Inquinate dal cromo le campagne di Jesi di Ermete Grifoni

Nella Vallesina gli scarti di un laboratorio hanno avvelenato pozzi e terreni Nella Vallesina gli scarti di un laboratorio hanno avvelenato pozzi e terreni Inquinate dal cromo le campagne di Jesi Una tonnellata di queJESI — Una piccola ma complicata «catastrofe, ecologica a cui non si sa ancora come porre rimedio e di cui — paradossalmente — non si sa a chi addebitare 1 danni economici e ambientali sta venendo alla luce nella ValleSina, In una zona compresa tra Jesi e Monsano. Per oltre dieci anni uno stabilimento specializzato nella cromatura del metalli e che ha cessato da vari mesi la sua attività ha scaricato e interrato In una grande fossa nei pressi del piazzale circa una tonnellata di cromo esavalente residuato dalle lavorazioni. Con le piogge 11 cromo è finito nelle vene d'acqua sotterranee inquinando Inoltre cento ettari di superficie, i pozzi di prelievo per usi potabili e agricoli e generando un allarme ecologico già portato a conoscenza della Protezione civile. Le colture agricole sarebbero Infatti In grado di assorbire 11 cromo esa valente (sostanza altamente cancerogena) attraverso le radici e Immagazzinandolo nelle foghe e nei frutti. Il «coso, è scoppiato perché la presenza del cromo nelle falde acquifere che in un primo momento sembrava limitata alle vicinanze della fabbrica si è estesa e, se non saranno adottati provvedimenti risolutivi di Isolamento o di rimozione, 11 cromo continuerà a «camminare, sottoterra e arriverà non si sa dove. SI tratta di lavori per miliardi fondi che 1 due Comuni — Jesi e Monsano — non hanno, per cui 1 sindaci invocano una «legge speciale. In attesa che la magistratura di pronunci sulle responsabilità. Se questa può essere la sintesi di ciò che sta accadendo in una delle zone agricole più fertili delle Marche, la vicenda del cromo esavalente ha orìgini non certamente recenti In quanto la presenza sta sostanza, altamente cadel pericoloso elemento chimico è stata «strisciante, da vari anni La «RCD. nacque infatti come laboratorio artigiano (la ZIncoi marchigiana) gestito da un Ingegnere di Bologna che lavorava alle cromature per conto della Sima, una grossa fabbrica di macchine agricole con stabilimento a Jesi Risale al 1972 una multa di cinquemila lire inflitta al titolare del laboratorio per Inquinamento, ma dò non impedì che fin verso gli Anni Ottanta la gigantesca buca scavata per accogliere 1 residui delle lavorazioni continuasse a riempirsi di veleno: ne sarebbero stati Interrati non meno di 8001000 chili. Quando 11 laboratorio passò alla Sima con il nome di «RCD. la buca fu cancerogena, è finita nelle chiusa ed entrò in funzione un moderno depuratore, d fu, un anno e mezzo fa, un processo contro i dirigenti della fabbrica per un traboccamento del residui dalle vasche di decantazione, ma la causa fini con una assoluzione generale perché l'episodio fu ritenuto del tutto accidentale. Nessuno ormai pensava più al deposito Interrato negli anni precedenti, quando a partire dall'estate 1983 le analisi fatte nei pozzi della zona cominciarono a mettere in evidenza la presenza del cromo. Divieto di colture, analisi su ortaggi e animali. Comuni, Prefettura, Regione, ministero della Sanità, ministero dell'Ecologia, Protezione civile si stanno muovendo tutti. acque sotterranee - ChieLa Protezione civile ha ordinato ora immediate opere di bonifica. Ma quali? Si è tentato dapprima di pompare acqua dai pozzi Inquinati. Ma In questo modo in otto mesi di pompaggio sono stati asportati appena una trentina di chili di cromo e si è capito che ormai la sostanza chimica è dilagata più a valle. In una conferenza stampa il sindaco di Jesi Gabriele Fava, comunista, e quello di Monsano, Giannino Romagnoli socialista, hanno prospettato due soluzioni, entrambe costose e difficili La prima è quella di creare una barriera di calcestruzzo di 400 metri di lato attorno al deposito interrato, una specie di contenitore cubico che dovrebbe impedire alla so¬ sta una legge speciale stanza di colare ancora nelle falde acquifere che scorrono venti metri più sotto. La spesa è di due miliardi e la soluzione potrebbe essere anche non efficace. La seconda soluzione è una rimozione integrale del deposito, con esito altrettanto incerto e spesa non minore. Dove mettere poi il materiale inquinato di riporto? Nell'un caso e nell'altro i Comuni non hanno soldi, non li ha di certo l'artigiano che scavò la buca e che da anni ha ceduto ormai la fabbrica, tantomeno può essere chiamata a rispondere l'attuale «RCD. che ha costruito un depuratore ed è stata assolta dagli inconvenienti di un accidentale cattivo funzionamento. Ermete Grifoni

Persone citate: Gabriele Fava, Giannino Romagnoli

Luoghi citati: Bologna, Jesi, Marche, Monsano