Per la fusione nucleare l'Italia è a un bivio

Per la fusione Per la fusione nucleare l'Italia è a un bivio IL collega e amico Orzatesi, fin dal suo arrivo presso l'Ambasciata d'Italia a Washington quale addetto scientifico, svolge un'attiva politica di informazione sui programmi americani di ricerca, con enfasi particolare sui problemi energetici. Da lui ricevo un documento di circa 30 pagine in cui vengono discussi gli orientamenti USA sulla fusione nucleare. Anche se ho già trattato la fusione in altra occasione su «La Stampa», vale la pena di tornare sull'argomento. Una tipica reazione nucleare di fusione è quella che. partendo da un nucleo di deuterio D (protone + 1 / progetti di ricerca americani sono molto simili all'«Ignitor» proposto nel nostro Paese. Il centro di Ispra potrebbe essere una sede adatta neutrone) e uno di tritio T (protone + 2 neutroni) forma una particella alfa (2 protoni + 2 neutroni) lasciando libero un neutrone n. Fatti i conti si vede che la massa dei prodotti finali è minore di quella iniziale di alcune parti su mille e si deduce quindi che questa massa deve apparire sotto forma di energia nei frammenti finali secondo la nota formula E - me2 di Einstein. Questa energia in pratica è concentrata nei neutroni uscenti. Sono possibili moltissime altre reazioni di fusione, da quelle applicate nella Bomba H a quelle attive nel Sole, ma bolo quella che ho descritto, lh» maosiiettlve tecnologiche. IT breve scadenza nella produzione di energia. Deutoni e nuclei di tritio hanno ambedue carica positiva e si respingono. Occorre dunque farli urtare con un'energia sufficientemente elevata in modo che vengano a contatto e av¬ IL CONCORS venga la reazione di fusione. Questa energia si ottiene riscaldando la mistura di tritio e deuterio fino a temperature di 60-70 milioni di gradi e oltre. Nessun materiale resiste allo stato solido oltre poche migliaia di gradi e sorge il problema di costruire recipienti che trattengano il plasma, lo stato della materia in cui le altissime temperature provocano la ionizzazione degli atomi, ossia la separazione di elettroni dai nuclei. Questo si ottiene usando campi magnetici che riflettono le particelle cariche del plasma e possono trattenerlo in uno spazio limitalo. Stati Uniti e Unione Sovietica sono da tempo attivi nella ricerca sulla fusione e hanno dato contributi essenziali verso la costruzione di efficienti bottiglie magnetiche in cui viene confinato il plasma. In particolare si usa uno schema toroidale chiamalo Tokamak. una parola e una idea di origine russa. Il primo progetto internazionale, chiamato Intor. è apparso ben presto molto costoso, con costi di oltre 4 miliardi di dollari, e con scarse prospettive di collaborazione internazionale. Verso la fine del 1983 il Doe (Department of Energy) ha invece raccomandato lo sviluppo di nuove macchine di dimensioni e costi più ridotti secondo il progetto Tfcx con la partecipazione di tutti i maggiori laboratori americani. L'idea generica è quella di determinare alcuni parametri cruciali del plasma utili in sede tecnologica ed essenziali nella pianificazione della attività di macchine in costruzione, quali il Net europeo. Il Doe ha esaminato tre 4ijrpgeitt,cU^naaccliipe,ttjrtìv. .patte. ilJ4ite.del.-MU. l'isp., del Ppl di Princeton e la Hydraulic Press dell'Ignitor di Bruno Coppi, allo studio a Oak Ridge. Queste macchine convergono tutte verso i parametri previsti per l'Ignitor-A e non si esclude un progetto finale ibrido che incorpori le caratteri- O SHUTTLE DI T

Persone citate: Bruno Coppi, Einstein

Luoghi citati: Ispra, Italia, Oak Ridge, Stati Uniti, Unione Sovietica, Washington