Speranze e viaggi di Shultz

Speranze e viaggi di Shultz Speranze e viaggi di Shultz (Segue dalla 1* pagina) «America») e che questa volta dovrebbero riaffermare il diritto degli Stati Uniti, e di ogni altro Paese, a transitare in quelle acque del Golfo della Sirte che il colonnello Gheddafi, unilateralmente, considera libiche. Si aggiunga che non mancherà il concorso dei due incrociatori che, nei giorni scorsi, hanno compiuto nel mare sovietico della Crimea quello che il Pentagono ha definito «un fugace passaggio» e il Cremlino «una provocazione spionistica». Mettendo insieme tutti questi elementi, il quadro è dunque tutt'altro che «pasquale». E del resto il segretario di Stato americano non si è certo mosso-da Washington per un giro turistico. Al di là dei problemi particolari di questo o quel Paese, due sembrano essere le finalità politiche del viaggio di Shultz. Primo: promuovere e possibilmente coordinare un'azione comune contro il terrorismo diffuso nel Mediterraneo e dal Mediterraneo. Secondo: indicare in Gheddafi il principale «fattore sovversivo». Ce probabilmente anche un terzo scopo: inviare un «messaggio» all'Unione Sovietica, circa la determinazione degli Stati Uniti a usare tutta la loro forza per la difesa di certi interessi fondamentali: e la lotta al terrorismo è uno di questi. Nei confronti dell'Urss e del suo nuovo e consolidato leader, Mikhail Gorbaciov, l'intenzione dell'Amministrazione Reagan è anche più ampia Molti segnali e molti dati oggettivi fanno credere che Gorbaciov, per portare avanti la «radikalnaja reforma» del sistema interno, abbia bisogno di una pausa di respiro nei rapporti esterni. Reagan è disposto a concedergliela a due condizioni. La prima è che essa non pregiudichi la prosecuzione delle «ricerche» sullo scudo stellare; la seconda, a effetto più ravvicinato, è che l'Urss non pensi, come già negli Anni Settanta, di approfittare della pausa distensiva per insidiare le posizioni americane nelle aree «terze», la più importante delle quali (al punto da non potersi, forse, peppure definire tale) è il Medi¬ terraneo. Per tornare al viaggio di Shultz, quale bilancio egli potrà trarre dalle visite ai quattro alleati? La Francia, «scottata» dal teirorismo sciita, come anche dall'inaffidabilità di Gheddafi nel Ciad, è abbastanza in linea, su questi punti, con l'America, nonostante divergenze o differenze su altre questioni più generali. La Turchia e la Grecia, invece, sono divise da tutto, ma non dall'approccio con Gheddafi, molto cauto (e nel caso greco, anche qualcosa di più). Infine l'Italia, come spesso le accade, è a me strada: la «fermezza» contro il terrorismo non esclude appelli alla prudenza e alle soluzioni «politiche» (secondo Andreotti, Washington è troppo lontana dal Mediterraneo per comprènderne appieno le «complicazioni»). Dunque, in assenza di una vera strategia comune, il bilancio di Shultz sarà verosimilmente problematico: il che vuol dire che gli Stati Uniti, sostanzialmente, continueranno ad agire da soli, magari rischiando reazioni esagerate. Ald gAldo Rizzo