Intervista con Flavio Carboni sui misteri dell'improvviso «ritrovamento» della valigetta di Roberto Martinelli

«Quel che se della berso di Calvi » Intervista con Flavio Carboni sui misteri dell'improvviso «ritrovamento» della valigetta «Quel che se della berso di Calvi » «Una sera la svuotò davanti a me: c'erano agende, documenti, chiavi, molte più cose di quelle ritrovate adesso» - «Ho sempre sperato di rintracciarla, ma non ho potuto» - «Non credo che Calvi l'avesse con sé quando arrivò a Klagenfurt» - «Prima della fuga forse aveva spedito i documenti più importanti» - «C'è un collegamento tra la ricomparsa della borsa e la morte di Sindona» ROMA — Flavio Carboni e la borsa dei misteri Dice di averla vista l'ultima volta quattro anni fa, una sera di giugno. Roberto Calvi era nel suo appartamento romano di piazza Capranlca e ne svuotò 11 contenuto su un tavolo. Chiavi, passaporti, documenti, fotografie, agende... Molte più cose di quante sono state ritrovate. Il banchiere era In partenza per quello che sarebbe stato il suo ultimo viaggio. 81 era affidato a Carboni e ai suoi uomini Emilio Pellicani e Silvano Vittor. Carboni, lei promise che non appena Ubero avrebbe cercato quella borsa, dovunque, in Italia e all'estero, «Non ho potuto mantenere la promessa perché 1 giudici non mi hanno ridato 11 passaporto». — Quindi è convinto che la borsa fosse all'estero? «Lo immagino; forse nelle mani di qualcuno che aveva paura». — Quando l'ha rivista cosa ha provato? «L'ho rivista il lunedi di Pasqua In casa del senatore Pisano. Ho provato una grande impressione...». — Tra le chiavi ritrovate ci sono anche quelle che aprono la cassetta di sicurezza che Calvi aveva presso la banca Lambert di Zurigo con dentro 150 milioni di dollari? «Me lo aveva detto Calvi che in quella banca c'era quel denaro. In quella, ma anche In altre banche — Tra le carte ritrovate c'è anche l'attestazione del credito che lei vanta nei con fronti di Calvi... -Si, un miliardo e seicento milioni». — A che titolo? «Prestiti, gioielli ed altro». — La vedova Calvi l'accusa di aver avuto lei la borsa per tutto questo tempo... •La signora ha detto che io sapevo, che avrei potuto individuare, che ero nella condizione di raggiungere la borsa. A dire la verità io non l'ho mai detto a nessuno. Ho sempre sperato di rintracciarla, di adoperarmi per rintracciarla». — In che modo? «Avrei fatto delle ricerche...» — L'autista di Calvi sostiene che quell'ultimo giorno la borsa era più gonfia del consueto. «Ma l'autista non.ipuò.averj visto Calvi la mattina in cui parti». . — Lei è convinto che Calvi portò con sé la borsa nell'aereo col quale raggiunse Ve nezia? «Non vedo come avrebbe potuto fare altrimenti». — E il metal-detector? Con tutte quelle chiavi dentro avrebbe suonato l'allarme, facendo notare la sua presenza in aeroporto. «Era un rischio che Calvi non poteva correre dal momento che non voleva che nessuno sapesse del suo viaggio». — Lei non ha mai avuto per le mani quella borsa? •No. Io mi limitai a portare a Calvi, che era a Zurigo, la sua valigia con la biancheria e un astuccio di pelle. Usai il mio aereo personale e il piano di volo lo conferma. Andai a ritirare il bagaglio all'hotel Milan». — Quelle carte lei le aveva già viste? «SI e non solo quella sera. Le avevo viste prima in un contesto diverso. Voglio dire che facevano parte di dossier più completi». — E come spiega che in quella borsa c'erano solo quelli? •Sono convinto che Calvi avesse spedito già da alcuni giorni i documenti più impor- tznmcs tanti. Vado avanti per deduzione. Ma sono convinto che non avrebbe aspettato l'ultimo giorno per portare via le carte che più gli sarebbero servite. Nella borsa ci sono 1 documenti che potevano servirgli se le sue trattative aiestero fossero andate male. Ricordiamoci che la sua intenzione non era di scappare ma quella di tornare in Italia. Certo se le cose non fossero andate per 11 verso giusto avrebbe potuto anche decidere di raggiungere il suo paese preferito: il Nicaragua. Ecco il perché del due passaporti nicaraguensi». — Avendo un passaporto diplomatico valido, perché mal Calvi si servi di un documento falso? •Non voleva essere riconosciuto». — Ma sul passaporto nicaraguense, che avrebbe dovuto esibire alla frontiera tra Jugoslavia e Austria, compariva un doppo nome: CalviRubini. Nessuno avrebbe potuto pensare al banchiere. «Può darsi che quel Rubini fosse un secondo nome di Calvi. Comunque lui non volle sentire ragioni perché ormai si sentiva un ricercato». — La signora Calvi sostiene che Calvi voleva vendere il sedici per cento dell'Ambrosiano all'Opus Dei. Le risulta, visto che lei era in quel momento II suo punto di riferimento? «E' una notizia falsa. Ma ormai ci saremmo dovuti abituare alle sue sciocchezze. Intanto io ho sempre saputo che la partecipazione di Calvi nell'Ambrosiano era di circa l'undici per cento. Ed era vero che aveva intenzione di cederla, ma allo Ior e non all'Opus Del. Ed è anche vero che voleva lasciare le sue azioni a titolo di garanzia. Del pacchetto azionario in suo possesso contava di ricavare mille miliardi, a fronte dei trecento milioni di dollari che in quel momento rappresentavano il suo "buco"». — Torniamo alla borsa, perche prima della sua •fuga» Calvi la svuotò? •Non lo so. Ripeto, forse voleva liberarsi di alcune carte.. Io mi ricordo le chiavi; erano molte di più. Era di sera — Poi cosa accadde? Le chiavi, Calvi le ripose tutte come prima, alla rinfusa, oppure le ordinò, le divise? •Per questi dettagli ci vorrebbe la memoria di Pellicani, anche se preferisco la mia. Sa, quando uno non fa caso... allora la borsa non era Importante. Quella sera non potevo pensare alla tragedia che sarebbe seguita dopo». — E da allora, da quella sera, non l'ha più rivista, possibile? «Ho avuto il sospetto di averla rivista a Klagenfurt, ma solo un sospetto. Poi mi resi conto che era una mia borsa, nera come quella di Calvi. Io avevo tre o quattro borse — Lei sostiene che Calvi a Klagenfurt bruciò dei documenti nel caminetto. Da dove li prese? Che documenti erano? «Beh, dalla valigia, o forse dalla borsa, prima di separarsi da essa. Non lo so, io non ho mal aperto la valigia di Calvi». — E come arrivò questa borsa a Klagenfurt? «Bisogna vedere se ci è arrivata. Io non credo. Se cosi fosse sarebbe rimasta 11, nelle case di persone amiche e quindi nella mia disponibilità. Ed allora non avrei avu¬ to motivo di trattenerla per quattro anni. Io, grazie a Dio, non ho mal ricattato nessuno, né debbo ricattare nessuno». «Le dico qual è il mio grande dubbio? Il mistero nasce a Roma. Pellicani dice tante cose: anche di aver vi¬ sto insieme a Vittor un biondino che si è scoperto stava da tutt'altra parte. Anche la sua memoria, la sua potente memoria, può tradirsi». — Ed allora la borsa é rimasta a Roma, nella Roma dei Misteri? •Io so solo che se Calvi l'avesse portata con sé fino a Londra, sarebbe rimasta nelle mani di Silvano Vittor. Ma cosa ne avrebbe fatto costui per quattro anni? Vittor è uno che conosce solo del f ruttaroli e del poveracci. Lo dico senza disprezzo, ma questo è l'ambiente che frequenta». — Lei cosa pensa? Dov'è la spiegazione? •La troveranno 1 giudici In una delle cassette di sicurezza che saranno aperte da quelle chiavi». — Documenti? Con la soluzione di qualche mistero? Lei ritiene che ci sia solo una coincidenza tra la morte di Sindona e il ritrovamento della borsa di Calvi? ■Io azzarderei una certa colleganza, una certa volontà di far'coincidere le due cose. — In quale chiave di lettura? ■Sindona è stato 11 maestro di Calvi. Questo lo diceva Sindona e lo diceva anche Calvi. Senza dar troppo spazio alla fantasia può darsi che nella borsa di Calvi ci fossero documenti che riguardavano la vicenda Sindona. E se poi sono solo coincidenze, sono davvero straordinarie». — Sindona, secondo lei, si è ucciso o è stato ucciso? «Dire che Sindona si è ucciso è forse più difficile nel paragone con Calvi. Sarei più propenso a credere ad un Calvi disperato che si toglie la vita che non ad un Sindona suicida. Per Calvi un ottanta per cento di probabilità per il suicidio. Per Sindona l'esatto contrario». — Senta, Carboni, lei era la. persona In cui Calvi, in quel momento, aveva plA fiducia. Ed allora come si fa a pensare che lei non sappia nulla della sua borsa, di quella borsa dalla quale non si staccava mal e della quale era gelosissimo? «Semplicemente perché io non accompagnai Calvi all'estero». — Vittor e Pellicani erano suoi uomini. ■Ma è anche vero che in quel giorni io dovevo partire per gli Stati Uniti con mia moglie, mio figlio e altri amici. I biglietti aerei sono stati sequestrati dal magistrato». — Lei però organizzò il viaggio di Calvi. •Calvi intendeva raggiungere la Svizzera e non voleva viaggiare da solo». — E la borsa? •Se non ha viaggiato con lui in aereo, evidentemente l'ha affidata ad un terzo. Oppure è rimasta in Italia. Certo, 11 terzo potevo essere anche io. Non dico che non si debbano avere dubbi su di me. Ma mi chiedo: che Interesse potevo avere a tenerla nascosta per tanto tempo? Io sono convinto che quella borsa è stata custodita da chi aveva paura di consegnarla. Ovvero, da chi aveva interesse ai documenti che essa conteneva». Roberto Martinelli Flavio Carboni nel 1984, quando ottenne gli arresti domiciliari in un albergo di Parma