La metamorfosi cinese arriva sui francobolli
La metamorfosi cinese arriva sui francobolli La metamorfosi cinese arriva sui francobolli PECHINO annuncia «la grande svolta». Per le sue dimensioni e per lo stile con cui si viene realizzando, lascia stupefatti. Era comunque fatale che. prima o poi. succedesse. Avviene a dieci anni dalla scomparsa di Mao. che morì nel settembre del 1976. Nel pieno del suo manifestarsi, la Rivoluzione Culturale aveva spazzato via dalle case cinesi qualsiasi cimelio filatelico. Le Guardie Rosse, presidio del regime e vigilanti del nuovo corso, avevano fatto sapere: «Filatelia è borghese, è perdita di tempo, è inconcepibile forma di arricchimento, è speculazione. I francobolli vadano al rogo». E rogo fu. Non passò molto tempo e i francobolli riapparvero, come per un gioco di magia. Erano grandi, ingombranti, vistosi, con un rosso dominante che rammentava la pubblicità a una certa conserva di pomodoro. Non potevano essere considerati «capitalisti». Infatti celebravano la Lunga marcia, esaltavano Mao. lo splendore della Cina Popolare, il lavoro, la fraternità fra contadini e studenti, braccia della medesima patria cinese e comunista. I commemorativi si fecero abbaglianti nel 1967 e per tutto il 1968. Riproducevano le frasi più celebri del Libretto Rosso di Mao e brani di poemi scritti dal vecchio leader. trona esercita fino all'estremo le capacità di elaborare tre azioni: sedersi, lavorare, rilassarsi. Il fulcro è nello schienale: un sistema di «vertebre» variabili che fanno assumere alla poltrona diverse posizioni. Di qui l'aderenza linguistica del titolo Antropovarius. Ma Porsche fa irrompere nella lavorazione della Frau altri elementi innovativi: non abbandona la pelle, le imbottiture tipiche, ma le fa aderire a lastre di acciaio. Coniugare i due materiali è difficile. Porsche vi riesce. E segna un punto, tant'è che questa poltrona manageriale taglia orizzontalmente il top europeo degli uomini di immagine, dal ferrarista Pironi al chiacchierato Waldheim. dallo sport allo spettacolo alla politica. Quasi a chiudere il cerchio largo dell'idea-forza di Frau, espressa tanti anni fa dal manifesto di Golia. Tutu» jgTTgj ia a rolir»,Bi»TJi>w^ • :f!.t< IO! I In Occidente non sapevano che dire. Quei francobolli, che arrivavano con lentezza sui mercati nordamericani e europei, erano sconcertanti. Da Hong Kong e da Macao turisti e missionari ne portavano a pacchi. Oggi la Cina «apre», ha scoperto il francobollo come lo vedono tutti, quindi anche come merce d'esportazione per ricevere in cambio valuta pregiata, e Pechino affina le proprie emissioni e ne fa dei capolavori grafici. I bozzetti illustrano la Cina di oggi e di ieri, le sue bellezze naturali, la sua antica tradizione storica e culturale. Rimane da tenere bene in mente perché sintetizza un momento, appena un istante, del «blocco monolitico», il francobollo del 1955 In cui Mao e Stalin conversano serenamente seduti in poltrona. Mao pare cordiale, accattivante e saggio. Stalin, cosa insolita per un'immagine da francobollo, anche considerando la personalità del dittatore sovietico, tiene nella mano sinistra una sigaretta. Un commemorativo che allora celebrava il quinto anno della firma del trattato cino-sovietico. Oggi sarebbe impensabile. Renzo Rossotti
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