La lady di ferro e il male Inglese di Arrigo Levi

 La lady di ferro e limale Inglese %/ . «CAPITALISMO POPOLARE», NUOVA STRATEGIA DELLA THATCHER La lady di ferro e limale Inglese %/ . Tra il '79 e l'81 con la sopravvalutazione della sterlina ha spazzato via interi settori malsani dell'economia - Ma ha anche diviso il Paese: un Nord con «vaste zone di desolazione», un Sud ricco e conservatore - Ora promette «meno tasse, più soldi in tasca alla gente, da spendere come vuole» - Auspica «famiglie più intraprendenti, capaci di badare a se stesse senza dipendere dallo Stato» DAL NOSTRO INVIATO LONDRA — -Thatcher è un simbolo, un'etichetta, e un modo per dividere la gente; ma tra etichetta e realta la differenza non è piccola». Il giudizio è di Samuel Brittan, «pontefice» economico del Financial Times; un critico benevolo, che non nega a/fatto i meriti di questa •controversa figura materna dal forti attributi maschili», ma che non confonde il •thatcherlsmo» con la politica reale della signora Thatcher. Lo strumento principale di cui si valse — un po'per scelta, dice Brittan, e un po' per errore — il primo governo Thatcher tra il 1979 e IVI, subito dopo la seconda crisi petrolifera, per reprimere lìnflaeione e restituire competitività all'Inghilterra non fu affatto il ridimensionamento del Welfare State e della spesa pubblica, che non c'è stato, bensì una drastica sopravvalutazione della sterlina, favorita dalla scoperta del petrolio nel Mare del Nord. L'inflazione scese anche troppo in fretta, e in breve tempo interi settori produttivi, già inefficienti e poco competitivi, furono messi fuori mercato e spazzati via. I disoccupati aumentarono da un milione duecentocinquantamila a oltre tre milioni. Le imprese sopravvissute divennero più competitive. Ancora oggi gli inglesi discutono il bene e il male di quella cura massiccia. William Rees-Mogg, ex direttore del Times, osserva che la produzione industriale è ancora oggi inferiore del 5-10 per cento a quella del 1979, che era già inferiore a quella del 1973. Tuttavia, oggi l'Inghilterra è di nuovo «al sicuro, dentro l'Europa». Si è fermata una decadenza che sembrava inarrestabile. Per usare un'espressione tipica detta Thatcher: «La gente non ha più paura di prendersi il male inglese; anzi, fanno la coda Per ottenere la nuova cura inglese». E anche se si discute se la cura dovesse essere cosi violenta (forse, se l'Inghilterra fosse entrata fin dall'inizio nel Mercato comune, l'ammodernamento sarebbe stato graduale e indolore), quasi tutti ammettono che questa parte del •thatcherlsmo», non meno del radicale ridimensionamento dei poteri delle Traile Unions, col loro sindacalismo miope e restrittivo, era necessaria. Questa svolta economica ha però finito per dividere in due, anche geograficamente, l'Inghilterra, così come il •thatcherismo» divide gli animi. Vaste zone dell'Inghilterra del Nord, mi dice Anthony Sampson, autore di Anatomia dell'Inghilterra, sono oggi «una desolazione». Le-grandi metropoli della prima rivoluzione industriale, Liverpool, Manchester, Birmingham, sono in paurosa decadenza. C'è oggi un'Inghilterra del Nord povera, proletaria e laburista; e un'Inghilterra del Sud, ricca, borghese^ e conservatrice. Alle ultime elezioni, in tutto il Sud (esclusa Londra) i laburisti vinsero un solo seggio elettorale! Quest'Inghilterra •bipartita» è una nuova versione, frutto di cicli storici complessi, delle «due nazioni» di Disraeli. Trentanni di politica socialdemocratica, applicata da governi sia laboristi che conservatori, avevano ridotto le distanze sociali. Afa questo processo non era avvenuto (come, a me sembra, nell'Italia degli ultimi decenni) per effetto di una vigorosa espansione economica,e dell'ascesa delle classi lavbratrici.AXcontrario, ì'Inghilterradél Welfare State si era gradualmente impoverita e impoverendosi si era chiusa in un isolazionismo scontroso, mentre le lotte sociali si erano di nuovo incattivite, con i sindacati trincerati in difesa dei diritti dei lavoratori occupati e in lotta contro qualsiasi innovazione. «Nel 1979 — mi dice Anthony Hartley, autore di un lucido e benevolo saggio sulla Thatcher pubblicato da Encounter — lo stato d'animo degli inglesi non era privo di nòte di disperazione. Gran parte dell'Industria era già vicina al collasso, mentre 1 tentativi innovatori venivano rinviati per la resistenza dei sindacati; la gente sentiva che qualcosa doveva-cambiare». A portare al potere la signora Thatcher non furono i ricchi, ma grandi masse di piccola e media borghesia e di lavoratori che sognavano un maggiore benessere e una società più felice. In questi strati sociali ha le sue radici il •populismo tory» della Thatcher, 'cfiè'M oppone al compromesso, sto?' rico tra. l'aristocrazia conservatrice (che lei ha spodestato anche nel partito, rifacendolo a propria immagine) e l'aristocrazia proletaria delle Trade Unions. Questo populismo antistatalista, antisindacale e nazionalista è l'essenza del •thatcherlsmo». Caritatevole C'è del vero in quanto dice la signora Thatcher quando si vanta di avere rappresentato nella storia inglese il «turning of the tlde», il cambio di marea, e di avere «riportato il centro al centro» da sinistra, dove l'aveva spostato un lungo periodo di •socialismo» anche conservatore. Altrove iw Occidente una svolta analoga si è fatta con più larghi consensi, per effetto di una vera rivoluzione culturale. In Gran Bretagna, dice Margaret Thatcher, «con il consenso non avremmo fatto nulla: ci voleva leadership». Ma la spaccatura sconcerta il vecchio està-., bllshment, ' compresa la Chiesa.d'Inghilterra, che tro-. va la signora thatcher pacò caritatevole. Il vero problema della 'Signora di ferro» è però, a questo punto, di decidere dove andare. Ha già uno slogan, che è quello del «capitalismo popolare»; ma chi c'è dietro a questa etichetta? Il suo ideale, mi dice l'economista neoliberale Lord Harris, «è quello di una nazione più intraprendente, fatta di famiglie solide e lavoratrici, con gente capace di badare a se stessa senza dipendere dallo Stato, il suo obiettivo dovrebbe essere di ridurre la spesa sociale e le tasse, lasciando più soldi in tasca alla gente, perché li spenda come vuole». Queste cose le dice spesso la stessa Thatcher; ma poi riconosce che è tremendamente difficile ridurre la spesa pubblica, e ribadisce il suo «impegno» per la spesa sanitaria e le pensioni. Ammette anche che il progetto di restituire ai cittadini, con i mbuoni-scuola», il diritto di mandare i figli a scuole private, «è ancora molto, molto lontano». Lord Harris ammette che «la riduzione della spesa sociale non è In vista». Dietro il «capitalismo popolare» non c'è insomma molto di concreto. Idee chiare Ma, osserva Rees-Mogg, l'espansione prevista per il prossimo biennio, per effetto del calo del petrolio, dovrebbe bastare «per fare rieleggere chiunque sia al potere negli anni '87 e '88». E' quasi certo che le tasse potranno essere ridotte in tempo per le prossime elezioni. Questo giuncherà a favore detta signora Thatcher, anche se ella non appare più «inevitabile». Contro di lei giuocano però altri fattori, a cominciare da quelli caratteriali. Mi dice un osservatore a lei vicino: «Se non vincerà nell'88, sarà solo per effetto del suo cattivo temperamento. La maggioranza del suol ministri non l'ama, perché lei 11 umilia. Lei considera che tutte le argomentazioni complesse siano una manifestazione di menti deboli e confuse; le piacciono le Idee chiare e forti. Purtroppo il mondo è complesso, e un ministro può spiegare la realta soltanto con analisi articolate e contraddittorie; cosi i ministri finiscono per scontrarsi con le sue semplificazioni e per trovarle Insopportabili, come i suol modi. Dice Jung che l'animus può trasformare la più dolce delle donne nell'essere più aggressivo ed ostinato. Una donna cosi fatta può essere insopportabile». Lo stesso osservatore riconosce però che «gli elettori apprezzano la sua forza di carattere: anche se c'è nella sua natura un lato oscuro, che la minaccia continuamente». Leon Brittan, uno dei ministri che hanno lasciato la Thatcher, vittima, come Heselttne, dello scandalo Westland (ma Brittan si è sacrificato per la Thatcher, che adora come prima), non ha invece dubbi che i successi già ottenuti le ridaranno la vittoria: «Ha introdotto in Gran Bretagna il realismo economico; ha sconfitto l'inflazione; ha trasformato il sistema di relazioni industriali; ha ridotto il ruolo dello Stato; ha venduto al privati le case municipali». Tutto questo non sarà dimenticato: «Non siamo — dice Leon Brittan — né al principio né alla fine di questo affare; siamo soltanto a meta strada». E' vero che la gente «ha voglia di rilassarsi» e che c'è un po' di stanchezza per questa donna che è «sempre in trincea». Afa c'è ancora «molto da fare per cambiare l'Inghilterra». E il partito Tory, un partito oggi thatcheriano (i conservatori favorevoli alla •politica del consenso», che lei chiama •wet» o vigliacchi, scrivono ' libri ma non sono al governo), ha ancora «sete di potere». " n problema di fondo, però, è se dietro la Thatcher ci sia davvero una classe sociale emergente e in ascesa; o soltanto una massa di scontenti. Peregrine Worsthorne, il più noto columnist conservatore e direttore del Sunday Telegraph, ammette che «la Thatcher non ha eguagliato Reagan, non ha cioè stabilito una nuova maggioranza dominante; ma a lei non c'è alternativa». Soltanto le elezioni, però, diranno se il brave new world detta Thatcher o, meglio, se le classi tecnocratiche emergenti si riconoscano ancora in lei o piuttosto nell'Alleanza liberale-socialdemocratica. La maggioranza degli inglesi ammette che è lei il Mose che li ha portati fuori dal deserto; ma non è detto che sarà lei a ' condurli verso la terra promessa di un'Inghilterra davvero moderna. Arrigo Levi Mitcham. Margaret Thatcher fotografata durante la visita a una fabbrica di dolciumi nel Surrey