Abbado impreziosisce il beffardo omaggio di Rossini a Carlo X

«Il viaggio a Reims» Gdi l «Il viaggio a Reims» Gdi l ggcon Gasdia, Valeri tini Terrani, Ricciarelli Abbado impreziosisce il beffardo omaggio di Rossini a Carlo X nel presentare ad un grado, direi, di quintessenza lo spirito trasgressivo, la micidiale ironia del grande giocoliere: il libretto ne esce distrutto, e lui se la ride sotto i baffi. Gli si chiede l'idiozia allegorica per celebrare l'incoronazione d'un sovrano reazionario e Rossini afferma la propria sovrana libertà travolgendo simboli e allusioni politiche in una leggerezza danzante, che sfiora talvolta il can-can. Per questo il Viaggio aggiunge qualcosa di ignoto, e di molto moderno, alla figura del musicista. Un tono canagliesco s'impossessa qua e là nella partitura, d'una brillantezza squisitamente parigina: e il fatto che tante pagine di quest'opera trovino la loro destinazione naturale nel Comte Ory. il più malizioso e piccante dei capolavori rossiniani, la dice lunga Caricatura di Rossini sulla natura trasgressiva e sottilmente beffarda dell'operazione condotta nel Viaggio a Reims. Senza contare che Rossini, giunto al massimo del suo magistero artistico, scrive una partitura smagliante, di altissima levatura stilistica, destinata ad un pubblico che non annoverava, certo, tra i suoi difetti l'.absence de chic». Dei quattro pezzi ignoti, il monumentale sestetto comico, con aria lirica al centro (n. 3). vale, da solo, la ripresa dell'opera; e se il duetto tra il Conte e Melibea indugia un po' in stereotipi belcantistici, il calligrafico cesello del flauto solista intorno alla voce scura di Lord Sidney (Aria n. 6), i suoi cinguettìi, da suprema baite à joujoux, sprizzano tagliente ironia. La kermesse finale con la parata degli inni nazionali potrà sembrare un saggio di facile gastronomia musicale: ma quell'aria di Corinna (soprano e arpa) che si profila, dietro la scena, come un sogno di bellezza neoclassica, e la polacca, lo jodler tirolese, la canzone spagnola e quella francese che vi si NELLA variegata razza dei cretini che infestano l'industria dello spettacolo, come ogni altra industria, si distingue la categoria dei Grandi Consiglieri: quelli che ti spiegano sempre cos'è commerciale e cosa no. Barbra Streisand questi personaggi li conosce cosi bene da sceglierli come obiettivi satirici nel brano d'apertura del suo nuovo album dedicato a Broadway. C'è qualcosa di molto personale nel riferimento e anche di paradossale. La diva infatti ama rilasciare dichiarazioni di questo tipo: 'Per quanto io possa apparire determinata, a volte mi lascio influenzare anche dall'ultimo arrivato». Questo dice, ma la sua stessa carriera è 11 a smentirla. Barbra Streisand ha scelto sempre da sola e non è mai stato facile per nessuno eccepire, visti i risultati: sette dischi d'oro di fila dall'esordio fino al 1966 e altri quattro consecutivi nella prima metà dei '70 quando tentò di rinnovarsi in simil-rock sfidando i suoi vecchi fans e poi mettendoli ko con un brano storico (The way we were). Ma la fine dei '70 e l'inizio degli '80, ovvero l'epoca dèi grandi mutamenti nella natura e nella struttura dell'industria dello spettacolo, ha comportato per tutti, anche Un ottimo album per la cantante a