Se verrà lo sciamano di Stato

Se verrà lo sciamano di Stato Se verrà lo sciamano di Stato Alcuni anni orsono. svolgendo una relazione nell'ambito di un convegno sul problema dell'abusivismo in medicina, avevo affrontato in una maniera che era stata eufemisticamente definita -alternativa- il tema dell'abusivismo in psichiatria. Le mie notazioni, non del tutto previste dalla maggior parte dei colleghi, mettevano in evidenza come, accanto al noto abusivismo dei non-medici, vi tosse pure in campo medico un particolare abusivismo «interno»: questo viene esercitato da laureati in medicina i quali senza una specifica preparazione prescrivono psicofarmaci a una utenza con problemi psichiatrici, alterando tortemente le possibilità terapeutiche. E proseguendo in questa direzione denunciavo ancora delle diverse e più gravi situazioni, questa volta d'ordine psicoterapeutico, determinate da interventi grossolanamente inadeguati effettuati sia da parte di generici sia anche da specialisti in psichiatria, sebbene questi ultimi abbiano seduto per quattro anni ai banchi della competente scuola di specializzazione che prevede anche lo studio di materie psicoterapeutiche. Una posizione limite, la mia. tesa a evidenziare all'interno del mondo medico un problema di abusivismo interno: una questione di professionalità contrapposta al potere di uno status, di un ruolo formale. Una semplice controprova di ciò sta nel fatto frequente che interventi del genere possano mettere in crisi sia il medico sia il paziente: ma soprattutto nel dato indiretto e ben più probante rappresentato dalla richiesta che molti giovani specialisti psichiatri rivolgono sempre di più al mondo della psi¬ cologia del profondo e all'analisi per acquisire conoscenze riguardo il trattamento non farmacologico dei propri pazienti. E queste conoscenze passano unicamente attraverso l'esperienza che essi possono acquisire di se stessi, e della mente umana, nel corso d'una loro analisi. E alcuni di questi potranno diventare analisti, al termine di un completo training extrauniversitario di durata indefinita: altri, concludendo l'esperienza con it termine di quella parte dell'analisi che riguarda specificamente la propria persona, avranno costituito un prerequisito personale e di esperienza per la conduzione di future psicoterapie. Una situazione sostanzialmente analoga può avvenire per un laureato in psicologia, e ciò è dimostrazione che la psicoterapia in senso lato, pur essendo un atto curativo, non può essere appannaggio diretto del medico o dello psicologo in quanto tali, bensì compito legittimo di coloro i quali si saranno costituiti una professionalità altamente specifica riguardo il campo della loro futura attività Dunque, il lecito non sta nella professione ma nella professionalità. 6 l'abuso non consiste nell'essere fuori ruolo ma nell'essere sostanzialmente incapaci. Il Disegno di Legge sull «Orientamento della professione di psicologo» mi sembra tenti di mettere ordine in questa situazione, credo anche per evitare l'abusivismo che ingrossa a dismisura le schiere degli psicoterapeuti, oltre che per individuare il profilo dello psicologo la cui professione in Italia è relativamente nuova. Tuttavia questa legge, almeno nella forma approvata dal Senato. Cari Gustav Jung mentre si rilassa facendo il muratore la storcere il naso a molti E per primi ai medici che vedono legiferare sulla psicoterapia in una legge intitolata agli psicologi. (Come se una legge per • notai definisse insieme i doveri degli avvocati). Ma ta storcere il naso anche alle persone che riflettono le quali vedono affidata alle università italiane la formazione degli psicoterapeuti attraverso l'attività di scuole di specializzazione aperte ai laureati in psicologia e medicina: per la legge in questione le università dovranno gestire l'insegnamento sia autonomamente sia ricorrendo al convenzionamento con istituti privati che siano riconosciuti dallo Stato tramite un prossimo Decreto legge. A parte le note difficoltà nelle quali versa ti sapere dell'università, sembra impossibile che quest'ultima possa farsi carico anche del «fare» e cioè dell'addestramento pratico degli specializzandi, un addestramento del quale ho ricordato prima la specifica e specialissima natura individuale. Le perplessità poi certamente aumentano quando, scorrendo gli articoli del Disegno di Legge, si vede come esso si interessi agli interventi psicoterapeutici come a quelli analitici, mentre poi la specializzazione che propone è in psicoterapia. E' quantomeno doveroso ricordare a questo punto che analisi e psicoterapia sono termini ben diversificati e che l'analisi emerge da quella Psicologia del Profondo inaugurata storicamente dall'opera di Freud e proseguita dai suoi allievi, anche da quelli che si sono distinti dal pensiero del Maestro e che hanno poi fondato altre scuole analitiche. Fra questi .dissidenti» mi limito qui a citare — per il suo valore storico e per la presenza che assume in Italia la Psicologia Analitica — il nome di Cari Gustav Jung. Questi nuclei di pensiero rappresentano l'unico rimando non gratuito, e cioè scientificamente valido, per la maggior parte delle diverse forme di psicoterapia che a partire dall'epoca, dei pionieri della psicoanaiisi sono andate moltiplicandosi. Questo Disegno di Legge annegherebbe dunque il complesso e specifico universo analitico, sancito e verificato da quasi un secolo di storia culturale e professionale, nel più vasto territorio delle psicoterapie, negando di fatto legittimazione al suo pensiero e determinandone un prevedibile illanguidi¬ mento Imo alla sua scomparsa dalla scena culturale italiana. Scomparirebbe la matrice, mentre fiorirebbero invece le scuole di psicoterapia attraverso un tipo di legittimazione che per contro le priverebbe di reale fondamento. Infarti il campo dell'analisi si pone quale laboratorio di ricerca, ai cui risultati continuamente accrescentisi si aggiorna di fatto il sapere psicoterapeutico. Ma anche perché, come dicevo prima, anche gli psicoterapeuti necessitano di una preparazione individuale complessa ed articolata, mediata proprio dalle tecniche analitiche. Una preparazione personale che per una ovvia constatazione nessun «Istituto convenzionato» potrà tornire alla Università: la crescita psicologica di un individuo è affatto irrelata ai termini che pongono gli anni accademici, cosi come il tempo cronologico non coincide mai con il tempo dell'Inconscio. Di fatto si va configurando per quanto riguarda la «psicoterapia» uno Stato che legifera contro la cultura e la professionalità, e che si propone di sconfiggere l'abusivismo attraverso la potente arma dell'impreparazione, dell'approssimazione, del mimo. Ci si trasferirebbe in una regione di notevole avvilimento antropologico, in un tuturo prossimo ben lontano dal Medio Evo, nel quale un futuro gestore della salute mentale sarebbe costretto ad una regressione ed invitato da una ferrea cultura di Stato a ricoprire il ruolo di sciamano. E allora non ci sarebbe da storcere il naso... a qualcuno? Antonino Lo Cascio Primario Patentata • Responsabile di Dipartimento Mule Mentale, Roma

Persone citate: Antonino Lo Cascio, Freud, Gustav Jung

Luoghi citati: Italia, Roma