Gli hindu scioperano contro i sikh
Gli hindu scioperano contro i sikh A New Delhi, chiedono la fine della «strage degli innocenti» nel Punjab v Gli hindu scioperano contro i sikh Il governo centrale vieta cortei e riunioni - Cento morti in un mese, sanguinosa catena di rappresaglie NEW DELHI — Il governatore dello Stato indiano del Punjab, Shankar Dal 8riarma, in carica da tre mesi, è stato sostituito ieri in seguito all'ondata di violenza tra sikh e hindu che ha fatto oltre cento morti in marzo. SKarma è stato nominato governatore del Maharashtra; gli succede Sidarth Shankar Ray, sino a ieri primo ministro del Bengala occidentale. Due estremisti sikh sono stati uccisi ieri in un conflitto a fuoco con la polizia a Harike Pattan, SO km a Sud della città santa di Amritsar. Episodi di violenza sono avvenuti a Baiala durante una pausa del coprifuoco decisa per consentire alla popolazione di rifornirsi di viveri. NOSTRO SERVIZIO NEW DELHI — «Se lasciamo avvicinare gli hindu al tempio sikh sarà il massacro»; la fosca profezia fatta ieri mattina da un ufficiale di polizia illustra l'atmosfera di Delhi, nella giornata di sciopero generale indetta da un grande partito della destra hindu, il Bjp, e appoggiata da tutta l'opposizione, comunisti esclusi, per protesta contro «gli eccidi del Punjab» (40 morti la settimana scorsa). Uno sciopero pericoloso, perché queste giornate d'azione contro il terrorismo sikh rischiano sempre di degenerare in pogrom. Lunedi, attivisti del Bjp avevano. manifestato per chiedere la fine del «massacro degli innocenti» nel Punjab: più di mille erano stati fermati dalla polizia mentre si dirìgevano minacciosi verso un santuario sikh dei quartieri vecchi. Ieri, il governo id Rajiv Gandhi non ha voluto correre rischi: la polizia ha annunciato che manifestazioni, comizi, slogan e riunioni di più di quattro persone sono proibiti per almeno 24 ore. I 'discepoli» (in sanscrito, sikh appunto), minoritari a Delhi come in tutta l'India escluso il Punjab, ricordano con terrore la loro •notte di San Bartolomeo» seguita all'assassinio di Indirà Gandhi: in 72 ore di follia organizzata e sistematica, tremila membri della comunità erano stati uccisi. Un bagno di sangue che ora i sikh, nella stragrande maggioranza, fanno l'impossibile per evitare: tutte le loro organizzazioni politicoreligicse, tranne i tre movimenti estremisti, hanno «fermamente condannato» il terrorismo, e rivolto appelli all' «armonia, tra comunità. Il messaggio rivolto agli hindu è chiaro: non slamo responsabili delle azioni criminose di una piccolissima minoranza, non prendetevela con noi. La sanguinosa offensiva dei separatisti è stata scatenata dal «vile assassinio», giovedì scorso, di nove militanti, uccisi dalle forze di sicurezze nella città santa di Anandpur Sahtb. Quel giorno, centinaia di attivisti si erano lanciati, sciabole sguainate, sul palco dal quale parlava il leader moderato e primo ministro del Punjab Surjit Singh Barnaia, che si era salvato per un soffio. Il giorno successivo, nove hindu vennero assassinali a raffiche di mitra in un parco di Ludhiana. L'obiettivo era stato ben scelto per aizzare lira degli hindu: le vittime partecipavano a un addestramento del Rss, un'organizzazione ultra di destra. L'attentato, rivendicato dal •Reggimento Dashmesh» — un movimento armato separatista — e dal .Commando del Khalistan» (dal nome dello Stato indipendente vagheggiato dai separatisti) slnquadra nella classica strategia di terrorizzare gli hindu del Punjab per costrìngerli ad abbandonare lo Stato, e di provocare la rabbia degli altri, in modo che terrorizzino a loro volta le minoranze sikh di Delhi, Bombay e Calcutta e le spingano a rientrare nel Punjab. Scopo finale: a creazione di un Khalistan di fatto. Tre autori di un terzo massacro, sabato a Nakodar (otto persone uccise da terroristi con il turbante: una provocazione, secondo Barnala, perché sei erano sikh), sono stati arrestati; ora è in corso un grande caccia all'uomo per trovare i 5 complici. In nove città del Punjab vige il coprifuoco totale o parziale. La sorveglianza alla frontiera con il Pakistan è stata rafforzata: Barnala accusa il vicino Paese musulmano di appoggiare la rivolta; Rajiv Gandhi ha scritto al presidente Zia ul-Haq. Ventimila uomini delle truppe paramilitari sono in allerta a fianco della polizia del Punjab; il governo locale ne ha chiesti altri 5 mila, e quello centrale ha risposto assicurando di essere pronto a inviarne «quanti saranno necessari». Patrlce Claude Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa»
Persone citate: Claude Copyright, Gandhi, Rajiv Gandhi, Shankar, Shankar Ray, Singh
Luoghi citati: Calcutta, Delhi, India, Italia, Nakodar, Pakistan
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