Dici il vero se provi il falso

Il pensiero di Lakatos, filosofo della scienza, «allievo» di Popper Il pensiero di Lakatos, filosofo della scienza, «allievo» di Popper Dici il vero, se provi il falso La metodologia dei programmi di ricerca spiega gli aspetti Inerziali e «conservatori» della storia della scienza, ma anche gli improvvisi mutamenti teorici, dando un peso sia alla falsificazione, sia alla verifica; ed illustra il modo in cui dev'essere concepito, secondo Lakatos, il rapporto tra filosofia e storia della scienza. Per Lakatos, è una cattiva filosofia della scienza quella che contrasti con ciò che la scienza effettivamente è stata, ma è una cattiva storia della scienza quella che faccia apparire la scienza come un'Impresa irrazionale — cioè1 non conforme ad un'idealizzazione costruita dalla filosofia della scienza. .La filosofia della scienza senza la storia della scienza è vuota; la storia della scienza senza la filosofia della scienza è cieca., dice Lakatos parafrasando Kant. Cosi, nella ricerca di quello che si potrebbe chiamare <m •equilibrio riflessivo» di filosofia e storia della scienza, Lakatos assume pienamente, ma non semplicisticamente, il nesso di scienza e razionalità caratteristico di una gran parte della nostra cultura. Diego Marconi Imre Lakatos: «La falsificazione e la metodologia dèi programmi di ricerca scientifici., XXXXVII-317 pagine, 50.000 lire; «Matematica, scienza e epistemologia», VTI-373 pagine, 50X00 lire. Premessa di Giulio Giorello, edizione italiana a cura di Marcello d'Agostino, Il Saggiatore. ca. Nel suo pensiero, 1 protagonisti della storia della scienza non sono teorie singole ma successioni di teorie, i programmi di ricerca. Un programma di ricerca è caratterizzato da un «nocciolo duro» di ipotesi fondamentali, considerate immuni dalla confutazione: le smentite dei fatti vengono prese in carico da una «cintura protettiva» di ipotesi ausiliarie, che consentono al programma di restare in vita fintantoché è in grado di generare «slittamenti progressivi di problema», cioè finché dà luogo a teorie che prevedono fatti nuovi, almeno alcuni dei quali sono effettivamente constatati. Cosi 11 programma di Newton, il più fortunato di tutti i tempi secondo Lakatos, diede luogo ad una serie interminabile di ipotesi ausiliarie che non «tornavano» mai con i fatti; ma, a forza di mettere in discussione le teorie osservative da cui dipendevano i «fatti» falsificanti, il programma trovò in ultimo la sua conferma (una conferma quasi perfetta, come sappiamo) nei nuovi fatti che aveva contribuito a descrivere. Un programma che non sia cosi fortunato a un certo punto degenera, cessando di produrre nuove previsioni; ma anche in questo caso esso viene abbandonato solo quando sia stato formulato un programma alternativo, che abbia più meriti esplicativi del suo predecessore. . T L miglior filosofo della scienza di questo secolo., se« I condo la definizione del pur ipercritico Paul * Feyerabend, mori molto prematuramente nel 1974, a soli cinquantadue anni. Imre Lakatos era arrivato in Inghilterra alla fine degli Anni 50, in fuga dalla nativa Ungheria, dove il suo curriculum era stato quello classico: militante della resistenza antinazista, alto funzionario pubblico dopo la guerra, imprigionato durante lo stalinismo (s'Intende, per «revisionismo»). Portava con sé una solida formazione dialettica, cioè hegelcrmarxista, e non meno solide convinzioni antitotalitarie: binomio non cosi frequente tra gli esuli dai Paesi del «marxismo istituzionalizzato». Quasi tutto ciò che Lakatos fece, nella sua non lunga vita, per meritare di essere preferito a Carnap, Reichenbach, Popper. Quine, Kuhn e altri (e sia pure dall'enfant terrible della filosofia della scienza) è raccolto in due volumi pubblicati ora in Italia da II Saggiatore. Dico «quasi» perché manca il saggio Dimostrazioni e confutazioni, tradotto da Feltrinelli nel 1979. forse uno dei testi di filosofia più belli degli ultimi quarantanni. In quel saggio Lakatos faceva vedere che anche in matematica accade qualcosa di simile all'interazione di congetture e confutazioni, di cui aveva parlato Popper. Il pensiero di Popper è stato la stella polare della ricer¬ ca di Lakatos: ma un Popper talmente più profonda più ricco e più raffinato di quello che conosciamo dalla lettura diretta delle sue opere, che a volte si ha l'impressione che questo gigante della filosofia della scienza sia un'invenzione dello stesso Lakatos, come Socrate è una creazione di Platone. Lo si vede dall'altro saggio a cui principalmente è affidata la fama di Lakatos, La falsificazione e la metodologia dei programmi di ricerca scientifici. Popper aveva fatto vedere che le teorie scientifiche sono tali non nonostante, ma proprio perché vengono — prima o poi — riconosciute false; infatti, come quasi tutti ormai sanno, per Popper ciò che rende scientifica una teoria è la sua falsificabilità, e la falsificazione è, ovviamente, una dimostrazione di falsificabilità. Dissociando scientificità e verità definitiva, Popper restituiva alla storia della scienza una razionalità che pareva incrinata dalla crisi del modello cumulativo del sapere scientifico; ma non spiegava come mai anche teorie già confutate continuino ad essere sostenute, ed anzi molte teorie, se non tutte, nascano confutate — cioè contraddette da «fatti» ben noti — e siano sviluppate dai loro sostenitori ciononostante. Lakatos si propone, tra l'altro, di spiegare questa apparentemente irrazionale tenacia della comunità scientifi¬ sandrino e Origene, tendono piuttosto, con l'aiuto dell'allegoria, a cercare luoghi di convergenza, amputando gli estremi. n punto decisivo, in relazione al quale le differenze esplodono, è il supremo mistero cristiano dell'incarnazione, morte e resurrezione di Cristo, dell'attribuzione cioè a Dio, in qualche modo, di un corpo mortale. Qui si determina una frattura più profonda di quella fra eterodossia e ortodossia, una frattura che passa all'interno di ciascuno degli ambiti che verranno poi rigidamente contrapposti Contro la tradizione biblica, marclonitl e gnostici negano valore alla materia, e quindi alla carne. Restano perciò sconcertati di fronte all'assunzione di un corpo da parte del Verbo divino, e concludono In senso docetistlco, affermando che a soffrire sulla croce non fu il Cristo Gesù ma qualcun altro che ne aveva preso l'apparenza. Di conseguenza, non accettano che Cristo . sia venuto per salvare la carne, e non solo l'anima, degli uomini. Queste tendenze eretiche, malgrado gli sforzi di un sant'Ireneo, penetrarono anche all'Interno della grande Chiesa, determinando formulazioni più caute, ma atteggiamenti sostanzialmente non molto diversi. La spiritualizzazione, la sublimazione ascetica, presente In tutti 1 secoli della storia della Chiesa fino ai nostri giorni, ha 11 la sua radice. . £1 CRITTORI greci e \( d tetini». la bella collana della Fondazione Lorenzo Valla e dell'editore Mondadori, sta pubblicando con il titolo II Cristo tre volumi di testi teologici e spirituali che raccolgono le interpretazioni della figura del Salvatore proposte dal I al XIII secolo, e cioè fino quasi alla soglia del mondo moderno, n primo volume, l'unico uscito finora, giunge al IV secolo, ed è curato dal gesuita spagnolo Antonio Orbe. L'autorevole e ampia Introduzione di padre Orbe è indispensabile per orientarsi in un universo di immagini, simboli, idee che, al primo impatto, danno al lettore anche volenteroso l'impressione di smarrirsi in un intrico senza fine. Malgrado l'aiuto del curatore, l'impressione, forse, è destinata a non sparire del tutto. Ma. tralasciando dedali di viuzze secondarie, non è difficile ritrovare alcune direttrici di fondo. La prima scoperta che 11 .' lettore può fare è quella dell'assoluta straordinarietà della vicenda che nei primi secoli della nostra era si è svolta ruotando intorno alla figura del Cristo. Nel crogiolo della cultura ellenistica si erano incontrate tradizioni diversissime, dal pensiero speculativo greco alla fede ebraica, fino alle religioni e ai miti dell'Oriente anche lontano. Il personaggio di vino-umano Gesù Cristo divenne, per cosi dire, il punto di condensazione intorno al quale precipitarono le esigenze, le ipotesi e anche le fantasie più ricche e stimolanti, destinate a segnare profondamente tutta la storia successiva. E' solo un nostro difetto di vista, lnfat- Ortodossi e eretici sul Cristo

Luoghi citati: Inghilterra, Italia, Ungheria