Una licenza che grida vendetta
Una licenza che grida vendetta Una licenza che grida vendetta La clamorosa rivelazione sulla conclusione delle indagini nel novembre 1985 - La denuncia venne inoltrata alla procura della Repubblica di Alba - Il sindaco di Narzole sostiene: «Non potevo intervenire, era compito della Camera di Commercio» - La tragèdia del vino avvelenato forse si poteva evitare OAtHOSTRÒ CORRISPONDENTE CUNEO — Se già nello scorso novembre fosse stata ritirata la licenza — come richiesto dal Servizio Repressioni Frodi del ministero dell'Agricoltura — al commerciante di vini Giovanni Ciravegna di Narzole (quello stesso che ha fornito il «Barbera del Piemonte» al metanolo, distribuito dalla «Odore» di Incisa Scapaccino), certamente si sarebbero evitate tante vittime, avvelenate dall'alcol metilico. La clamorosa rivelazione — che pone drammaticamente sul tappeto pesanti responsabilità amministrative e burocratiche — è fornita dal Servizio Repressioni Frodi di Torino, con una lettera inviata ai deputati Natale Carlotto di Cuneo e Giovanni Rabino di Asti, che il 25 marzo avevano rivolto un'Interrogazione al ministro dell'Agricoltura per sapere 'quanti e quali controlli sono stati effettuati sulle ditte Odore e Ciravegna» e •come agisce il servizio repressioni frodi per il Piemonte.. Tirato In ballo dall'interrogazione parlamentare, 11 coordinatore per il Piemonte del Servizio Repressioni Frodi del ministero dell'Agricoltura, 11 perito agrario Mattia Thione Bosio, risponde sostenendo che il servizio «fta semr pre svolto con rigore la lotta contro le sofisticazioni, nonostante la scarsità di uomini e di mezzi: E fornisce la clamorosa rilevazione: 'Specificatamente, per quanto riguarda la questione di attualità e cioè il vino sofisticato con alcol metilico, comunico che, tra l'altro, in data 12 novembre 1985 a seguito di una denuncia inoltrata alla Procura della Repubblica di Alba a carico della ditta Ciravegna è stato richiesto al sindaco di Nareole il ritiro della licenza in base alle norme di legge. A tutfoggi — aggiunge 11 coordinatore del Servizio Repressione Frodi — questa richiesta è stata disattesa con le note gravi conseguenze: Le norme di legge (l'articolo 106 del Decreto del Presidente della Repubblica n° 162 del 12 febbraio 1965 e successive modificazioni) prevedono che Indipendentemente dall'applicazione delle sanzioni penali In conseguenza di reati alimentari, debba essere revocata, appunto, la licenza. Appena ricevuta questa comunicazione, che è stata approvata e condivisa dal direttore Servizio, professor Raffaele Cartone, i deputati Carlotto e Rabino hanno rivolto Interrogazioni urgenti ai ministri dell'Agricoltura, della Sanità-e di Grazia e Giustizia, in cui ne riportano 11 te¬ sto, aggiungendo: •Poiché si tratta di una denuncia di estrema gravità in quanto si sarebbero potute evitare le vittime degli avvelenamenti da alcol metilico se si fosse intervenuti tempestivamente, si chiede di sapere con risposta scritta perché non ha avuto seguito la denuncia presentata'dal Servizio Repressioni Frodi il 12 novembre 1985 nei confronti della ditta Ciravegna di Narzole e perché non si è proceduto, da parte del sindaco, al ritiro della licenza». Il sindaco di Narzole, Giovanni Mascarello, anch'egli commerciante In vini, sostiene che la lettera del Servizio Repressione Frodi («di Bologna e non di Torino: afferma) è stata protocollata In Comune 1116 novembre e siccome era stato assente dal 15 al 18 dello stesso mese non aveva avuto l'opportunità di prenderne conoscenza. «Afa quand'anche l'avessi vista — aggiunge — non avrei saputo che cosa fare di preciso a norma di legge, perché le licenze può revocarle soltanto chi le ha date; in questo caso, la Camera di Commercio'. Ma la Camera di Commercio, da parte sua, fa sapere di non avere competenza in materia di frodi alimentari. Giorgio Ravasi
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