Il pianto di Stuparich

n pianto dì Stuparich n pianto dì Stuparich GIANI Stuparich (1891-1961) ebbe la fortuna di vivere gli anni decisivi della sua formazione fra Trieste, sua città natale, Praga e Firenze, tre capitali della cultura europea. Con Slataper e il fratello Carlo, più giovane di tre anni, costituì un sodalizio intellettuale ispirato al piogetto federalista di un'Europa libera e democratica nel rispetto delle identità nazionali e culturali. Toccò a lui, unico superstite dalla tragica esperienza della guerra in trincea, fornirne testimonianza. Va letto in tal senso lo smilzo libretto Colloqui con mio fratello, scritto nel 1924, in anni di fascismo emergente, e ora riproposto in terza edizione (la seconda, del 'SO, passò quasi inosservata) a cura di Cesare De Micheli*. «Mio fratello è morto da un anno e da un anno io vivo in prigionia». E' l'inizio, sobrio e severo, di un dialogo con l'anima del fratello, stroncata sul flore sull'altipiano di Asiago nel maggio 1916. Nella nota conclusiva, di esemplare chiarezza, De Michelis sottolinea il tono volutamente alto e solenne della scrittura, causa forse del silenzio di lettori e critici intorno a questo testo, ma spiegabile per il tentativo di astrazione dall'immediatezza storica. Ciò che preme a Stuparich è la confessione spietatamente sincera di un animo nudo, la difesa del mondo dei valori contro gli astratti disegni dell'ideologia. Si sente figlio del tempo in cui l'uomo si sdoppia, uomo senza pace e ricco di pena, spinto dal dovere di fare il bilancio di una disillusa crisi generazionale, preso nelle spire di questo oggi crudele. Tra le macerie dei sogni e degli affetti infranti, l'unico approdo è quello di una patria eterna che l'uomo perde e ritrova nel suo cammino penoso. Massimo Romano Giani Stuparich, «Colloqui con mio fratello», Marsilio, 183 pagine 15.000 lire.

Persone citate: Cesare De Micheli, De Michelis, Giani Stuparich, Massimo Romano, Slataper, Stuparich, Stuparich Giani Stuparich

Luoghi citati: Asiago, Europa, Firenze, Praga, Trieste