II figlio di Calvi parla di «caccia ai fondi spariti»

II figlio di Calvi parla di «ca€€Ìa ai fondi spariti» «Nell'84 rifiutai proposta di Carboni» II figlio di Calvi parla di «ca€€Ìa ai fondi spariti» DAL. NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON — La borsa di Roberto Calvi è probabilmente stata tutto il tempo nelle mani delle sorelle Kleinzig o di Vittor in Austria, e Carboni e Pisano dovevano essere al corrente del loro contenuto almeno fin dall'84. Le chiavi trovate in essa potrebbero appartenere davvero a cassette di sicurezza di banche sparse in tutto il mondo, e contenere una parte dei tondi del Banco Ambrosiano misteriosamente scomparsi. Queste le conclusioni a cui è giunto Carlo Calvi, il figlio del «banchiere di Dio», dopo numerose telefonate con l'Italia. Come la madre l'altro ieri, cosi ieri Carlo Calvi ha insistito che non solo Carboni, ma anche Pisano ha dato per due anni la caccia a quello che chiama «una specie di oro di Dorigo-. «Noi non sapevamo che cosa conteneva la borsa-, ci ha detto al telefono dalle Bahamas. «Afa foro sì E' vero che Carboni sostiene che mio padre gli doveva dei soldi, ed è possibile. Ma è al trettanto vero che il suo avvocato londinese ci invitò a collaborare con lui per trovare i fondi mancanti e dividerceli. Noi gli rispondemmo di no, perché avevamo un contenzioso legale con il suo diente. Mandammo il nostro avvocato a parlare a Carboni alla fine dell'84, e la cosa finì lì.. -Per un certo tempo fummo in buoni rapporti con Pisano-, ha proseguito Carlo Calvi. ■■Ricordo una cena a Washington con lui, sempre alla fine-dell'84, in un ristorante italiano presso la Wisconsin Avenue. Mi disse persino che nella borsa di mio padre c'erano delle lettere di Cavallo, e roba che riguardava un giornale del Veneto. Come faceva a saperlo?'. *La borsa non doveva essere in Italia — ha aggiunto Carlo Calvi — perché il capitano della Finanza De Luca e altri inquirenti non riuscirono mai metterci le mani sopra... L'avranno fatto venire dall'Austria all'ultimo minuto 'jSer'ia rtf.:""' Il figlio di Roberto Calvi conferma che la madre parlò a più riprese della borsa, di Carboni e di Pisano alla magistratura Italiana, «{'ultima colta al giudice romano Sica, quando venne a Washington per l'estradizione di Pazienza-. Gli abbiamo chiesto se rivorrebbe la borsa indietro. «/ suoi destinatari legali sono i magistrati-, ha risposto. «£' Io stesso per i fondi che potrebbero esserci ancora non solo in cassette di sicurezza, ma anche in depositi su varie banche, data l'entità delle somme perdute. Ci farebbe solo piacere rivedere le ultime cose di mio padre-. Per l'ennesima volta Carlo Calvi smentisce che la madre abbia tesori nascosti, e che con la ricomparsa della borsa la storia del «banchiere di Dio» si sia chiusa. «Noi siamo convinti che la borsa fu manomessa, e che manchino i documenti più importanti che papà si era portato via. Ma tutto quello che sapevamo sull'Ambrosiano e le altre società di cui mio padre aveva la procura lo abbiamo detto e ridetto. Non abbiamo nascosto e non nascondiamo nulla. Quanto alla borsa, forse le Kleinzig o chi altro potrebbero chiarire i punti più oscuri». e< Ct