Zampini: «I giudici mi hanno creduto»

CRONACA CRONACA A colloquio con il faccendiere pentito il giorno dopo la sentenza sulla tangenti-story Zampini: «I giudici mi hanno creduto» Soddisfatto il pm Vitari: «Ho vinto una cena all'ingegner De Leo» - I difensori: «Meno male che in Italia ci sono tre gradi di giudizio» Dopo l'esperienza amara e dolorosa permane in città l'ombra del sospetto ■* H pubblico ministero Giorgio Vitari, dopo la sentenza per la tangenti-story, è in credito di una cena. L'aveva scommessa con l'Ingegner Deleo quando ha messo in moto l'inchiesta firmando una denuncia che trasudava sospetti su intrallazzi (allora presunti) In Comune. Denuncia con riserva: «Tanto non se ne farà nulla: finirà tutto in qualche archivio E il magistrato di rimando: •Scommettiamo...' I giudici del tribunale — presidente Ettore Cirillo — hanno accolto il senso della sua requisitoria e, per buon peso, hanno aggravato la condanna di qualcuno con qualche mese In più. «D'altra parte — commenta Vitari — nella richiesta ho dato soltanto delle indicazioni: un paio di mesi in più o in meno non sono un problema perché non modificano la sostanza né il valore degli argomenti'. E' sembrato che nel proporre la quantità delle condanne sia andato un po' leggero. -Vi pare? Tre anni da fare in carcere sono poca cosa? Bisogna provare... Comunque è vero che non sono condanne esemplari ma la giustizia non si fa con simboli. Deve essere giusta e basta: giusta, sempre e comunque: Soddisfatto? «Beh, insomma, che discorsoi Non è questione di soddisfazioni: io ho fatto il mio dovere». Rigore e serietà professionale gli sono stati riconosciuti anche da Adriano Zampini, corruttore pentito, accusatore di se stesso e degli ex amici, protagonista numero uno dell'inchiesta e del processo. L'ha salutato: •Arrivederci, grazie di tutto, rispetto chi ha fatto il suo mestiere: Zampini era l'unico dei venti imputati a essere rimasto nell'aula del tribunale per ascoltare con le sue orecchie la sentenza. Oli altri sono rimasti a casa o si sono nascosti nei corridoi: Liberto Zattoni a origliare dietro la porta, Francesco Frojo, con' le mani in tasca, in via Corte d'Appello a rigirarsi in dieci metri quadrati di marciapiede, Nanni Biffi rifugiato in un bar: preso — proprio in quel momento — da un desiderio di caffè, 'lo sono rimasto là — sottolinea Zampini —. Che discorso, io non ho mai avuto paura della verità.. II primo giorno del dopoprocesso di Zampini è cominciato di buon mattino con una lezione del corso di studi per diventare un big manager. I programmi vengono dagli States e sono gli stessi seguiti dagli americani: training autogeno, dinamica mentale, capacità compartimentale che significa allenarsi a pensare più cose contemporaneamente. A caldo, pochi minuti dopo la sentenza, era apparso abbastanza fatalista: rassegnato, se si vuole. «No, non sono sorpreso, me l'aspettavo. Come avrebbe potuto essere diversamente?. Ma con il passare delle ore sente crescere di dentro delusione e risentimento. •Ebbene si — dichiara —, sono adontato con la giustizia. La mia è stata una scelta di coscienza che va al di là del dare e dell'avere. Credo di essere stato coerente: ma, dall'altra parte, non è venuto nemmeno un segnale di attenzione. Non possono non riflettere sul fatto che, fra chi ha collaborato con la giustizia, sono l'unico a non aver avuto nulla in cambio. Inutile nasconderlo: sono arrabbato e vedo bigio: Ormai, uno dopo l'altro, i pentiti si pentono di esser pentiti. Per la verità, anche Zampini qualche rimpianto deve averlo. «/ rimpianti non servono granché. Se tornassi indietro rifarei quello che ho fatto ma è ovvio che terrei conto dell'esperienza maturata in questi ultimi tempi: I giudici hanno creduto a Zampini: ogni sua parola d'accusa si è trasformata prima in capo di imputazione e poi in mesi di condanna. « Vero — acconsente —, la fiducia nel mio racconto è stata totale. Ho negato che si potesse parlare di associazione per delinquere (perché non c'era accordo fra noi) e il tribunale ha assolto dall'accusa di associazione per delinquere. Però c'è un però: mentre hanno premiato l'intelletto e la coscienza di Zampini non si sono ricordati di valutare anche la materia. Hanno preso carezze e hanno ringraziato: hanno risposto con schiaffi e non badano nemmeno a cosa è successo...» Cosa è successo? .E'succes- Adriano Zampini: l'unico impso che alcuni, grassi e panciuti, se la ridono di questa sentenza. Mentre sono stati presi in mezzo donne e bambini che, per caso, passavano di lì. E' lo scandalo del televisore a colorì, del centro tavolo o del regalino fatto alla segretaria di Testa che, un po' per vanterìa, ha telefonato al padre per dirgli di avere avuto in dono una cosettina. Ciò ha significato 1 anno e 5 mesi di carcere. Cos'era quello rispetto a miliardi dati e promessi? La sentenza sembra eccessiva: come se fosse fatta in un clima di lotta di religione. Le crociate sono da Medio Evo: fuori tempo e fuori luogo.. Eppure sono enormi le responsabilità di un amministratore pubblico che bada ai propri interessi e trascura la utalo presente alla sentenza cosa pubblica. • Ovvio — conviene —, ma allora valutiamo anche che tutti gli imputati, chi più chi meno, hanno già pagato dei prezzi altissimi. E questo in via preventiva: ancora prima del giudizio e della sentenza... Era tutta gente che occupava posti politici di rilievo con la prospettiva di avviarsi a facili carriere politiche. Dall'oggi al domani sono stati spazzati via: degradati al rango di semplice cittadino con il marchio dell'infamia. Hanno abbandonato uffici e poltrone e per tirare avanti hanno dovuto cercarsi altre occupazioni. Io non faccio più quello che facevo prima, Enzo Biffi si è messo a fare l'istruttore di ginnastica nella sua palestra e altri si stanno occupando di altre cose ancora. C'è stato un processo e il processo è stato rifatto. Non per colpa degli imputati: e anche questo va messo nel conto. Comunque, ormai, aspettiamo l'appello.... Ha dormito questa notte? Ho dormito: sono state altre le notti che ho passato in bianco.. Sogni? « Un futuro di serenità con la mia compagna. Sema processi e senza giudici in toga.. La sentenza ha creato imbarazzi e sorpresa. Gli avvocati hanno passato la domenica per preparare l'appello da presentare in cancelleria domani mattina. «E' in occasioni come queste — è il parere dell'avvocato Ennio Festa — che ci si consola del fatto che in Italia ci sono altri gradi di giudizio.. Andrea Galasso che ha difeso Francesco Frojo ha usato espressioni risentite: «/ fatti storici e gli argomenti giuridici sono usciti perdenti rispetto alle notevoli contraddizioni che hanno caratterizzato la vita tormentata dì questo processo. Una severità cosi sproporzionata finisce per rendere poco credibile il verdetto.. Fulvio Gianaria però ammette che un commento è difficile. .Solitamente — evidenzia — si sottolinea la pe santezza della pena inflitta, il rigore eccessivo, la mancanza di valutazione di tutti gli argomenti della difesa. Ma questa volta è diverso. C'è il nodo della "questione morale" che è un argomento di interesse e di attenzione ma ci sono an che gli scontri istituzionali fra politici e giudici di cui quello del Consiglio Superiore della Magistratura è solo un esempio. Dunque: se la sen tenza della tangenti-story è un momento di questo scontro quale può essere il commento? Non so. Vedo condanne di un mese sopra i due anni proprio per impedire il beneficio della condizionale, nessuna concessione di attenuanti generiche e alcuni dati ' "insoliti". Cosa dire? "Prepariamo l'appello"». Lorenzo Del Boca Non è la fine di un incubo. Per diciannove c'è «nero su bianco» la condanna: temuta, allontanata, quasi rimossa. Ma ora è 11 battuta su quattro fogli di carta mentre ì flash fissano le immagini dell'ultima attesa e nessun ex-potente, col volto tirato, segue, in silenzio, l'ingloriosa fine di una storia complessa. Alle otto di sera di un sabato grigio mentre le luci si spengono in un angolo di tribunale c'è solo Zampini «il faccendiere., ad aspettare. E' finito il processo dell'anno. Ma sottovoce. La tangentistory ha per la giustizia colpevoli, vittime e protagonisti. E li elenca. Senza colpi di scena, però con una severità che coglie tutti in contropiede. Della sentenza non parla volentieri nessuno. Chi lo fa conferma che in giro c'è tanta incertezza: o perché la mano dei giudici è stata pe sante, o troppo leggera. Ma cosa lascia a Torino questa lunga serie di condanne? «La fine di un'esperienza amara e dolorosa., taglia corto Diego Novelli tra gli altoparlanti del congresso pei. «Si chiude un episodio triste ma quanti altri — avverte Franco Ferrara, capogruppo pri in Regione — sono ancora aperti, quante inchieste potrebbero ricacciare la città nella palu de dei sospetti e della corruzione?.. Sono rimaste tante voci incontrollate. Ma non stupiscono più. D'altra parte l'Incantesimo di una città senza macchia si è infranto da tempo. Oltre due anni fa, nel mar zo dell'83, quando un tamtam inatteso ha scosso il Piemonte. Per la prima volta .'ex sindaco Diego Novelli con una raffica impressionante di comunicazioni giudiziarie, ordini di accompagnamento e di comparizione che arrivavano negli uffici inviolabili di assessori in Comune e in Regione. Era l'inizio di un'inchiesta giudiziaria senza precedenti. Ore d'incertezza per molti, telefonate, domande senza risposta. Si parlava di un «superpartito.. che aveva fatto affari. All'incredulità seguirono le manette, le auto dei carabinieri che squarciavano le strade di una città tranquilla, e una valanga di sospetti per corruzione. S'iniziavano le lunghe notti d'interrogatori nella caserma di Venaria, le prime rivelazioni, la conferma di 60 ore di intercettazioni telefoniche, la tuari» della politica. Ora le elezioni e gli anni hanno modificato anche le giunte. E' cambiato tutto. Non più coalizioni «rosse» a palazzo di Città e in Regione. Non più politici, ma tanti ex che hanno lasciato i -palazzi» per tornare semplici cittadini. E ora se ne vanno con le loro condanne. Tutto finito? 'No — risponde Attilio Bastianini. senatore liberale —. Questa è la prima fase di giudizio che si chiude, come sembrava essere segnato da tempo. Rimangono nella città timore e sospetto che non renderanno facile né amministrare, né decidere». Ma l'ingegner Giovanni Porcellana, prosindaco democristiano non è d'accordo: •Davvero amarezza ce n'è tanta. Ma la sentenza di Torino dimostra pure che la legge è uguale per tutti. Arriva magari in ritardo ma per giudicare. Anzi sembra persino più pesante con chi aveva grandi responsabilità. Questo, mi pare, possa dare tranquillità a tutti. E non è poco». Per il psi dice da Roma l'eurodeputato Mario Didò: «Al di là delle valutazioni di merito per certi aspetti discutibili, la sentenza conclude una vicenda tra le più amare che vede coinvolti esponenti dei principali partiti e dirigenti di imprese anche prestigiose. Era attesa-. Ma cosa lascia alla città? 'Non può che rafforzare l'esigenza di autocrìtiche coraggiose e comportamenti che ristabiliscano la necessaria e piena fiducia nelle istituzioni di cui i partiti sono momenti indispensabili.. Sarà un'altra occasione mancata? I Gian Mario Ricciardi Il sen. Attilio Bastianini scoperta di personaggi fino ad allora poco noti. Come Adriano Zampini, veronese trapiantato a Villareggia. intraprendente uomo d'affari con multiformi società e parecchie amicizie importanti. Ma non era che il primo atto di una storia dalle mille puntate. . In carcere per tre mesi i principali imputati. Poi l'attesa. E con i rinvìi a giudizio per alcuni fu la fine di un nero sogno. Per i più la conferma dei sospetti. Ed eccolo il 19 novembre '84 Adriano Zampini con altri 18 nella cappella sconsacrata della sesta sezione. Tanti curiosi, poche parole. Cenni di saluto quasi obbligati. Brutta giornata. Da allora, per 44 udienze, quei maestosi fine- Franco Ferrara, repubblicano stroni di via delle Orfane hanno illuminato colpi di scena a ripetizione, nuove accuse, attese, rinvìi e sussurri. Poi le prime «voci», infine la conferma che il Csm indagava sui magistrati giudicanti. Infine le accuse a Carpinteri (assolta) e a Tribisonna (condannato). E l'inevitabile sospensione del processo. Altra attesa, altri timori, altre ombre. E il 5 novembre dell'85 il secondo gong d'inizio. Ma senza il clamore di una «première»: pubblico scarso, pochi imputati. Di nuovo le battaglie degli avvocati, infiammate arringhe, puntuali repliche. Con rare sorprese. Perché due anni fa sul banco degli imputati c'erano uomini non ancora usciti dalla passerella e dai «san¬

Luoghi citati: Italia, Piemonte, Roma, Torino, Tribisonna, Venaria, Villareggia