Il Perù reclama i suoi tesori ma Biella difende i reperti di Vincenzo Tessandori

Il Perù reclama i suoi tesori ma Biella difende i reperti L'ambasciatore chiede al sindacò la restituzione di 70 ceramiche Il Perù reclama i suoi tesori ma Biella difende i reperti «Non vogliamo avere pezzi di provenienza illegittima ma non ci disfaremo di una delle collezioni più importanti d'Europa» - In attesa di risolvere il caso tutto rimane chiuso nelle stanze blindate DAL NOSTRO INVIATO BIELLA — Colpa della burocrazia, dicono, ma c'é da credere che, se allora fosse capitato qualcosa del genere, il nome di Caio Mecenate, consigliere - di Augusto, amante dell'arte e protettore di artisti, sarebbe rimasto sconosciuto. Una valanga di esposti, denunce, intimazióni, richieste, rifiuti, proposte, inchieste e processi ha sommerso un Mecenate del nostri giorni, il suo amore per l'arte e 11 suo progetto di creare, a Biella, un museo della cultura precolombiana. La storia, cosi come la raccontano, appare emblematica, molto Italiana, molto attuale, molto disarmante. Il prologo, oltre trent'annl fa, quando Ugo Canepa, fortunato costruttore edile di Biella, el scopre l'amore per l'archeologia. «Occorre conoscere il passato per capire il presen te», dice ora. Cominciò a girare per 11 mondo e, quando tornava dal viaggi in Cina o sul sentiero del sole, aggrappato al picchi delle Ande, portava con sé 11 ricordo di mondi diversi e affascinanti. Qualche tessera, di quell'Immenso mosaico, veniva offerta nei negozi di mezza Europa e nelle aste pubbliche. Cosi, pezzo dopo pezzo, Ugo Canepa mise Insieme una raccolta che molti esperti giudicano .importante.: oltre 1500 pezzi da conservare gelosamente In casa, da curare, da accarezzare con lo sguardo. «Mi parve illogico, a un certo punto, che un privato tenesse per sé queste cose., dice ora. E, cos», decise di donare la raccolta alla sua città perché divenisse la base per un Museo di Etnografia per le Arti e le Culture Extraeuropee. Pareva l'Idea più semplice di questo mondo: un'esposizione pubblica, la possibilità per tutti di avvicinarsi al mondo affascinante e misterioso delle culture Olmeca, Tolteca, Manta, Maya, Azteca, Chavin de Huàntar, Inca, Jamacoaque. Tuncahuan, Huari-Tiahuanaco, A conca gu a, Mapuche. Venne creato un Ente. Elvo Tempia, già deputato comunista, fa parte del consi¬ glio di amministrazione. Sospira, perplesso: «E' una vicenda incomprensibile'. Furono chiesti aluti alla Regione che si dichiarò interessata, ricorda Canepa, tanto che stanziò 100 milioni all'anno per 11 funzionamento del nascituro museo: denaro mai arrivato; fu anche creato, nel maggio 1984, un cosiglio di amministrazione dell'Ente museo; e fu trovata la sede. Era ancora Intervenuto Canepa: acquistata, per una cifra che non vuol rivelare, una villa appartenuta alla famiglia Rivetti, la offri al co¬ mune. E cominciarono 1 guai. Nei souk dell'antiquariato 11 numero del pezzi In vendita appare esageratamente alto. Vi furono denunce che coinvolsero un disinvolto mercante e lo stesso Canepa. L'antiquario venne condannato, 11 costruttore edile, che potè dimostrare la propria buona fede, assolto perché «il fatto non costituisce reato». Ma, a quel punto. Intervenne il governo dell'Ecuador che chiese la restituzione dei suoi reperti archeologici. Il mercante dovette restituire 'fino al¬ l'ultimo coccio.. La richiesta venne estesa anche a Canepa, malgrado l'assoluzione nel processo penale: a giorni si dovrebbe avere la conclusione di questa vicenda. Sono 105 i pezzi contestati. Intanto, parallela, si è aperta un'altra disputa. Anche il Perù vuole indietro i suoi «tesori»: una settantina di pezzi, dice 11 costruttore. L'ambasciatore, Joaquim Roca Rey, ha scritto all'avvocato Luigi Squillarlo, sindaco democristiano di Biella, e, l'altra mattina, anche a Canepa. -Vogliamo soltanto conoscere la provenienza dei reperti. Se tutto è in regola, non esistono problemi., osserva Luis Solari Tudela, addetto culturale dell'ambasciata. In realtà 1 peruviani temono che le ceramiche siano state trafugate dagli huaqueros, 1 cercatori di tesori nascosti, quelli che da noi, con un certo disprezzo, vengono chiamati tombaroli. Dice il sindaco: «La città non vuole, certo, avere reperti di provenienza illegittima. Ma siamo sicuri che tutto e arrivato legalmente e quindi non intendiamo disfarci di una collezione che è fra le piti importanti d'Europa. Difenderò queste ricchezze con le unghie e con i denti: Passeranno settimane, forse mesi e, forse, anni prima che il nodo venga sciolto: nel frattempo, secondo un malcostume assai diffuso nel nostro Paese, la collezione è inaccessibile a tutti, in questo caso chiusa nelle stanze blindate della «Banca Sella». Vincenzo Tessandori Biella. Ugo Canepa, proprietario degli oggetti d'arte precolombiana (Foto Gianni Giovannino