Nel giardino di Allah Glenda sogna Londra

Nel giardino di Allah Glenda sogna Londre Una splendida Jackson e un testo stroncato Nel giardino di Allah Glenda sogna Londre LONDRA — TI giardino di Allah era uno stravagante albergo di Hollywood dove andavano i famosi e i ricchi. Di proprietà di una ballerina russa, fini in modo hollywoodiano in una notte di festeggiamenti con la piscina straripante di bottiglie vuote. Nulla o poco è rimasto di tanta follia, pensa Barbara, una signora inconfondibilmente inglese, ritta nei suoi tweed, nei suol capelli ben spazzolati ed i tacchi bassi che guarda, per la prima volta, lo scenario californiano. Barbara, interpretata da Glenda Jackson, è appena arrivata a Hollywood, per la prima volta. Accompagna il marito Douglas (Ntgel Hawthorne) che invece in California va spesso, chiamato per riscrivere sceneggiature di film che non vengono mai fatti. Adesso è chiuso in albergo per rifare Corpi vivi tratto dal romanzo di Evelyn Wauch. Per questa signora inglese cinquantenne, Hollywood è piena di misteri e di riti: vuol andare a vedere il teatro dove Mima Loy ha calcato nel cemento i suoi piedini famosi. Ma è un'impresa camminare per Beverly Htlls: non ci sono passanti ai quali chiedere la strada, ma solo prostitute, la polizia o lestofanti ai quali bisogna dare tutto con un sorriso sulle labbra e tanta gentilezza. Questo lo scenario di Aerosa the garden of Allah (Dall'altra parte del giardino di Allah), nuova commedia di Charles Wood, al quale si devono tanti bei film (per Hollywood, ma anche per Elstree) come The knack, Help, e testi per teatro come Dingo * Veterans. Questo bravo commediografo ha a disposizione un ottimo regista, Rem Daniels, un eccellente scenografo, Ralph Koltai e, naturalmen te, un gruppo di attori di grande mestiere. Quel che racconta al teatro Comedy è lo scontro di due culture inconciliabili, quella europea un po' cinica ma ancora radicata nell'umanesimo, e quella californiana, un infame mondo di plastica. Non che faccia misteri della sua antipatta per Hollywood, alla quale sono riservate battute e episodi che potrebbero sembrare assurdi, ma che invece sono realistici al massimo: la fissazione per la giovinezza, l'alienazione dalla realtà, rapporti rapaci. Gli ambienti molto ben descritti da una sintetica e intelligente scena, sono le strade (le pubblicità al neon palpitano di messaggi plausibili), la camera d'albergo dove Douglas, in mutande, cerca di andare avanti col suo rifacimento (ma nessuno telefona per sapere a che punto è) e dove la coppia contempla un esterno di piscina dove tutti sono eternamente giovani, nudi e quasi totalmente omosessuali. Il cameriere messicano è l'unico personaggio che disturba l'altrimentl completa solitudine della coppia: arriva nella camera, parla, propone scene di orge, sa tutto degli agenti e soprattutto delle agenti hollywoodiane. Questo ambiente oppressivo si riversa sulla coppia: Barbara vede tutto con occhio inglese distaccato e, sempre piti inorridita, vuole tornare a casa al più presto, Hollywood non le piace neanche un po', specie dopo essere stata arrestata assieme a Douglas. Glenda Jackson ha una parte che le va benissimo, dipana i monologhi, l suoi pensieri, l racconti con un certo distacco e le battute — spesso molto spiritose — escono secche dal suo modo di non sottolinearle. XI testo prevede un uso insolito del palcoscenico e a volte slitta verso il racconto. Male accolto da gran parte della critica, questo di Charles Wood sembra essere invece l'unico spettacolo del West End con qualche cosa di nuovo da dire, raccontato con intelligente e colta malizia, messo in scena e descritto da talenti di primissimo ordine. Con tanta penuria, B giardino di Allah e più che benvenuto. Gaia Servatilo Glenda Jackson, un'inglese alle prese con Hollywood la pazza

Persone citate: Charles Wood, Daniels, Evelyn Wauch, Glenda Jackson, Hawthorne, Ralph Koltai

Luoghi citati: California, Hollywood, Londra