Pakistan, la democrazia ambigua

Pakistan, j| democrazia ambigua Dopo la revoca della legge marziale il Paese affronta una difficile fase di transizione Pakistan, j| democrazia ambigua Il generale Zia con un referendum ha fatto prolungare dì sei anni il suo mandato di capo dello Stato - L'opposizione scende in piazza ma si sforza di non concedere al regime pretesti per bloccare il cammino verso il regime parlamentare - Un momento chiave sarà il ritorno in patria della figlia dell'ex leader Bhutto giustiziato sette anni fa NOSTRO SERVIZIO LAHORE — Da quando è stata revocata la legge marziale, 11 1° gennaio, il Pakistan presenta uno strano scenario. Quasi tutti i giorni, e ancora ieri, grandi folle rispondono all'appello del partiti non riconosciuti e partecipano a manifestazioni più d meno massicce, durante le . quali il presidente Zia uiHaq è svillaneggiato. Quest'ultimo, ex amministratore della legge marziale, continua a gestire il Paese con l'aiuto di un governo civile, facendo finta, quasi sempre, di ignorare i suoi detrattori. Li considera semplicemente degli .irresponsabili., sottolineando spesso che le proteste nei suoi confronti sono 11 segno evidente del ristabilimento della democrazia e che la svolta non è stata un bluff. Da una parte i manifestanti, dunque, dall'altra quelli che continuano a legiferare e a governare. In questo Stato islamico, vasto mosaico di quasi cento milioni di abitanti, il ritorno alla democrazia si sviluppa in un clima tanto ambiguo da suscitare i timori di molti. Si diffondono gli slogan — per ora nell'ordine — ma il principale bersaglio, il generale Zia, mantiene il suo sangue freddo. Egli appare, agli occhi di molti, più disteso che nel passato, come se si fosse rifatto il trucco dopo i tormenti del tuffo nella «de mocrazia.. Ma, ci si chiede, si tratta soltanto di un Inter mezzo? Per la verità non- si è trattato di un salto nel buio. Prima di abrogare la legge marziale, il generale Zia ha, con un referendum, fatto prolungare di sei anni il suo mandato di capo dello Stato. Ha dotato, da poco più di un anno, il Paese di un Parlamento con elezioni che l'opposizione forse ha avuto il torto di boicottare. Ha fatto convalidare da questa Camera tutte le misure adottate dall'epoca della legge marziale e nominato un civile primo ministro. Infine, attribuendosi larghi poteri, ha conservato le sue funzioni di comandante in capo delle forze armate e di capo di stato maggiore dell'esercito. Le forze contrarie al regime, tenute strettamente al guinzaglio da dieci anni, hanno potuto far scendere in piazza 1 loro sostenitori a Karachi. Rawalpindi, Peshawar, Lahore e in altre località. Secondo la tradizione, autobus e camion sono andati a cercare le «masse» entusiaste o passive. Non avendo accesso alla televisione e alla radio, tenute strettamente sotto controllo dallo Stato, i discorsi incendiari dei dirigenti del Mrd (Movimento per la restaurazione della democrazia, coalizione di undici partiti dell'opposizione) sono amplificati da una stampa la cui diffusione resta per altro ristretta dal momento che tre pakistani su quattro sono analfabeti. Semplice apparenza o cai colo? Tutto avviene come se il generale Zia. che conta di restare al di sopra della mischia, e si riserva i problemi importanti, avesse delegato al suo primo ministro, Junejo. un uomo la cui personalità si deve ancora imporre, 11 difficile compito di guidare la vita politica, soprattutto facendo rivivere 11 suo partito, la Lega musulmana, e trasformandolo in un raggruppamento molto potente per tenere a freno le altre formazioni politiche. I membri del Mrd, per essere ufficialmente registrati, devono accettare di procedere ad elezioni interne, pubblicare i loro bilanci e sottoscrivere una clasusola che impegni gli eletti a non cambiare partito durante la legislatura, pena la perdita del seggio. Questi protestano e chiedono l'elezione di una nuova Camera senza attendere la scadenza del 1990. Sul piano più generale, denunciano l'attuale organizzazione del potere — alla cui erborazione non hanno partecipato — e chiedono le dimissioni del presidente Zia. Per ora — tre mesi di esperienza sono pochi soprattutto dopo dieci anni di legge marziale — ciascuno cerca di fare un po' di pratica. Il capo dello Stato e gli alti comandanti di un esercito potente ascoltano, senza dubbio con grande attenzione, i rumori che salgono dalla piazza. Politici e militari si interrogano sul ritorno di Benazir Bhutto. la figlia del primo ministro giustiziato, che dirige la principale formazione del Mrd, il Ppp, Partito del popolo pakistano. Dopo molti rinvii, questo ritorno doveva avvenire ieri. Benazir Bhutto ha avuto paura — come qualcuno dice a Lahore — che il settimo anniversario dell'impiccagione di suo padre, con la sua presenza, prendesse una piega incontrollabile? Per ora ha preferito fare un pellegrinaggio alla Mecca e ritornare nel suo Paese soltanto il 10 aprile. Con due obbiettivi: in primo luogo, mettere alla prova la sua popolarità con un viaggio nelle maggiori città del Paese che saranno teatro di grandi manifestazioni, soprattutto a Lahore, dove sarà accolta in un primo tempo; in secondo luogo, riaffermare la sua autorità su un Ppp in preda a dissensi interni e che, comunque, ha bisogno di essere riorganizzato. Con le sue enormi masse contadine, che vivono secondo abitudini secolari, e le sue città spesso turbolente., il Pakistan dà un'impressione contraddittoria di passività e di violenza endemica. Visitandolo si avvertono una integrazione sociale relativa e le frizioni inevitabili tra popolazioni di etnie diverse. Da un lato, è la pressione dell'integralismo musulmano che si fa sentire ancora. Dall'altro, in occasione soprattutto degli scontri tra americani e libici nel Golfo della Sirte, è un sussulto di antiamericanismo che tuttavia mette in imbarazzo più il potere che Wash ington, che si appresta ad accordare un nuovo aiuto economico e militare di più di quattro miliardi di dollari in cinque anni. Infine, dopo la revoca delle legge, marziale, c'è sempre qualche motivo che ravviva la tensione: si è fatto troppo, o troppo poco, nei negoziati per il conflitto afghano, nel riavvicinamento al «fratello nemico» indiano, nel campo dell'islamizzazione o della lotta contro la corruzione... Alcuni non sono molto otti misti. .In caso di elesioni oggi — ci dice un funzionario — l'opposizione la spunterebbe in tutte le grandi città e in una buona parte delle campagne.. Essendo esclusa questa ipotesi, resta da scoprire come il generale Zia, che stima «notevoli» i primi passi della democrazia, agirà nei tempi lunghi. Salvo in caso di disordini gravi, si può scartare l'Ipotesi della proclamazione dello stato di emergenza, per non parlare del ristabilimento della legge marziale. Se prevale la calma, si attribuisce al generale Zia l'intenzione di lasciare spazio a Junejo. Con un passato di disordini e di lunghi periodi di regime militare, il Pakistan non può fare assegnamento su una transizione tranquilla e rapida verso un regime parlamentare stabile. Al primo ministro, dunque, il compito di organizzare il suo partito nello spazio di quattro anni che gli è concesso, e di definire, con l'opposizione, le regole del gioco. Molti pensano che le elezioni, nel clima attuale, sarebbero una catastrofe: i partiti sono ancora troppo fragili e non potrebbe costituirsi alcuna maggioranza omogenea. Al contrario, fra due o tre anni, le elezioni si potrebbero svolgere in un clima più sicuro. Il realizzarsi di questo scenario implica una buona dose di compromessi, cui alcuni dirigenti dell'opposizione non paiono ancora diposti. Anche loro hanno bisogno di un po' di tempo per riprendersi avendo evidentemente accolto, all'inizio, con scetticismo la revoca della legge marziale. Oggi sembrano voler evitare di concedere al potere dei pretesti per fare marcia indietro. Le manifestazioni si svolgono sostanzialmente nell'ordine, senza troppi incidenti. Ciascuno tiene aperte le sue opzioni in attesa di sapere quale linea adotterà la Bhutto, che in questi ultimi tempi ha mantenuto un certo riserbo, come se avesse intuito che nel Paese qualcosa è cambiato. .Nella peggiore delle ipotesi, quella di un nuovo regime militare — sostiene un pakistano — il presidente Zia perderebbe tutto, perché gli altri generali, anche se hanno permesso che avviasse l'attuale tentativo, non gli perdonerebbero un eventuale insuccesso'. Jean-Claude Pomonti Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» Islamabad. Il presidente pakistano Zia ul-Haq ha ricevuto ieri il ministro degli Esteri inglese Geoffrey Howe. Al termine dei colloqui il tradizionale scambio di doni. I! generale, dopo l'abolizione della legge marziale, sta guidando la nazione in una difficile fase di transizione alla democrazia

Persone citate: Benazir Bhutto, Bhutto, Geoffrey Howe

Luoghi citati: Islamabad, Italia, Mecca, Pakistan, Sirte