Aden, autopsia di un putsch

Aden, autopsia di un putsch Il Sud Yemen, sconvolto dalla «guerra dei dieci giorni», cura lentamente le sue tremende ferite Aden, autopsia di un putsch Fervono i lavori dì ricostruzione e restauro nel quartiere delle ambasciate e nella «città delle isbe» popolata dai tecnici sovietici - Nessuno però cancella le «prove» del «colpo di Stato preventivo» organizzato dal deposto presidente - Il trucco per assassinare i nemici di Ali Nasser nella sede del Comitato centrale - Annunciata dopo tre settimane la morte, in un carro armato, di Abdel Fattah Ismail, leader carismatico del Paese -1 fantomatici guerrieri del governatorato di Abyane NOSTRO SERVIZIO ADEN — Lentamente la capitale del Sud Yemen cura le sue ferite. Il lavoro è enorme, perché le distruzioni provocate dalla 'guerra dei dieci giorni; che In gennaio ha scosso le fondamenta dell'unica Repubblica marxista del mondo arabo, sono grandi. .Passeranno mesi, forse anni, per riparare i danni causati dai combattimenti. Le autorità hanno indicato un obiettivo prioritario: la riparazione degli edifici pubblici, di ministeri, ospedali, sedi di partito e di altre organizzazioni politiche, bersagli preferiti delle artiglierie di entrambe le fazioni. La maggior parte degli uffici è stata rimessa a posto rapidamente, manca soltanto una mano di pittura per ridare loro un aspetto normale. La ricostruzione sarà ardua nel quartiere residenziale di Khormaksar, quello delle ambasciate. A un crocevia strategico, sulla Strada per l'aeroporto, e per la caserma «Salah-El-Dine. di Little Aden, dove si trovavano i blindati dei «ribelli» ora ai potere, Khormaksar è stato, all'inizio degli scontri, uno del principali teatri della battaglia di mezzi armati tra gli •insorti» e 1 •lealisti- barrica' ti nei principali edifici del quartiere. Presa in questa tenaglia, l'ambasciata sovietica è stata duramente colpita, ma i lavori di restauro sono stati avviati subito. L'hotel «Aden-Frantel». costruito da una società francese e che era costato oltre 300 miliardi di lire, è stato danneggiato al punto che ci si domanda se sia recuperabile. A qualche centinaio di metri, la «città delle isbe». dove alloggiano 1 tecnici sovietici e le loro famiglie, è stata praticamente distrutta; rasa al suolo la •città bianca», fatta di mode stl appartamenti a due piani. Pur lavorando di gran lena per ridare a Aden l'aspetto di una città normale, le autorità non fanno nulla per cancellare le «prove» del sanguinoso «colpo di Stato .preventivo» organizzato il 13 gennaio dagli amici del deposto presidente AH Nasser. La sede del Comitato .centrale, un veto sto edificio a due piani, stile coloniale britannico, dove s'è consumato questo dramma shakespeariano, è stata mantenuta intatta, cosi come era quel fatidico giorno. Nel piccolo cortile quadrato, c'è ancora la Mercedes nera di Ali Nasser, tendine abbassate, vetro posteriore aperto. Da essa erano sbucati due uomini — le guardie del corpo del capo dello Stato che avevano avuto l'incarico di sopprimere 1 sei membri dell'ufficio politico vicini a Abdel Fattah Ismail — : uno portava la valigetta diplomatica del Presidente, l'altro due thermos pieni di tè (temendo di essere avvelenato, Ali Nasser beveva sempre il tè preparato dai suoi amici). I due sono entrati con le bevande nella sala della riunione, al primo plano, dove, attorno a un tavolo a ferro di cavallo, erano riuniti i sei avversari del capo dello Stato. L'arrivo dei due uomini doveva far credere che 11 presidente Ali Nasser e 1 suoi amici sarebbero giunti subito dopo. In realtà, il capo dello Stato, che era anche segretario generale del partito, e 1 suoi alleati nell'ufficio politico, si trovavano in quel momento, secondo testimonianze di fonti occidentali, lontano dalla sede del Comitato centrale e si preparavano a lasciare la capitale per il governatorato di Abyane. Sempre da fonti occidentali, sì è saputo che. verso le 10.30 di quel fatidico 13 gennaio, sarebbero stati visti alzare le dita in segno di vittoria. Nel frattempo,. nella sede del Comitato centrale, scoppiava 11 dramma. Il «braccio destro» di Ali Nasser, dopo aver posato la valigetta del capo dello Stato nel posto da lui occupato abitualmente, estrae da una tasca poste rio- re una mitraglietta e fa fuoco su Ali Antar, uno degli avversari più accaniti del presidente, fulminandolo. L'arma, una «Scorpion» di fabbricazione cecoslovacca, si inceppa e ciò salva la vita agli altri nemici del presidente — Abdel Fattah Ismail, Ali Salem Beehd, oggi segretario generale del partito, e il suo aiutante, Salem Saleh — che approfittano di questo contrattempo per nascondersi sotto il tavolo, mentre il ministro della Difesa Salali Mouslah, con un colpo preci¬ p so, abbatte l'uomo armato prima di essere a sua volta ucciso dall'«addetto ai thermos». Sulla moquette rossa, si possono ancora vedere le tracce di sangue coagulato dei •martiri», cosparse periodicamente per la loro conservazione da un disinfettante maleodorante. Le autorità non hanno toccato nulla e vogliono trasformare il posto in un museo della rivoluzione che ricordi ai posteri la doppiezza di Ali Nasser. Sono questi colpi d'arma da fuoco che fanno esplodere la polveriera sud-yemenita. In quello stesso istante, mentre alcuni civili si precipitano verso di loro gridando: •Gli israeliani stanno per bombardare la sede dell'Olp', l'edificio del Comitato centrale viene sottoposto a un nutrito fuoco proveniente dalle colline vicine e unità della Marina cominciano il cannoneggiamento degli 'Obiettivi nemici- sulle alture di Tawahi. Soltanto le case di Ali Nasser e del governatore di Abyane non vengono investite dal di¬ luvio di fuoco che si abbatte sulla zona... Il seguito del racconto sembra un mediocre western, ma grosso modo è veritiero. Abdel Fattah Ismail e due compagni si rifugiano carponi in una stanza vicina a quella delle riunioni. Annodano due pezzi di tenda e, con questa corda di fortuna, si fanno mandare dal cortile dell'edificio — dove tutti sparano su tutto — due mitra Kalashnikov. Armati, trovano il coraggio di abbandonare il loro precario rifugio per un posto più sicuro, al pianterreno. Da il, telefonano al ministero della Difesa per chiedere l'Intervento di mezzi corazzati e cominciano a organizzare il contrattacco. A Aden la confusione è generale. Convinti che il «colpo di Stato preventivo» sia riuscito, gli amici di Ali Nasser fanno diffondere, alle 15,30, dalla radio nazionale che controllano ancora, il famoso comunicato secondo il quale Abdel Fattah Ismail, Ali Salem Beehd e Ali Antar sono stati giustiziati dopo essere stati -giudicati, da una commissione speciale dell'Ufficio politico e riconosciuti colpe voli di aver tentato di assas slnare il capo dello Stato e di complotto ' per rovesciare il regime. Abdel Fattah Ismail e Ali Salem Beehd sono invece ancora vivi. Ascoltano con costernazione, e forse con una punta di Ironia, l'annuncio della loro morte. Attendono con ansia l'arrivo dei mezzi corazzati che devono tirarli fuori dal vespaio nel quale si trovano. Infatti, dopo molte peripezie, due carri armati partiti dalla periferia di Aden arrivano verso le 19 alla sede del Comitato centrale dove regna un silenzio di morte. Abdel Fattah Ismail sale sul primo veicolo, che dopo qualche centinaio di metri viene preso di mira da un nutrito fuoco anti-carro. Tutti gli occupanti muoiono. Il carro armato sul quale prende posto Ali Salem Beehd finisce in un fossato. Il nuovo segretario generale del partito, benché ferito, raggiunge a piedi il ministero della Difesa, che si trova a poche decine di metri. Resta ancora da scoprire perché la morte di Abdel Fattah Ismail sia stata annun¬ ciata tre settimane più tardi. Alcuni affermano che, malgrado l'evidenza, i suoi compagni speravano ancora di vederlo uscire da qualche ospedale dove si sarebbe- fatto curare. Piò verosimilmente, le autorità hanno nascosto la verità per non demoralizzare la base del partito sulla quale l'ex segretario generale esercitava un potere carismatico. Con la morte di Abdel Fattah Ismail e di AH Antar, e con Ali Nasser in esilio, il Sud Yemen ha di fatto perso i suoi ultimi dirigenti «storici». La nuova direzione politica, che sta per essere eletta, sarà per forza collegiale, nel vero senso della parola. Le prime decisioni da prendere dovranno anzitutto tendere a rassicurare la popolazione, traumatizzata dai recenti avvenimenti, e ad alleggerire le misure di controllo decretate in febbraio. Le forze dell'ordine hanno già lasciato le principali vie della capitale e i posti di blocco che di notte controllovano gli automobilisti sono stati rimossi. Migliaia di persone arrestate sono state rimesse in libertà e altre mille stanno per lasciare il carcere. Ma quanti sono ancora in prigione? A questa domanda sembra che nessuno sia in grado di rispondere. E' evidente, tuttavia, che i. nuovi dirigenti non temono molto i • terribili guerrieri* di Abyane, che dovevano irrompere nel governatorato di Aden per rimettere in sella Ali Nasser. Questi combattenti, infatti, esistono soltanto nella fantasia di alcuni giornalisti del Golfo. Ali Nasser è ormai un uomo solo. E' stato abbandonato dalla maggior parte dei suoi sostenitori e sta per essere •mollato» anche dal presidente etiopico, il colonnello Mengistu, suo ultimo alleato, che si appresta a ricevere il nuovo capo dello Stato. Il fatto stesso che i principali dirigenti politici e militari si siano recati a Mosca per il congresso del pcus è la conferma che si sentono con le spalle al sicu- r0' Jean Gueyras Copyright «Le Monde-» e per l'Italia «La Stampa» Aden. K' un'immagine del gennaio scorso mentre la battaglia fra ribelli e for/t governatile infiamma il centro della città (Tel. Afp)