Da Moravia un ruolo per la Malfatti una donna tra la realtà e i fantasmi di Simonetta Robiony

Da Moravia un ruolo per la Malfatti una donna tra la realtà e i fantasmi Parla Fattrice che in aprile debutterà a Cosenza con il nuovo testo «La cintura» Da Moravia un ruolo per la Malfatti una donna tra la realtà e i fantasmi ROMA — Non capita spesso, o per lo meno oggi non capita più, che un autore teatrale decida di scrivere un testo pensando direttamente all'attrice che dovrà interpretarlo. Se poi l'autore è Alberto Moravia, il più famoso tra i nostri scrittori moderni, e l'attrice è Marina Malfatti, una delle interpreti più apprezzate dalla critica, il fatto diventa davvero eccezionale. Il testo, nato dall'incontro casuale tra Alberto Moravia e Marina Malfatti, si intitola La cintura: dopo molte attese e alcuni rinvìi debutta il 15 aprile al teatro di Cosenza per arrivare successivamente, il 6 maggio in prima nazionale, all'Argentina di Roma. L'ideazione de La cintura ha una vicenda curiosa. La racconta Marina Malfatti, nel salotto della sua bella casa romana, la sera prima di partire per Cosenza, dove continuano le prove dello spettacolo. Tempo fa, quando Marina Malfatti recitava in La fiaccola sotto il moggio, Alberto Moravia che lo aveva frequentato più a lungo in occasione della sua Anna Kuliscioff, andò a salutarla in camerino. «Perché non scrivi più per il teatro? — gli chiese la Malfatti —, Da oltre dieci anni non hai più fatto niente». Alberto Moravia le spiegò che non sentiva più alcun interesse per quella scrittura, ma poi promise che. se avesse deciso di tornare al teatro, lo avrebbe fatto scrivendo un testo per lei, o per una attrice come lei. L'anno dopo, nei giorni delle vacanze di Pasqua dell'84, Alberto Moravia le inviò La cintura perché lo leggesse. Protagonista di questo dramma in due atti è infatti un'attrice, Vittoria, divisa, come molti personaggi femminili di Moravia, tra le occupazioni della vita quotidiana e i fantasmi della vita interiore. La cintura racconta una sua giornata scandita da incontri, alcuni futili, altri fondamentali: con il padre, la madre, un meccanico, la cameriera, il marito, una modella. E da questi incontri esce fuori lentamente il carattere di Vittoria, donna inquieta ed ironica, vitale e disperata, alla continua ricerca di un legame affettivo, una cintura appunto, che possa impedirle la fuga nella nevrosi follia. Lontana, eppure presente, domina l'intero racconto la paura della fine del mondo, provocata da una possibile esplosione nucleare, un incubo che, dice Moravia, fa parte dell'esistenza di ogni uomo contemporaneo ed è allorigine della sua malattia esisten siale. ■ Bompiani pubblica in questi giorni con il titolo L'angelo dell'Informazione (quello di un atto unico rappresentato a Spoleto) una raccolta degli ultimi testi teatrali di Mo¬ ravia: c'è anche La cintura, il primo ad esser stato scritto dopo un silenzio che durava da La vita è gioco composta nel 70. Racconta Marina Malfatti: •Vittoria è un personaggio molto complesso, capace di passare dal tono sarcastico al tono drammatico In una continua alternanza di stati d'animo. Nonostante in questi I anni con Elettra da un lato e Vite private dall'altro, mi sia abituata a passare dalla tragedia alla commedia, non mi riesce semplice affrontare questo testo che prevede sempre un doppio registro di recitazione». E proprio su questo doppio registro è stata costruita la regia di Roberto Guicciardini: gli attori si muovono sulla scena spoglia e astratta immaginata da Lorenzo Ghiglia mentre fasci di luce che piovono dall'alto illuminano la testa, le mani, i piedi, parti spezzati di un corpo che non riesce più a esser tenuto insieme. In scena anche un pannello, forse sipario, forse fondale dipinto per l'occasione àa Renato Guttuso. Prodotto dal teatro stabile di Catania con la collaborazione artistica del GTS, La cintura è interpretato anche da Massimo Serato, Geppy Gleijeses, Edoardo Siravo. In scena Marina Malfatti indossa una giacca dalle spalle squadrate sopra una gonna stretta e corta, che Lorenzo Ghiglia ha voluto fosse di merletto trasparente perché perfino il costume comunicasse allo spettatore un senso di inquietudine. Il testo si apre e si chiude con una citazione da Le tre sorelle di Checov. E' l'attrice Vittoria che studia il ruolo di Irina c che come Irina sogna l'esistenza di un mondo fatto di pace. Simonetta Robiony I Marina Malfatti con Moravia, che ha scritto proprio per lei

Luoghi citati: Argentina, Catania, Cosenza, Roma, Spoleto