Il museo vive la sua terza età

H museo vive la sua terza età H museo vive la sua terza età di memorie storiche), la proposta di ripiegare verso un sistema organico di musei civici. Intesi come modelli o cantieri di una possibile archeologia del sapere. Non solo raccolte di reperti artistici, bensì testimonianze anche di altri segni di civiltà: dalla traditio artigianale allo sviluppo delle scienze, insomma della storia dell'intera società. Ipotesi, anche nelle nostre disastrose condizioni, realisti¬ ca, che ha pure il merito di riaprire, con forza, un dibattito da tempo languente. Impelagato in dispute sul decentramento e non, spesso personali, asfittiche, sterili. Senza quel respiro civile, storico, progettuale che caratterizza questi lucidi interventi di Emiliani. La speranza è che non rimanga un sasso lanciato in una palude. Che tutto inghiotte, immobile, cachettica. Francesco Vincitorio Disegno di Grosz EDITO dalla Nuova Alfa, è in libreria, in questi giorni, un volumetto dal titolo «Il museo alla sua terza età». Ne è autore Andrea Emiliani. Soprintendente ai beni artistici di Bologna e docente di museologia in quella Università. In pratica, una raccolta di suoi scritti dell'ultimo decennio sull'argomento, introdotti da un nuovo saggio, appunto, su una possibile «terza età» dell'istituzione museale. Cosa significa? In breve, questo: dopo la fondazione ottocentesca dei musei e dopo le successive speranze (deluse: vedi l'attuale condono edilizio) di un loro ampliarsi al «territorio» (come estensione della salvaguardia Napoli Bologna George Grosz. Nelle nuove sale restaurate della Galleria dell'Accademia di Belle Arti, tappa napoletana (dopo varie città italiane e Vienna) degli oltre 160, tra acquerelli, pastelli e disegni, datati dal 1912 al 1931. ossia del «periodo berlinese-, fase massima della sua parabola creativa. Catalogo Mazzotta a cura di Serge Sabarsky. Fino al 13 aprile. Claudio Verna. Dipinti recenti, che testimoniano una nuova stagione di grande felicità, di un pittore della generazione di mezzo, certo (come sottolinea Claudio Cerritelli nella presentazione) «uno dei più esemplari tra quelli maturati intorno alla pittura di superficie, dagli Anni 60 ad oggi.. Alla Gallerìa Nuova 2000, dall'8 marzo. Genova Ancona L'occhio: indagini, emozioni. Fa parte di un ciclo di mostre per conoscere meglio la Pinacoteca Comunale. Questa volta, 13 dipinti (Crivelli, Sebastian del Piombo, Lotto, Tiziano, Lilli, Maratta, Podesti ecc.) raggruppati nelle 3 seguenti sezioni tematiche: ritratto, Madonna col Bambino, Sacra Conversazione. Da oggi. Caricatura inglese. Mostra itinerante (è già stata a Roma e a Milano) dedicata alla satira sociale e politica che, tra la fine del '700 e il primo '800. fece della Gran Bretagna una specie di «terra promessa». Si apre con 32 acqueforti di W. Hogarth e si chiude con lavori di Rowlandson, Gillray e Woodward. A Palazzo Bianco, fino al 13 aprile. delle finestre che impaginavano scorci di giardini, fiori, luci, riverberi di colori), il bisogno di uno schema geometrico si attenua sempre di più nel corso del tempo. Fino alle ultime opere dove la rinuncia all'olio in favore dei pastelli sembra accentuare un'espansione delle forme, un corrompersi dei contorni, una visione dilatata ed emotiva del paesaggio. «Dopo il vento dell'occidente» è il titolo di questo ultimo ciclo di lavori presentato prima a palazzo Dugnani di Milano e ora, fino alla fine di marzo, a Roma alla galleria II Gabbiano. Ultimo in senso assoluto, questo gruppo di pastelli, a quanto afferma l'artista, segna il passaggio ad una nuova fase di ricerca: al ritorno all'olio su tela e all'abbandono della campagna di Sicilia, terra madre dove Guccione da molti anni si era rifugiato. Al termine di questo periodo di parziale serrega- ROMA — Piero Guccione è nato a Scicli in provincia di Ragusa nel 1935. Dopo aver studiato a Catania e a Roma, è stato per tre anni assistente di Guttuso all'Accademia di Belle Arti. Recentemente ha ottenuto ampi riconoscimenti in Italia e all'estero. Tema prediletto della sua pittura è il paesaggio. Egli dichiarò una decina di anni fa in un'intervista ad Enzo Siciliano: «E' la mia mente che ricostruisce il paesaggio. E' la mia mente che lo sfalda, lo libera e lo articola in un tessuto che non è più visivo ma psicologico». Il difficile matrimonio fra una visione mentale ed una emotiva, l'incessante ricerca d'equilibrio fra verità razionali e verità psicologiche, ha sempre punteggiato il suo lavoro. Se nei primi anni Settanta Guccione si tiene ancorato ad una struttura 'mentale' (le griglie, i cancelli, i telai Intervista al pittore che espone a Roma