Libia: cosi si è potuto evitare il coinvolgimento della Nato

Libia: cosi si è potuto evitare il coinvolgimento della Nato Il problema esiste. Cragj e Andreotti lo affrontano oggi con Shultz Libia: cosi si è potuto evitare il coinvolgimento della Nato ROMA — Fuori dall'agenda ufficiale del colloqui che 11 segretario di Stato americano Shultz avrà oggi con Craxi e Andreotti, c'è un- problema sommerso, che la crisi della Sirte ha reso di drammatica attualità, e che 11 presidente del Consiglio intende discutere con l'inviato di Reagan. E' la questione che a Palazzo Chigi 1 collaboratori di Craxl hanno battezzata 11 -rischio Nato»: e cioè 11 delicato rapporto tra l'ambito «nazionale» delle Iniziative militari assunte dagli Usa e l'ambito generale della Nato, fino al pericolo di un coinvolgimento dell'Alleanza, e dei singoli Paesi alleati, nelle azioni militari che riguardano gli Usa. Ufficialmente, nel caso del la Sirte e del confronto militare tra Usa e Libia, il problema non si è posto. Questa, almeno, è la posizione assunta fin dall'inizio della crisi dall'Italia, e gestita «a 360 gradi. — come dicono gli uomini di Craxi —, e cioè sia sul piano interno, sia nei confronti de¬ gli Usa, della Libia e degli alleati europei. Craxi, Spadolini e Andreotti si sono trovati immediatamente d'accordo nell'evitare ogni possibile riferimento alla Nato per tutto ciò che riguarda lo scontro militare della Sirte. Il ministro degli Esteri ha dato istruzioni in questo senso alla diplomazia italiana, compresa quella che opera in sede Nato, e compresa anche l'ambasciata a Tripoli. Craxl ha subito distinto tra la .consultazione, italo-americana, indispensabile per azioni che rientrano nell'ambito Nato (è il caso di Sigonella) e la necessaria .informazione., che l'Italia richiede comunque a Washington e che in questa vicenda è mancata. Nonostante nel suo primo viaggio negli Stati Uniti il presidente del Consiglio avesse ottenuto personalmente da Reagan il riconoscimento del diritto di Roma a informazioni tempestive per tutto ciò che riguardava le relazioni con la Libia, proprio per gli interessi partico¬ lari dell'Italia nel Mediterraneo. Quanto a Spadolini, egli stesso ha spiegato di non aver allertato le nostre basi, nel momento più caldo della crisi, proprio perché l'Italia non intendeva dare alcun appoggio a un'azione che era americana, e non Nato. In realtà, il problema è venuto fuori nell'ambito atlantico, sotto la spinta delle preoccupazioni e dei timori delle prime ore di «guerra» davanti alla Libia. In sede Nato se n'è parlato. E' successo martedì, nel corso della consueta colazione di lavoro tra i Sedici, presieduta dal vicesegretario generale dell'Alleanza atlantica, l'ambasciatore italiano Marcello Guidi, perché Lord Carrington era in visita a Reykjavik. Secondo le prime indiscrezioni, sarebbe stato il rappresentante italiano presso l'Alleanza, l'ambasciatore Francesco Paolo Fulci, a esprimere la preoccupazione del governo di Roma per i rischi collegati alla crisi esplosa nel Mediterraneo. Secondo no¬ stre informazioni, è stato in vece il rappresentante spagnolo a sollevare direttamente il problema di un possibile coinvolgimento della Nato nell'operazione iniziata dagli Usa, citando con preoccupazione gli articoli S e 6 del Trattato, e chiedendo di discutere su questo punto. I due articoli stabiliscono che un attacco contro «una o piti» delle parti alleate sarà considerato come attacco diretto .contro tutte le parti., con obbligo reciproco di assistenza e di azione, .ivi compreso l'impiego della forza armata.. Per attacco armato, in particolare, l'articolo 6 specifica che si intende, tra l'altro, un'azione contro .forze, navi o aeromobili» che si trovino nei territori specificati dal Trattato, compreso .il Mare Mediterraneo». Nella discussione che si è svolta a Bruxelles, è stato lo stesso rappresentante ameriEzio Mauro