La nuova America delle donne

La nuova America delle donne Indipendenza economica, niente matrimonio, legami non impegnativi: è il femminismo degli Anni 80 La nuova America delle donne La sociologa Laurei Richardson: «Sposarsi è diventato un onere, uno spreco di tempo e di energie da dedicare invece alla camera e a se stesse» - L'eredità delle conquiste degli Anni Settanta - Secondo la giornalista Suzanne Field «si vivono le relazioni con uomini sposati senza sensi di colpa e cercando di non farsi coinvolgere a fondo» - Restare nubili, un tempo considerato imbarazzante, ora è di moda DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — Negli Stati Uniti, circa il 40 per cento delle donne è nubile. Per ogni 223 donne tra i 40 e i SO anni non ancora sposate o già divorziate, ci sono solo 100 uomini nelle stesse condizioni. Per ogni 10 «libere» con una laurea, gli uomini «disponibili», di cultura equivalente, sono appena 3. Di più. Oltre la metà della popolazione femminile lavora. Nelle libere professioni, il numero delle donne supera quello degli uomini. E in genere, ogni tre nuovi iscritti alle università, o nuovi assunti nell'industria, due sono donne. Rispetto alla società tradizionale americana, è un cambiamento sconvolgente. «Ha causato — spiega la sociologa Laurei Richardson — un fenomeno, che finora era rimasto inosservato: il boom deW'altra donna". La ragazza, o non più ragazza, che lavora preferisce non sposarsi o non risposarsi, invece, si unisce a un uomo sposato. Non ha la minima intenzione di rovinargli la famiglia, trova questa situazione più comoda». Laurei Richardson cita le statistiche: il 50 per cento dei mariti americani ha relazioni extraconiugali, e la percentuale sale al 70 per cento se si tratta di uomini con un reddito superiore ai 60 mila dollari all'anno, 100 milioni di lire -circa. La Richardson, 47 anni, sposata, cattedra di sociologia alla Ohio State University, ha scritto un libro su questa rivoluzione sociale: The New Other Woman, l'altra donna, il nuovo tipo. Lo ha basato su una ricerca tra 1000 nubili, 700 intervistate di persona, 300 per corrispondenza. «Oggi — ha scritto — la donna vuole termi nare gli studi, fare carriera, riprendersi dal divorzio, allevare il figlio, esplorare la propria sensualità...il matrimonio le sembra un onere, uno spreco di tempo e di energie che dovrebbe dedicare a scopi personali differenti... Ella Vuole tuttavia un legame intimo con un uomo». Secondo la Richardson, le radici del fenomeno sono composite. Una è il potere dell'uomo nella scelta della moglie: «La cerca giovane, e quanto più avanti è negli anni tanto più giovane la desidera». Un'altra è l'eredità degli Anni Sessanta e Settanta: «La libertà sessuale è accettata" da buona parte degli americani, ed è rivendicata dal femminismo come una conquista». Una terza e la disparità economica tra i sessi: «Molte donne vogliono o sentirsi indipendenti, o sposarsi con un uomo della loro stessa condizione economica, e rinviano le nozze». Lauriel Richardson coh:lude: «Potremmo andare avanti all'infinito: certi comportamenti si evolvono rapidamente». Non esiste lo stereotipo dell'«altra donna». Suzanne Field, una editorialista del Washington Times, un quotidiano portavoce dei conservatori, la descrive cosi: «Nella cultura popolare, l'amante dell'uomo sposato è una yuppie attraente, che non ha tempo per un legame duraturo... Poggia la propria borsa nell'angolo di una camera di albergo, e considera l'incontro meno importante della colazione di lavoro». «Non è orientata verso l'husband steal — conclude la Field con un gioco di parole — ma verso l'husband deal»: non tenta cioè di rubare il marito alla legittima consorte, ma soltanto di spartirlo di mutuo accordo. Per l'editorialista, la caratteristica principale della donna «nuova» è di non avvertire nessun senso di colpa. Laurei Richardson, che pure polemizza su molte affermazioni della giornalista, su questo punto è d'accordo. «Spesso — afferma — si ritiene anzi utile al matrimonio di lui: pensa di renderlo più cosciente dei bisogni della moglie». Se è accorta, lo lascia prima di lasciarsi coinvolgere a fondo: «Naturalmente, non sempre ci riesce: una delle donne che ho intervistato, era lega¬ ta a un uomo che aveva lasciato la famiglia e poi era tornato ben 13 volte. Ma sono casi abbastanza rari». Questi legami non sono comunque brevi: di solito durano qualche anno. «La donna inizia senza pensare al futuro: li ritiene provvisori. Il rapporto però si complica col passare del tempo. All'inizio, lui viene dopo la carriera e gli altri interessi ma alla fine i fattori si invertono». Capita che la donna, vissuta tale esperienza, decida di non ripeterla: «Allora o decide di avere un figlio che terrà per conto suo, e diverrà la sua famiglia, o si unisce a un'altra donna, talvolta in un rapporto lesbico». Queste decisioni non vengono prese senze crisi: «Non si pud accusare queste donne di inscnsibibilità, sarebbe mostruoso». Uno dei dati più sorprendenti della ricerca della Richardson è che, se l'uomo sposato divorzia, non si risposa con «l'altra donna». «Ho accertato che solo un quarto dei divorzi è provocato da vicende extraconiugali. L'uomo inoltre non sposa l'amante, nè lei glielo chiede, perchè nessuno dei due si fida dell'altro. Si risposeranno semmai con un altra persona». Altra scoperta sconcertante: la relazione non finisce quando la moglie la scopre. «Abituarsi all'inganno è facile per la coppia clandestina, anche perchè ma molte cautele ed è protetta, ad esempio, da un lavoro comune». Ma tutto ciò non provoca problemi morali? «Che ci piaccia o no» — risponde la docen- te di sociologia della Ohio State University — anche se offende il nostro senso di giustizia, o la nostra religiosità, è un dato di fatto, e non si può ignorarlo. Un tempo questa donna era moralmente condannata. Ma parliamo chiaro. Ma quale è l'alternativa? Un uomo diverso ogni notte? Nel clima di panico generalo da malattie come l'herpes e l'Aids? "L'altra donna" è fondamentalmente egoista, desidera stabilità, programma la propria esistenza, non ha spazio per troppe avventure». Per la «career girl», la ragazza carriera, il rapporto con lo scapolo è un ripiego. Se le regole del rapporto sono ciascuno a casa propria, due o tre incontri alla settimana, il weekend insieme, va tutto bene. Ma se lui propone una convivenza regolare, le chiede di cenare in casa, le fa conoscere i genitori, lei si sente mancare il respiro. La «career girl» compie un passo del genere solo quando ritiene di aver realizzato tutti gli obiettivi. Può farlo a 35 anni come a 45: ma allora, come ammonisce Suzanne Field, la sua diventa una ricerca disperata, da cui rischia di uscire perdente. «A parte il fatto — sottolinea l'editorialista — che può essere troppo tardi per avere figli». Quando «l'altra donna» decide di cambiare la propria condizione, lo fa con una buona dose di umorismo e di realismo insieme. Laurei Richardson sostiene che «capisce gli uomini molto meglio della moglie tradizionale, ha meno illu¬ sioni, compie una scelta mollo più consapevole». Gli annunci matrimoniali che si leggono sui giornali sono cosi formulati: «Trentaquattrenne, avvenente, impiego eccellente, cerca splendido mercenario dagli occhi languidi. Mi sposi, e gli preparerò da mangiare, gli massaggerò la schiena, e gli terrò il bar pieno di bourbon. Deve avere soldi, muscoli e sapere citare Charles Dickens». Uno degli effetti principali del fenomeno, conclude la Ricahrdson, è che «l'altra donna» sta rendendo «rispettabile» il nubilato. Una volta, negli Stati non essere sposate a 25 anni era motivo di imbarazzo e maldicenza. Oggi è di moda. Uno dei settimanali americani più popolari, People, è uscito con questo titolo in copertina: «Queste, sono vecchie zitelle?» e il sotto titolo: «Un sondaggio d'opinione delle Università di Yale e Harvard proclama che le donne di oltre 35 anni non possono sognare il matrimonio». Ma le fotografie erano quelle delle più osannate dive di Hollywood: Diane Keaton, Jacqueline Bisset, Donna Mills, quarantenni che fanno girare la testa. Il sondaggio di Harvard e di Yale non fa che confermare le conclusioni di Laurei Richardson. Le donne bianche e laureate ancora nubili a 25 anni hanno soltanto il 50 per cento di probabilità di trovare marito. Se arrivano a 30 anni le loro probabilità scendono al 20 per cento, a 35 anni precipitano al 5 per cento, e a 40 anni si riducono a un misero I per cento. Mentre le americane laureate nate negli Anni Trenta si sono sposate per il 91 per cento, quelle nate negli Anni Cinquanta si sono sposate, per il 78 per cento, quelle nate negli Anni Settanta, sostengono a Harvard e Yale, si sposeranno per poco più del 60 per cento. Ennio Carette

Luoghi citati: America, Hollywood, Ohio, Stati Uniti, Washington