Le brioches della regina

brioches brioches della regina CON buona pace di quell'esigua pattuglia di ultimi aristocratici che si fanno merito di non possedere la televisione, è un fatto che siamo pressoché tutti ormai, nel bene e nel male, animali televisivi. Ma, poiché non lo siamo ad ogni costo, ecco un problema: come può la tv fare cultura indirizzandosi al grande pubblico? Si può dare per scontato, e si deve accettate, a priori che un discorso diretto a milioni di persone non possa essere quello rivolto a delle élites. Eppure l'alternativa è sempre quella. O porsi l'obiettivo di cercare una forma «accattivante» dopo aver compiuto una scelta di rigore oppure pagare prima tutto il prezzo all'esigenza dell'«intrattenimento» e poi cercare di salvare se non altro l'apparenza di un certo rigore. E' ovvio che gli scopi sono - nei due casi del tutto diversi, poiché nel primo caso ciò che conta i costruire un discorso che possa alzare il livello degli interessi ed educarli, magati partendo da un pubblico più ristretto e infine allargandolo; mentre nel secondo l'obiettivo è inseguire gli interessi del grande pubblico così come sono e lusingarli, usando, come mezzi, contenuti che sono ♦culturali» solo in quanto apparenza. In questo senso, le responsabilità di chi determina i programmi televisivi sono molto grandi. Riflettevo a questa tematica, assistendo nel corso della settimana alla puntata di lunedì de «La macchina del tempo» e a quella di mercoledì de «La fronda inutile» (entrambe Raitre). La tecnica della «macchina del tempo» mi ha lasciato quanto, .mai sconcertato. Ad £988*ÌS4i si vuo d fare, affrontando in poco più di mezz'ora molti argomenti disparati, slegati, trattari con disinvoltura davvero eccessiva? Vedere condensata in pochi minuti la «storia» della questione palestinese dai Romani ad oggi non può che lasciare molto freddi, poiché non si capisce quale scopo si possa conseguire. Ancora. Vedere, in un cartone animato lampo. Maria Antonietta che pronuncia la sua stupida frase sulle «brioches» pare nulla più che uno scherzo, che potrebbe servire ad una qualche pubblicità di casa dolciaria. Per questa via mi pare che proprio non ci siamo. La puntata de «La fronda inutile» (la fronda di Gano, Bottai, Grandi) non era priva di un suo interesse, in quanto formula. A parte la presentazione di certi contenuti, per cui si i indotti anzitutto a credere che i tre, pur al vertice del regime, fossero dei quasi antifascisti in camicia nera e che Mussolini fosse il solo fascista, seguito da alcuni imbecilli, la formula del «teatro-inchiesta» ha un'efficacia che induce a seguire. Ma io resto, in generale, della convinzione che in qualsiasi programma di divulgazione storica, se non si vuol prendere la storia a pretesto per altro, non vada mai sacrificato il rigore critico c filologico. E mi vengono in mente alcuni splendidi programmi della Bbc su momenti della storia inglese, in cui lo «spettacolo» è tutto fatto senza mai finire, appunto, nella storia come mezzo subordinato allo scopo principale del divertimento contingente. La divulgazione storica anche in tv non può fare concorrenza ad altro assumendo le «forme» della storia. Deve essere un qualcosa voluto e apprezzato per sé, e quindi per quel pubblico che lo voglia in quanto strumento di conoscenza. Massimo L. Salvador!

Persone citate: Bottai, L. Salvador, Maria Antonietta, Mussolini