Quei racconti sono scritti da due gemelli

Quei racconti sono scritti da due gemelli Quei racconti sono scritti da due gemelli TRIESTE — E' un po' come un regalo di compleanno che arriva troppo tardi, a festa finita. La Marietti sta per mandare in libreria «Storie dell'S" distretto», dieci racconti firmati da Giorgio e Nicola Pressburger, l'uno affermato regista e scrittore, l'altro apprezzato giornalista economico. Ma Nicola è morto l'anno scorso, mentre il libro (scritto nell'82) attendeva ancora responsi editoriali. •La soddisfazione, oggi, è mista a dolore» dice Giorgio, ricordando il fratello gemello che ha diviso con lui più che un destino biologico: «Un rapporto ricco e profondo, quello fra gemelli: non finisce con la vita». E la vita stessa li ha uniti e divisi. Nati a Budapest nel 1937 (genitori ungheresi, quattro nonni slovacchi), nel '56, anno politicamente cruciale per l'Ungheria, decisero di lasciare patria e famiglia. Scelsero entrambi l'Italia. Avevano studiato la nostra lingua al liceo, Giorgio a 15 anni aveva già tradotto un po' di Pascoli. Ma Nicola andò a Parma, si laureò in legge, entrò nel giornalismo e poi si stabili a Milano. Giorgio invece scelse Roma, l'Accademia di arte drammatica, una carriera artistica. Otto anni fa ragioni private lo portarono a Trieste. Qui ora vive e lavora, da qui fa la spola con il mondo, qui accetta un colloquio. •Certo, vado anche a Budapest molto spesso. Ci vivono mia madre e due prozie. Mia sorella e un altro fratello, invece, stanno in Canada». In quell'8° distretto che fa da sfondo ai racconti, insomma, son rimasti in pochi. Il quartiere stesso non è quello di una volta. «Si è spopolato dopo la guerra, e nel '56. A suo tempo ci viveva la piccola borghesia, e tanti zingari, era un posto caratteristico. Ora è un po' cadente, ma pensano di ristrutturarlo... C'erano anche mol- Tomizza in Francia TRIESTE — Gli sposi di via Rossetti, l'ultimo romanzo di Fulvio Tomizza, sarà presto tradotto in Francia: i diritti sono stati acquistati dall'editore parigino Ballanti. Per la traduzione tedesca un'opzione è stata chiesta da Hanser, l'editore di Eco e Calvino. Tomizza ha ceduto al francese Balland anche i diritti de La miglior vita, tradotta finora in otto lingue. Caro pei ti scrivo Le -Lettere da vicino» (Einaudi, pp. 135, L. 7500) sono lettere di amici al partito comunista. E l'amicizia richiede sincerità: non complimenti e auguri ma un'analisi di virtù e difetti, un confronto diretto sui punti di disaccordo, per poter essere davvero un po' più vicini. Così Massimo Mila, Natalia Ginzburg e Antonio Giolitti, i sindacalisti Foa, Lettieri e Camiti, gli economisti Cavazzuti, Salvati, Vianello, il filosofo Veca, la sociologa Laura Balbo, il giurista Morganti hanno scelto di indirizzare al pei soprattutto domande e sfide. I loro interventi vanno oltre il dibattito in corso par il prossimo congresso comunista; si interrogano su come dovrebbe cambiare il pei nei tempi lunghi, per la •reinvenzione» di una sinistra che voglia candidarsi a governare non •piccoli aggiustamenti» ma una trasformazione profonda della società italiana. Il libro sarà presentato martedì 18 marzo a Roma, all'Associazione Stampa Estera, in via della Mercede. Una lettera M !••'': MtMÌUiti Disegno di M. Sendak Giorgio Pressburger ci parla delle «Storie dell'8° distretto» firmate col fratello Nicola, emigrato con lui da Budapest e scomparso un anno fa rie autobiografiche? «No — afferma Giorgio Pressburger —. Brandelli di realtà che valeva la pena rappresentare. Ci siamo divisi il lavoro, un po' di racconti ciascuno. Nicola era già ammalato, allora». JVon solo: c'è anche un romanzo nel cassetto, a quattro mani. S'intitola «L'elefante verde». Racconta di un sogno con questo simbolo dell'elefante, che per la cabala è un segno di miracolo imminente, e di due o tre generazioni che si tramandano la fatale predizione, ciascuna affidando che si realizzi per la successiva. Ancora una volta /.ma è l'ultima»/ una storia dell'8" distretto. Il futuro, comunque, per Giorgio è infilzato di mille idee: Marietti ha in ìnano ti commercianti, e certo molti di loro erano ebrei, ma non era un quartiere ebraico... Erano gente piccola, con una vita molto faticosa, con famiglie molto unite. La guerra e le persecuzioni l'hanno ridotta a ben poco. E' molto invecchiato, quel quartiere, molto malinconico». Ma nei racconti rivive. Il tempio e le paure del '44, quei bambini ebrei raccolti in uno stanzone e nutriti con minestre abitate dai vermi; le rituali visite domenicali ai parenti; gli amori dissestati di una povera bellezza; il cimitero ebraico .di via Kozma»; l'incubo che risveglia la memoria di .Franja la volpe»; il destino di .Selma, donna indomabile» che perde ogni battaglia, anche quella con la vita. Sto¬ Omaggio a Calvino: «Gore Vidal: cosi ricordo il mio amico Calvino, maestro della fantasia». Nel mio articolo avevo particolarmente sottolineato il fatto che solo i critici più superficiali potevano considerare Calvino un autore «di fantasia». Al contrario, Calvino era un maestro della realtà, che osservava cose ed eventi con l'occhio dello scienziato per poi ampliarli fino a trarne mondi, città nascosti. Inolile, pur conoscendo ed ammirando Calvino, non ho mai avuto l'arrogante presunzione di chiamarlo «mio amico». Gore Vidal In effetti, nell'articolo di Gore Vidal, dedicato in buona parte alle lettura di .Palomar», si sottolineava che Calvino .ha un rispetto degno di uno scienziato per i fatti». L'espressione .maestro della fantasia» usata nel titolo non va quindi at¬