Boniek: «Troppo forti noi»

Lecce - Juve I Como - Roma Lecce - Juve I Como - Roma Boniek: «Troppo torti noi» Roma. Cere/o segna la terza re rete della squadra di Kriksson. pera l i , e , r n n a mente fuori fase in maniera inquietante. Posso pensare che i miei vecchi compagni fossero fermi perché affascinati dal nostro spettacolo, fermi per poterci osservare meglio, applaudire con calma. Scherzo, si capisce. Questa Juventus non è vera, anche se è vera la nostra superiorità. Ha uomini per ribaltare ogni situazione. Da mercoledì, si capisce. A patto che si ricordi di com'era quando ha ucciso il campionato, vincendo tutte quelle partite di seguito, tramortendoci prima ancora che ci accorgessimo die ci colpiva. Voglio dire tanta difesa, tanta praticità, tanto contropiede-. Poi lo slogan per i bianconeri: «La Roma di adesso è mollo più forte del Barcellona: questo devono dirsi mercoledì. E ci sono, nella Juventus, fuoriclasse per segnare ogni gol necessario, e anche e specialmente, i gol impossibili. Noi abbiamo il collettivo o il ritmo, loro hanno la difesa, a parte le tre reti dell'Olimpi¬ dal nostro inviato GIANNI PIGNATA MONTECARLO — Abbiamo ancora negli occhi la scena, in verità piuttosto allucinante, dell'epilogo del match che ha consegnato a Patrizio Oliva il titolo mondiale dei superleggeri Wba appartenuto in passato a Duilio Loi, Sandro Lopopolo e Bruno Arcari. Lo speaker Mario Mattioli — al centro del ring di Montecarlo intasato dalla solita folla di intrusi — legge il primo cartellino, quello del giudice americano Me Konkey, incredibilmente favorevole a Sacco con un margine di 5 punti (145-140). E l'argentino incomincia a sorridere. Poi Mattioli, evidentemente un po' emozionato anche lui, sbaglia nel leggere Il verdetto del coreano Chun Yung Soo e lo capovolge dando sconfitto Oliva per 3 punti (147-144). Sacco nel suo angolo alza le braccia al cielo trionfante. Ma Mattioli legge il terzo cartellino, quello del panamense Hill, favorevole all'italiano per 4 punti (145-141) e grida esultante: -Oliva è campione del mondo!-. E allora Sacco piange appoggiato alle corde parlando di furto. Nell'angolo opposto Patrizio, volato letteralmente giù dal ring per abbracciare la madre, arriva appena in tempo per raccogliere tra le sue braccia la sorella Giovanna svenuta per l'emozione. Questo finale alla Hlteheock dice chiaramente quanto siano state tese, appassionanti, incertissime le 15 incandescenti riprese che hanno dato ad Oliva il titolo mondiale, incastonando la sua carriera fra le due gemme della medaglia d'oro olimpica di Mosca e del sudatissimo. contrastato successo su questo argentino dalla stupefacente vitalità agonistica. Mamma Sacco, che sa parecchio di boxe avendo seguito le imprese del padre di Ubaldo e poi quelle del figlio, ha detto: -Io avevo un punto per Sacco; alla peggio poteva starci il pari. Lo scarto di 9 punti tra il cartellino del giudice americano e quello del panamense è una cosa scandalosa, inammissibile: ci hanno rubato il titolo-. Tito Lectoure, il manager I dello sconfitto, rincara la i dose: «Oliva non ha mai I fatto il match, è sempre \ scappato. Ogni volta che si \ trovava in difficoltà si sal¬ r i bianconeri la prima sconfitta all'Olimpico dal dicembre 1978 co, e i fuoriclasse-. Di nuovo Roma, la Roma, il campionato. «Visto che pubblico, che tifo, die stadio? Non esiste al mondo un fenomeno simile. Penso che anche loro, i bianconeri, si siano sentiti in soggezione. Le nostre assenze e le loro? Due a due. comunque con Platini e Laudrup un forte attacco esiste sempre. Le partite di domenica prossima? Se dopo che noi abbiamo giocato fuori casa col Milan e loro in casa con l'Inter i punti di distacco sono sempre tre, cambio le percentuali per lo scudetto, perché la Juventus poi va due volte di seguito fuori, a Firenze e a Genova». -Comunque non si dica che noi abbiamo buttato via il campionato: se non avessimo giocato così male all'inizio, non giocheremmo così bene adesso. Questa nostra è una reazione, oltre che una lezione appresa a fatica, pagando una specie di tassa scolastica in punti buttati via-. Boniek secondo taluni avrebbe ieri sbagliato due j gol, avrebbe evitato alla Ju- . ventus l'umiliazione dello 0 a ; 5. -Macché. Sulla prima paila-gol Tacconi ha fatto un miracolo, e quanto alla secon- ] da era fasulla, da quella posi«rione non potevo tirare, ho dovuto mettere al centro. Comunque il punteggio non j conto: noi eravamo certi di vincere, una certezza che ha significato quel grande corre- \ re nel primo tempo, quei maghifici e decisivi 45 minuti iniziali. Due mesi fa ho dato una busta sigillata ad un j giornalista, doveva aprirla dopo questo incontro, c'era j scritto il risultato: 3 a 0-. Zibi Boniek è un uomo in- \ telligente. sensibile, con un possesso straordinario della i lingua italiana, cosi che può usare vocaboli preziosi, frasi miniate, sfumature anche dolci. A metà dell'intervista sulla porta dello spogliatoio è apparso Platini, un «ciao» veloce ma caldo, da amici veri, e noi nella parte degli importuni. noi con la voglia giornali- ; stica e/o malsana che i due si rinfacciassero a vicenda qualcosa, oppure si esibissero in un abbraccio troppo forte, j o sospetto o pitonesco. Ha insistito. Boniek. sulla bellezza di questa Roma, ma è riuscito a farlo senza non diciamo offendere, ma neanche rimpicciolire la Juventus. Per la quale, in qualche modo, lui che a Torino era asso soprattutto di coppe, campione di notte, In qualche modo «gioca, ancora: ricordando che il Barcellona è meno della Roma, e che c'è. nella Juve. un'altra Juve. -Una grande Roma e una Juve non vera, ecco il match dell'Olimpico-.