Il pugilato non fa male solo a chi lo guarda alla tv

«Rocky» piace ma nella realtà anche i campioni più famosi risentono dei pugni ricevuti sul ring «Rocky» piace ma nella realtà anche i campioni più famosi risentono dei pugni ricevuti sul ring Il pugilato non fa male solo a chilo guarda alla tv Il medico legale enu n grande successo, almeno in termini di spettatori paganti, della pellicola cinematografica Rocky IV, in cui Sylvester Stallone interpreta il pugile statunitense Rocky Balboa ed affronta Dolph Lundgren nei panni del campione sovietico 'Drago; è comprensibile. La boxe consiste infatti nel contrasto fisico di due atleti, ciascuno dei quali tende a prevalere sull'altro con la violenza, n film che oppone dapprima il bianco al nero e poi due concetti di vita, due sistemi di allenamento e due diversi ideali, non fa che esasperare il contrasto e dare infine al pubblico il vincitore che gli ha fatto desiderare. Il fatto che a prevalere sia l'americano corrisponde oltretutto alla formazione ed allo sviluppo storico di questo sport, essenzialmente anglo¬ mera le moltissime conse sassone, sorto dalla prima regolamentazione datagli dal marchese di Queensberry nel 1886 che introduce ufficialmente i guantoni, la regola dei dieci secondi di fuori combattimento e la suddivisione dei boxeurs in categorie a seconda del peso. Nonostante ciò, il pugilato rimane uno sport a rischio. Ring Magatine del maggio 1984 segnala la morte di ben 11 pugili a seguito di lesioni patite sul quadrato dal gennaio dell'anno precedente. Specialmente i colpi al mento e all'addome superiore sono in grado di provocare non solo quella temporanea perdita di coscienza nota come •knock-out' ma sia pure eccezionalmente la morte per inibizione dei centri cardiorespiratori. In effetti i pugni valgono a determinare sia gravi lesioni guenze negative della «n traumatiche cranio-encefaliche sia danni di altro genere: tra questi ultimi vanno ricordati e risultano comprensibilmente temibili i distacchi di retina (ed un caso del genere si verifica in uno del Rocky precedenti) e le compromissioni dell'asse ipotalamo-ipofisi, possibile causa di diabete insipido. Ciò che preoccupa è però il risultato a distanza dopo un gran numero di combattimenti e, di conseguenza, di colpi al capo. Nei soggetti più provati si sviluppa una cronica encefalopatia traumatica conseguente alla sommatoria di ripetute minute emorragie endocraniche, che gli specialisti circoscrivono alle particolari regioni contraddistinte dagli immaginifici termini anatomici del corpo striato, del talamo e del setto pellucido. Si tratta di invalidi che obile arte» ■ Undici atl mostrano soprattutto danno intellettivo, rallentamento ideo-percettivo con difficoltà di parola e vistoso deterioramento della coordinazione. La conoscenza di tali dati ha suscitato notevoli polemiche sfavorevoli a questo sport, soprattutto negli Stati Uniti, ha preoccupato e preoccupa le associazioni mediche. A metà gennaio 1983 è comparsa una monografia edita dall'autorevole Journal of the American Medicai Association. Vi viene tra l'altro pubblicato il risultato di un'indagine su 38 pugili dilettanti dell'area di Cleveland eseguita accompagnando la valutazione neurologica con elettroencefalogramma e Toc. Venti mostravano alterazioni a quest'ultimo esame, sette tracciati elettroencefalografici patologici, sei modificazio¬ eti morti nel 1984 - Perico ni neurologiche e quindici disturbi vari mentre soltanto otto apparivano sani. Gli autori ritengono che ciò sia francamente in sintonia con un tipo di combattimento in cui si mira a colpire l'avversario, a privarlo delle sue difese, a metterlo in una situazione di incapacità e di incoscienza. Il numero di settembre 1985 di 'The American Journal of Forensic Medicine and Patology. pubblica un articolo di George B. Lundberg, notissimo medico legale e coeditore della rivista, che conclude rifacendosi alle più recenti statistiche che denunciano la presenza del 70-87 per cento di lesioni neurologiche nella massa dei pugili e per questo sostiene che, la boxe dev'essere bandita dal mondo civile. Forse però la posizione corretta può non essere così dra¬ losi i pugni al mento stica. E' verosimile che una migliore pubblicizzazione del rischio, un potenziamento dei controlli sanitari ed un miglioramento delle qualità atletiche valgano a ridurre di molto i danni, addirittura senza ritoccare modalità e tempi dei combattimenti. Anche se ciò non può ad alcun titolo deresponsabilizzare le autorità competenti, non va dimenticato che l'esercizio di questo sport e da oltre un secolo una libera scelta di chi trova in esso un corretto sfogo ad esigenze interiori di un certo tipo di competizione. Oltretutto, si tratta di w: atteggiamento mentale non condividibile ma largamente diffuso, almeno a titolo di consenso, come dimostra il largo afflusso di pubblico al film di Stallone. Pierluigi Baima Bollane Oniversiti di Torino

Persone citate: Dolph Lundgren, Drago, Lundberg, Perico, Pierluigi Baima, Ring Magatine, Stallone, Sylvester Stallone

Luoghi citati: Cleveland, Stati Uniti, Torino