«Come ho imparato ad uccidere da mio fratello Giusva Fioravanti»
«Come ho imparato ad mééere da mio (niello Gimwa Fioravanti» Rievocata in un processo una feroce esecuzione neofascista «Come ho imparato ad mééere da mio (niello Gimwa Fioravanti» DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Più che una esecuzione, l'omicidio di Francesco Mangiameli fu un atto di barbarie: tenuto per le mani, fu facile bersaglio dei «neri» che gli spararono a turno, punendolo con la morte perché si era appropriato di una somma del Nar. Qualcuno propose di squarciargli la pancia per rendere più rapida la decomposizione del corpo; alla fine venne gettato in un laghetto, con pesanti pietre legate al collo. A descrivere, con distacco e freddezza, l'uccisione di Mangiameli, un palermitano simpatizzante dell'estrema destra, legato a «Terza Posizione» ed amico di Pierluigi Concutelll, è stato il «pentito» Cristiano Fioravanti che partecipò alla feroce impresa. Lo ha fatto in Corte d'Assise, nel corso del processo che si sta celebrando contro di lui il fratello «Giusva», Francesca Membro ed un'altra dozzina di presunti terroristi neri Sono imputati di ben quattro omicidi; oltre a Mangiameli, avrebbero assassinato due poliziotti e un estremista di sinistra. 'Nessuno mi aveva chiesto di sparere a Mangiameli — ha esordito Cristiano Fioravanti —, ma sentivo che dovevo farlo. Adoravo mio fratello 'Ginsva' e volevo dargli la dimostrazione concreta che stavo dalla sua parte. Anche un omicidio può trasformarsi in un atto d'amore*. il delitto risale al 9 settembre del 1980. Qualche giorno prima Mangiameli aveva lasciato Palermo insieme con la moglie Sara, per incontrarsi a Roma con 1 «camerati». Doveva chiarire una storia di soldi Con un pretesto, la vittima designata fu condotta nella pineta di Castelfusano. Qui avvenne l'esecuzione, il primo a sparargli con una pistola munita di silenziatore fu Cristiano Fioravanti «Affo fratello lo teneva stretto per le mani e io lo colpii da circa mezzo metro. Il proiettile però non lo uccise. Giusva riavvitò il silenziatore sulla canna e gli esplose un colpo in testa; poi passò l'arma a Giorgio Vale dicendogli: "Tu che non hai ucciso mai nessuno in queste condizioni, prova con questo". Anche Vale sparò, mirando alla fronte*.
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