». -Fango, fango», urlano alla 7. E un detenuto elegantissimo si rivolge ai cronisti: 'Scrivetelo, Buscetta è un cornuto». Il boato è assordante. S'alza l'avvocato Orazio Campo, corre verso le gabbie. Tenta di calmare gli animi. «Ora basta, silenzio», ordina. Dalle gabbie rispondono: •Avvocati, arrisbigghiativi. Perché non vi svegliate?—insistono —. Professore Campo, questa non è giustizia, il nostro compagno Senapa voleva soltanto parlare, il presidente ha ordinato di portarlo via». In aula c'è Leonardo Sciascia. »Ero venuto qui per ascoltare — dice —. In questa confusione, non si capisce niente. Per la verità — aggiunge — sono riuscito a capire soltanto Buscetta: è l'unico a parlare in italiano». Da capire, in realtà, non c'è molta L'aula è esplosa con Pietro Senapa, killer sanguinario di corso dei Mille, frequentatore della mcamera della morte», che all'improvviso ha cominciato a gridare. Il presidente subito l'ha espulso. L'avvocato Traina, per Luciano Liggio, stava Interrogando Buscetta. S'era appena scontrato con il pubblico ministero Ayala. Avvocato Traina: «Lei, Buscetta, nell'80 era in semilibertà a Torino. Veniva a Palermo, a trovare suo figlio che abitava in via della Croce Rossa 81, veniva di tanto in tanto, nello stesso stabile del vicequestore Ninni Cassarà, ucciso l'estate scorsa: lei ha mai conosciuto il vicequestore?: Buscetta: «No». I! pubblico ministero Ayala sorride, interviene: *In quel periodo il dottor Cassarà non abitava in via della Croce Rossa». Avvocato Traina: »A me risulta il contrario». Pubblico ministero: «Lei farebbe bene ad accertarsi meglio prima di intervenire Avvocato Traina: «rutti i microfoni sono spenti, soltanto quello del pubblico ministero è sempre in funzione». Presidente, con tono irritato: -Si taglino i microfoni a tutti, a tutti, le domande le faccio io». Avvocato Traina: «Presidente, può chiedere a Buscetta se ha pattato il.rilascip. del generaleDogiér?: ' «a ' uóìÌ » ' "M' presldèn1«~"réspm"gé"ria' domanda. Avvocato Traina: «Quali erano, Buscetta, i suoi compagni in carcere a Cuneo?». Presidente: -Respingo, c'è un'indebita invasione nella sfera privata...». E' a questo punto che il killer Pietro Senapa comincia a gridare. Il presidente ne ordina l'allontanamento ed è la rivolta, decisa, premeditata. Rimane " nell'indifferenza soltanto Pippo Calò. Michele Greco, il «papa», si lascia andare sulla panca, le gambe larghe, le braccia alle sbarre, scuote la testa. Accorrono alcuni avvocati. C'è Orazio Campo, c'è Mormino, e tanti altri. Tentano di riportare il silenzio. Per 15 minuti è il caos. Con 1 carabinieri, immobili, impassibili. Salta l'udienza del mattino. C'è un'interruzione di 40 minuti. Nel pomeriggio sfilano gli avvocati Mirabile e Seminara. Poche domande, piccole precisazioni. Poi tocca, per Nitto Santapaola e il clan dei catanesi, all'avvocato Enzo Trentino, parlamentare del movimento sociale. Domanda: «£' vero che lei, Buscetta, chiese al costruttore Annaloro, nel '64, 5 milioni per i suoi amici del Comune di Palermo Lima, Gioia e Barbaccia?». Il presidente è in difficoltà: -Avvocato, dove ha appreso queste notizie?». Avvocato Trentino: 'Faccia rispondere presidente, faccia rispondere, poi le dirò». Presidente: »Mi dica le fonti, altrimenti nessuna risposta». Avvocato Tran tino: «Sono elementi pubblicati dall'antimafia». Interviene Buscetta: «Sono stato assolto al processo di Catanzaro per queste estorsioni, so meglio dell'avvocato, come sono andate le cose». E' l'unico momento nel quale Buscetta torna a mostrare un certo smalto. Ma il presidente interrompe. La giornata di Masino Buscetta issjv^ *slres,sqntf». Ha bisogno;'di iirarsl sujjìl un attimo m?espVo.^n'pórdi respiro!-"^ Francesco Santini

Luoghi citati: Catanzaro, Comune Di Palermo, Cuneo, Palermo, Torino, Trentino