Gli imprenditori di vent'anni di Lietta Tornabuoni

Gli imprenditori di yen f anni NEI MILLE MESTIERI DELLA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE Gli imprenditori di yen f anni Viaggi e Passaggi, agenzie di servizi, spaghetterie, cooperative agrìcole e artigianali, Filo di Arianna, studi di consulenze, discoteche, aziende di cultura, parrucchieri post-punk, apicoltura, radio private - Ragazzi con idee e senza soldi sono protagonisti della nuova imprenditorìa nata come rimedio alla mancanza di lavoro C'erano quindicimila ragazzi, l'altra mattina a Roma, a contendersi in concorso trentasette posti di contabile negli uffici delle Imposte Dirette: la massa dei concorrenti, convocata in un grande albergo, fermava il traffico sulla via Aurelio, e il blocco stradale involontario era soltanto il tocco in più d'uno spettacolo ormai consueto nelle grandi città. Un'immagine esemplare di quei giovani che rappresentano l'80% dei due milioni e mezzo di senza lavoro che quest'anno portano il tasso italiano di disoccupazione all'11%; un'immagine speciale di quella disoccupazione giovanile per lo più urbana e di transizione, popolata da mille occupazioni precarie, sommerse, nere, e i cui grandi numeri sono forniti dal Sud e dalle ragazze. Ma nel Jobless Limbo, il tempo che sta tra la fine degli studi e l'inizio d'un lavoro considerato adeguato, insieme con i precari solitari e con i concorsisti che partecipano a ogni tipo di concorso nazionale e locale nella speranza d'acchiappare un posto fisso, è nata una figura nuova: l'imprenditore di ventanni. Sono poco più che ventenni i soci della Cooperativa Apistica della Valle d'Idice: sulle colline intorno a Bologna e nelle vallate che salgono verso l'Appennino hanno installato centinaia di alveari; alcuni sono andati fino in Romania a perfezionarsi nell'apicoltura; si sono consorziati con analoghe cooperative siciliane o abruzzesi; hanno messo su un laboratorio per la smielatura e l'invasettamento del miele; vendono, commerciano. Ha ventidue anni Stefano Pulvirenti, che insieme con Ruben Colombo ha aperto a Milano Viaggi e Passaggi: «L'idea c'è venuta durante un viaggio in Germania. Ci siamo trovati a corto di soldi, e un'amica ci ha consigliato di rivolgerci a Mitfahren Zentral, un'associazione che mette in contatto viaggiatori che offrono passaggi in automobile e persone che cercano passaggi. Io allora facevo il DJ e Ruben il maestro elementare. Eravamo stufi, abbiamo pensato di riprodurre in Italia l'esperienza di Mitfahren*. Nella crisi dell'autostop (sospetto, paure) che lasciava a piedi molto turismo giovanile, e con un poco di pubblicità pertinente, la loro agenzia ha funzionato: la forma è quella di un'associazione, per esserne membri bisogna versare una quota; lo scambio di passaggi avviene soltanto tra iscritti, quindi persone note, selezionate e in certo modo garantite; l'ospite paga la sua parte di spese di viaggio, l'ospitante si impegna a portarlo a destina- «rione, tutt'e due risparmiano. Hanno ventisei, ventotto, trentanni i tre amici che l'anno scorso hanno creato a Modena il North Studio: «Avevamo notato che, di fronte all'immensa offerta dell'industria dell'abbigliamento, molti di quei negozianti medio-bassi che costituiscono la grande maggioranza si smarriscono, non sanno come muoversi nell'abbondanza delle scelte, lavorano alla giornata, neppure identificano bene i propri clienti. Ci siamo inseriti in questo spazio, fornendo servizi di consulenza». Segnalano le tendenze forti della moda, orientano gli acquisti, caratterizzano i negozi, fanno piano di marketing, sviluppano strategie annuali, suggeriscono specializzazioni: «E' una cosa nuova. Siamo partiti in modo sperimentale, ciascuno conservando altri lavori. Adesso lo stipendio ci esce tranquillo». Autoimpiego Hanno tutt'e due ventanni Paola Bosani e Federica di Frassineto, che a Milano hanno creato Filo d'Arianna, un'agenzia di servizi che fornisce in tempi brevi e per tempi brevi segretarie, hostesses, camerieri, disegnatori di esecutivi per gli studi pubblicitari, baby-sitters, annaffiatoli di piante d'appartamento durante le assenze dei proprietari. Robe inventate, residuali, superflue? Post-moderno, neomoderno? Anche lasciando da parte l'universo elet¬ tronico, per alcune attività già oggi sul mercato s'incontrano soltanto imprese giovanili. Il fenomeno detto Job Creation, Autoimpiego, Lavoro Informale, che si concreta in associazioni, cooperative, società o ditte individuali, è nato dalle pochissime possibilità di trovare lavoro fisso e dalla fiducia in se stessi dei ragazzi, dal desiderio di trasformare le proprie capacità e le proprie passioni in mezzo di sopravvivenza. L'imprenditoria ventenne è stata facilitata da alcune leggi statali, compresa la deplorata 285 del 1977, e dal sostegno delle amministrazioni locali. Si indirizza verso il settore dei servizi, il più contemporaneo e futurista, quello che esige minori investimenti iniziali; e verso il mercato giovanile, il jneglio conosciuto dai nuovi operatori economici. Quasi mai entra in concorrenza con l'imprenditoria adulta: si muove in genere su terreni marginali o complementari che di rado offrono grandi profitti. Quasi sempre testimonia fantasia e spirito d'iniziativa notevoli, coraggio, furbizia, pragmatismo, elasticità: le piccole imprese giovanili nascono, muoiono, cambiano nome e attività, si riciclano e falliscono con una mobilità da terziario avanzato. E' interessante vederne esempi, in questa inchiesta alla quale hanno collaborato Viktoria von Schirach e Nicoletta del Buono, soprattutto in Emilia, a Milano, anche a Napoli: perché qui il «mettersi in proprio*, la spinta al passaggio dal lavoro dipendente al lavoro autonomo o il piccolo commercio appartengono alla tradizione, alla cultura, alla Storia. Oppure sono una necessità: magari idealizzata da discorsi sulla libertà, sul piacere di lavorare in gruppo tra amici, sui «valori post-materialisti di realizzazione di sé*. A Modena la grafica Elisabetta Ognibene, bravissima, aveva creato a ventitré anni, con due soci, i Kennedy's Studios: «Eravamo d'una ingenuità pazzesca: il primo anno per ignoranza ho pagato dieci milioni di tasse, poi ho imparato che si doveva anche scaricare, come fanno tutti, n lavoro c'era, avevamo già rapporti di fiducia col Comune, con alcune aziende private, con la Federazione comunista. Ma risparmi tremendi, stipendi bassissimi, orari di lavoro bestiali che non contavano i sabati né le nottate... Dopo tre anni sono scoppiata per la fatica». Se n'è andata a Milano a lavorare per la Olivetti e lo studio s'è sciolto, è sparito. Ne ha creato uno nuovo tornando a Modena: ..E va bene. Certo si continua a non superare quella soglia che è il viverci dignitosamente: le spese sono esagerate, l'aspetto fiscale è davvero troppo rigoroso, a fare i soldi non s'è ancora cominciato». A Napoli Peppe B. ha fatto dall'età di diciassette anni lavori neri precari, cameriere, fattorino, tecnico presso un ottico, comparsa, e adesso è diventato un datore di lavoro nero. Ha aperto una Spaghetteria nel centro storico e universitario: «Funziona, ma ci metto moltissimo lavoro: lavo per terra, faccio la spesa, servo ai tavoli. I miei dipendenti prendono circa 600.000 lire al mese più un 10% sugli incassi. Tutto in nero: per un'impresa così pagare anche i contributi è impossibile, non potrei assumere nessuno. Senza un aiuto dello Stato, ti ci costringono proprio, all'illegalità». Un manager Non è tutto bello quello che s'impara facendo l'imprenditore. Fabrizio Maselli, venticinque anni, e Francesco Ricci, ventisette anni, modenesi, due anni fa hanno chiesto al Comune di poter utilizzare insieme con alcuni amici un'ex conceria, ex palestra, ex sala tombole, per farne una discoteca «di tendenza» chiamata il Graffio. Hanno avuto successo, però: «Gestire un posto frequentato da un migliaio di persone la settimana era difficile ci voleva un manager. Giro di soldi 1985 sui 200 milioni guadagno insufficiente a viverci, 8 milioni netti. Abbiamo fatto errori banali quali investire tutto nel locale senza accantonare fondi per i momenti di difficoltà. Uno di quei momenti è arrivato, e ci siamo trovati davanti di brutto 11 lato amministrativo della faccenda. Il nostro DJ è laureato in economia e commercio, abbiamo risanato la situazione, ma s'è dovuto imparare t. -.«tre dentro pochi soldi ed essere creativi lo stesso. Buonissima occasione di formazione». Afa ora basta: «Adesso, o cambia II Graffio diventando un'altra cosa, uno Young Market, un ristorante, una palestra di squash, oppure cambiamo noi trasmigrando, preferibilmente in Scandinavia». In Emilia tra le imprese giovanili più diffuse sono le cooperative, agricole e culturali. Le imprese agricole lavorano su terreni collinari poco redditizi, li arricchisco¬ no con l'agriturismo organizzando magari un piccolo ristorante o lezioni d'equitazione, si dedicano pure a giardinaggio, floricoltura, vivaistica, si battezzano La Ginestra, Gran Burrone, La Falce, Zappatori senza padroni. Le imprese culturali possono chiamarsi Koiné o Imprevisto, offrire «soluzione globale di problemi d'immagine» oppure scavi e viaggi archeologici. Un'impresa lavora nell'import-export di gruppi rock tra Italia e Germania; molte fanno video e cinema; il Centro Casentino tiene una scuola di lingua e cultura italiana con sede estiva in Toscana, originariamente destinata ai tedeschi, ora estesa ad altri europei; la piccola società che gestisce un parrucchiere postpunk unisex si considera senz'altro appartenente al settore dell'artigianato artistico. Alcune di queste società o cooperative risultano avere come capitale sociale, alla data di costituzione, 2 milioni, oppure 165.000 lire, persino 60.000 lire: la creatività, le competenze e il desiderio-bisogno dei soci sono sovente l'unico capitale dell'imprenditoria ventenne. Nel cosmo della disoccupazione giovanile lavorata c'è una miriade di ragazzi con idee e sema soldi, con voglia e senza esperienza: spesso vanno all avventura o allo sbaraglio e se non avessero, come vedremo, l'aiuto pubblico, anche più spesso andrebbero al fallimento. Lietta Tornabuoni Giovani al tavolo di regia di una radio privata. Nel settore dei servizi le nuove generazioni danno prova di iniziativa e fantasia

Persone citate: Elisabetta Ognibene, Fabrizio Maselli, Francesco Ricci, Job Creation, La Falce, Olivetti, Paola Bosani, Ruben Colombo, Stefano Pulvirenti, Young Market