Gli abusivi, per ora, sono in letargo di Remo Lugli

Gli abusivi, per ora, sono in letargo La Sicilia sembra tranquilla, ma sta aspettando di vedere se il Parlamento modificherà il condono Gli abusivi, per ora, sono in letargo \jo affermano i sindaci dei paesi che nei giorni scorsi si sono trovati al centro delle agitazioni e dei blocchi stradali DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — La Sicilia per ora sembra tranquilla: non più ' scioperi, non più blocchi stradali o ferroviari, gli «abusivi per necessità» sono scomparsi di scena. Di più: da due giorni c'è un certo afflusso di persone al comuni, anche in quelli che furono di punta per attivismo nella rivolta, per la consegna della domanda di condono edilizio: giovedì ne sono state presentate cento a Bagheria, duecento ad Altavilla, quaranta a Villabate. Sono nomi, questi, che giusto una settimana fa, erano continuamente ripetuti sul flash d'agenzia come 1 centri nevralgici della sommossa. Certo, non sono cifre elevate se confrontate con quelle delle presunte case abusive, che possono essere, ad esempio, tremila per Bagheria, un migliaio per Villabate e altrettante per Altavilla; ma stanno ad indicare che 11 fronte dell'opposizione non è più cosi compatto; i La quiete è reale o apparente, nasconde fermenti sotterranei? Lo chiediamo ai sindaci. Secondo Giovanni Domenico Santangelo di Altavilla, la gente è pervasa da disappunto e forse non ha ancora ben capito il significato del decreto Nicolazzi, e quando lo capirà potrà reagire. «Direi che gli abusivi sono in letargo — afferma Francesco Bonetti di Villabate —. Se il parlamento non apporterà sostanziali modifiche al decreto legge, i disordini si ripeteranno'. Anche Antonio Gargano, sindaco di Bagheria, il centro più grosso fra quelli citati, che sono nella fascia di oltre quindici chilometri da Palermo verso Ovest, parla di grave malumore: «La situazione rimane scottante. Oggi ci riuniremo qui a Bagheria in una dozzina di sindaci della fascia costiera per vedere se c'è da prendere qualche decisione comune». Il dott. Gargano vuole precisare che questa riunione non intende contrapporsi a quella di giovedì, a Gela, a cui hanno partecipato una sessantina di sindaci in buona parte comunisti, mentre nella fascia costiera Nord 1 Comuni sono per lo più in mano alla de. 'Nella riunione di Gela si è parlato di dimissioni, discorso poi lasciato cadere. Quella è solo demagogia — dice Gargano —. Dimettersi non servirebbe à nulla; bisogna invece vedere che cosa si può fare, perchè il problema non è solo quello dell'abusivismo'. Il sindaco di Bagheria spiega che nei momenti cruciali della sommossa non c'erano soltanto gli uomini anziani che hanno costruito o ampliato le case fuori legge, ma anche molti giovani, disoccupati. « Venivano a combattere contro chi, secondo loro, non dà la possibilità di trovare un'occupazione. Come sindaco, quasi tutte le visite che ricevo' in Comune sono per assistenza o per richiesta- di occupazione. Su 50 mila abitanti, i disoccupati sono circa tremila'. I sindaci democristiani, anche se non lo dichiarano apertamente, lasciano intendere che i rivoltosi erano soprattutto di parte comunista. Ma il pei si oppone a questa interpetazlone dei fatti. Dice il dott. Gino Castronovo, capogruppo comunista al Comune di Bagheria: «Noi abbiamo cercato di opporci, di dire che si dovevano usare metodi democratici: secondo noi, erano venuti dall'esterno elementi provocatori che fan¬ no per mestiere i sobillatori'. Per il comunista Castronovo comunque la questione di fondo resta quella della mancanza per anni, per decenni, degli strumenti urbanistici che avrebbero dovuto permettere di costruire nella legalità. 'A Bagheria siamo rimasti sino al 1976 senza un piano regolatore; in quell'anno finalmente lo si è mandato alla Regione per l'approvazione, ma è ritornato dopo tre anni e fortemente stralciato per cui si poteva operare urbanisticamente solo nel centro storico. E intanto la gente, stufa di aspettare, costruiva in periferia, per conto suo. Il fuoco della rivolta divampava in centri come Bagheria, a una quindicina di chilometri da Palermo, ma la città è sempre rimasta estranea ai disordini, come del resto anche gli altri grandi agglomerati Siciliani. 'Questa è la prova che proprio la mancanza di strumenti urbanistici è stata la causa di questo grave stato di disagio. Palermo — dice il sindaco prof. Luca Orlando (de) — non aveva motivo di protestare perchè ha avuto un piano regolatore sin dagli Anni Cinquanta: si sono sempre concesse licenze, an¬ che con indici di cubatura molto generosi. Qui non sono sorti quartieri o grandi palazzi abusivi. Il fenomeno si è mantenuto entro termini fisiologici. I nostri tecnici ritengono che le irregolarità medie e piccole possano aggirarsi sulle diecimila; finora sono arrivate circa seimila domande di condono'. Luca Orlando è professore universitario, insegna Diritto pubblico alla facoltà di Giurisprudenza. Afferma: «Ritengo di poter dire che il problema dell'abusivismo non si risolverà fino a quando non collegheremo l'applicazione di sanzioni repressive, specie nei piccoli e medi Comuni, ad autorità diversa da quella elettiva. In sede penale il costruttore abusivo si vede applicare una modesta ammenda ed una pena detentiva con sospensione condizionale, mentre l'ordinamento vigente prevede che per lo stesso fatto in sede amministrativa debba provvedersi alla requisizione o alla demolizione. La gente dice: "Le autorità come carabinieri e magistrati, che sono l'espressione dello Stato, mi danno una punizione modesta e invece il sindaco, che io ho eletto e incontro tutte le mattine al bar, mi toglie la casa". E' necessario andare alla radici di questo problema, altrimenti tra un anno ci troveremo di fronte a situazioni analoghe. Bisogna prevedere una data entro la quale sia possibile accedere alla sanatoria, stabilendo che dopo l'applicazione della sanzione amministrativa (requisizione o demolizione) per abusi edilizi, questa diviene pena accessoria iti sede di sentenza penale di condanna. Le autorità elettive dovrebbe svolgere una funzione di controllo e denuncia. Remo Lugli