Nei salotti buoni di Cecco Beppe

Nei salotti buoni di Cecco Beppe Nei salotti buoni di Cecco Beppe r Chitarra lunare della Cina \^ al Museo Teatrale di Trieste di piccolo sacrario della famiglia. Accanto ecco la saletta Paolina con tempere e pannelli ricamati e la suggestiva saletta neogotica dedicata alla musica e al gioco, tutta in legno scuro. Il salone delle feste si apre subito dopo con solenne compunzione tutta stile impero e 1 suoi arazzi francesi. Poi. ancora, la sala di musica arredata con mobili di pregio, il salotto studio e la stanza detta del Duca, dove è conservato 11 letto in cui dormi il Duca d'Aosta e su cui la baronessa Anna Segré Sartorio pronunciò le Vìsita a due piccoli musei, il Civico Sartorio e il Museo Teatrale, che raccolgono preziose e sparse testimonianze sulla vita triestina nell'epoca d'oro della borghesia asburgica sue ultime volontà. E' il mondo della Trieste asburgica e mitteleuropea quello che viene custodito e rievocato in queste stanze silenziose e private, come i vecchi salotti dove la sera si faceva un- po' di musica in famiglia, quelli delle lettere di signorine di buona famiglia a Slataper o magari del passi perduti e dell'ultima sigaretta di Zeno. Facile che, con la sua aura magica questa villamuseo sembri una casa da romanzo. Di quelli che si scrivevano una volta proprio a Trieste. IL Museo Teatrale di Trieste ha le sue stanze in piazza Verdi, sopra l'omonimo teatro. Il nome completo suona: Civico Museo Teatrale di Fondazione Carlo Schmidl, intitolato al musicologo che. con una donazione, ne permise la nascita nel primi Anni 20. Piccolo, ma ricchissimo, è un vero e proprio paradiso per chi si interessa di spettacolo, per gli amanti di curiosità e belle cose. Un archivio sconfinato, reperti e materiali in gran quantità esposti a rotazione. In cifre: 25 mila volumi, 50 mila fotografie, 40 mila programmi, volantini, fogli di sala dalla fine del '700 ad oggi, cosi come 50 mila manifesti, tra cui uno molto pregiato firmato nel 1902 da Bruno Croatto per -I maestri cantori' di Wagner. Nelle prime stanze è allineata una vasta collezione di strumenti musicali dove spiccano strumenti a corda e a fiato a partire dal 1600. una spinetta del XVI secolo! una .pochette, (violino tascabile) del '700 e ancora strumenti coreani, abissini, balcanici, una chitarra lunare della Cina nonché una raccolta di viole e violini triestini del secolo scorso; accanto è minuziosamente ricostruito il laboratorio di un liutaio. Tra manifesti, affiches e programmi, come quelli relativi alle due opere dedicate da Verdi alla città. .11 corsaro, e il melodramma serio .Stiffello., andate in scena nel 1848 e nel 1850. ci sono documenti, pupazzi meccanici, teatrini, marionette, oggetti e bozzetti di scena, tutto quanto è necessario per il trucco. Una documentazione che narra di prime favolose e di clamorosi fiaschi, di cantanti, compositori, attori, commediografi: c'è la storia di tutto il teatro triveneto e di parte di quello italiano. Interessanti le più di tremila lettere, biglietti autografi di personaggi come Paganini, Puccini. Botto, Mascagni. De Amicis. la Ristori e la Duse, nonché Giuseppe Verdi del quale si conserva l'ultimo scritto prima della morte, datato 2 gennaio 1901. indirizzato alla direzione del Teatro di Trieste con le felicitazioni per l'esito dell'Otello. Una vera meraviglia, poi. è la raccolta di manoscritti e libri di teatro e musica: c'è un antifonario rarissimo su pergamena del '500. orazioni e salmi dello stesso secolo, libri di madrigali a più voci a partire dal 1628, canzonieri sacri del 1549, codici del 1700, drammi e tragedie per musica dedicati a re, duchi, principi, messeri, libretti d'opera dal 1746 a fine '800. avvisi e intimazioni della censura, oratori di Haydn stampati e curati dall'autore stesso con tanto di sigillo di autenticazione. Grande diletto per bibliofili e affini. Filippo Bondesio

Luoghi citati: Aosta, Cina, Trieste