L'insostenibile riso di Kundera

L'insostenibile riso L'insostenibile riso di Kundera Un nuovo Marotta? Alla figura — tutt'altro che rara al Sud — del libraio che si trasforma in editore ripiegandosi, spesso in forme particolarmente raffinate, sulla propria dttà e cultura, Pironti ha contrapposto quella del corsaro. Gli altri scandagliano i propri territori, lui va all'estero, si landa, tratta per telefono, e a volte arriva prima. ■Paradossalmente — ammette — ad aiutarmi è proprio il fatto di non essere una persona colta: la mia è la generazione della guerra, mio padre vendeva libri su una bancarella. Non l'ho dimenticato: e questo mi consente di dare credito alle segnalazioni, ascoltare i consigli di chi è in grado di darli». Il diffidle, aggiunge, cominda adesso, l'etichetta di editore d'assalto va superata, pur senza abbandonare quell'attendone per l'attualità e quel gusto della provocazione che sono un po' le caratteristiche dell'editrice. Sono in preparazione «1999», romanzo di fantapolitica di Sergio Turane, e un delizioso «Croniques napolitaines» di Jean Noél Schifano. Ma l'autentica impresa, dice Pironti, sarebbe un'altra: scoprire quel nuovo narratore che da qualche parte, a Napoli, sicuramente si nasconde. Forse un nuovo Marotta, forse qualcos'altro: «Non lo so ancora, ma so per certo che a Napoli uno scrittore cosi deve esistere. Ed io lo scoprire- . ' ) 'Oitreeppe Zaccaria vittoria sui nemici e carnefici di un tempo, si rivela vana, inutilmente crudele. Meglio non raccontare oltre: chi non ha già letto Lo scherzo scoprirà da solo i segreti di questo mirabile romanzo, gli episodi di più feroce comicità, l'abilissimo montaggio di destini. Tra i personaggi ricorderò solo quello di Lucie, misteriosa fatina-fantasma, immagine o ideale di una femminilità tenera, dolorosa, offesa, in cui va cercato 11 segreto rovescio dell'ostentata misoginia kunderiana. Lo scherzo che innesca il romanzo e solo un anello di quella Infinita catena di errori e malintesi in cui Kundera scorge 11 senso ultimo della nostra storia, e da cui Ludvik, alla fine, si sente braccato, sconfitto. Non solo: Ludvik scopre di essere stato schiavo di una passione — l'odio, il desiderio di vendetta — che è stranamente affine all'entusiasmo rivoluzionario dei suoi persecutori. Questi erano, nel loro pathos edificante, schiavi del futuro, lui è stato, nel xs^io rancore, scrivo del passato, e tutti, anzi si è svuotato, come una scena abbandonata da attori e regista. Kundera è impietoso: al suo eroe non toglie soltanto 11 gusto della vendetta e il senso del proprio passato: gli sottrae anche il diritto alla compassione che sembra assicurato a ogni vittima; in una scena di atroce semplicità e quiete (nulla del parossismo dei sosia dostoevskiani) Ludvik comprende di essere simile al suo nemico di un tempo, comprende che lui e Zemanek sono prodotti identici e complementari dello stesso, terribile scherzo della storia. E gli resta solo la «pesante leggerezza del vuoto» (ossimoro, come si vede, già caro a Kundera): solo 11 scorgiamo i segni residui della sua umanità, cosi come nella coscienza della propria condizione, assurda e patetica, vediamo la sua estrema, minima vittoria sullo sfacelo morale che lo circonda L'immagine dello «scherzo», della plaisanterie, può essere assunta ad emblema dell'universo romanzesco di Kundera, maestro (anche nella vita privata) della mistificazione irriverente e provocatoria.

Luoghi citati: Napoli