La Casa pesce e il terremoto
La Casa pesce e il terremoto AL CASTELLO DI RIVOLI LE SORPRESE DELL'ARCHITETTO GEHRY La Casa pesce e il terremoto TORINO — Disegnata come stand d'eccezione per 11 Gruppo Finanziario Tessile che l'usò già a Firenze, in una rassegna di moda dell'inverno scorso, la Casa pesce di Frank O. Gehry — dodici metri di lunghezza, tre di larghezza, alta altrettanto — è al centro di una sorprendente mostra dell'architetto californiano inaugurata ieri sera nel settecentesco Castello di Rivoli, rinato come Museo d'arte contemporanea, dove rimarrà, aperta sino all'11 maggio. Col contorno d'un paio di lampade pesce in scaglie di fòrmica bianca (dal costo di 30.000 dollari) e di una multicolore lampada serpente, l'elegante, suggestiva forma del grande pesce adagiato per terra come su un fondale marino — la robusta carcassa ricoperta come squame da ottocento lamelle di preziosa essenza lignea in compensato e da una cinquantina in cristallo a disegnarvi le branchie, con due bolle vitree per occhi — rappresenta certo, come meglio non si potrebbe, la polarità fantastica di questo architetto che sul versante opposto punta su una labirintica «citta-casa •: dura, se vogliamo ossessiva, •adimensionale», cui l'esposizione, curata da Germano Celant dedica una seconda vasta sala. Gehry, nato a Toronto nel 1920, si è laureato nel '54 nella stessa Università della California del Sud dove attualmente insegna •composizione architettonica» e opera anche nel campo della critica. Forse per questo può sembrare più di altri portato a mediare la tradizione di quella cultura canadese In cui si è formato (e persino quella degli Indiani del Nordovest americano) e l'inedito svilup¬ po di forme nelle quali lo spa- j zio appare •aggredito, tagliato, scomposto e disarticolato; per dirla con Celant, ma per far posto a una .architettura, simbolo del continuo scorrere e trasformarsi delle cose». Nascono di qui — come può vedersi in nuce oltre che nei plastici d'una decina di edifici realizzati, in alcuni dei felicissimi disegni cui la mostra dedica un'intera parete — quelle soluzioni che, fra cesure e incastri, creano del veri e propri dispositivi strutturali dove la rinuncia ai valori prospettici favorisce quasi un fondersi di naturale e artificiale, dell'opaco e del trasparente, di un interno e del suo esterno. Tra gli esempi offerti dalla 8 rassegna che a Rivoli punta evidentemente su alcuni dei piti emblematici momenti progettuali dell'ideatore della Casa pesce, la Sirmai-Peterson House (Tousard Oaks, California, 11884-86) appare caratterizzata da una sommatoria di edifici legati tra loro da un rapporto di interdipendenza ottenuta, si direbbe, per trasparenza. Si affacciano infatti tra di loro con aperture-filtro o per un corrispondersi di riquadri, attraversati da vetrate-diaframma. Ma come già nella Gehry House di Santa Monica, California (1978), anche qui s'avverte l'attenzione rivolta al sincoio elemento e all'organo più che all'organismo dell'insieme, e quindi ai valori che via via possono assumervi 1 muri e le lamiere, come scale, soppalchi, finestre; gli ingressi o, viceversa, i tamponamenti o certe tramezze in cartongesso o in fiberglass. Ne discende a volte la necessita di ristudiare il tutto sul piano dei collegamenti, ed è a questo punto che il corridoio può diventare ponte levatoio; le finestre, feritoie; sicché Gehry sembra approdare ad una struttura «cangiante» che può anche rientrare perfettamente negli schemi d'una architettura come quella californiana che tende a documentare «lindeterminiamo e la discontinuità che, riconosce Celant, tengono insieme una città come Los Angeles». Non è d'altra parte un caso che Los Angeles sorga proprio in un'area sismica «capace di condizionare il progettare quanto il pensare architettonico» (Celant). Per Gehry è terremoto la stessa architettura che «scorre e si propaga per onde e perturbazioni, colpisce in ogni latitudine, produce frantumazioni nella profondità degli edifici e degli ambienti, induce deformazioni e spostamenti: La tradizione, dunque, da una parte; dall'altra un'architettura che. nel suo carattere squisitamente •futurìbile., gli consente di intervenire non «su», ma .accanto, ad un nucleo originario di Wright (1959) con un ampliamento che anche in un'area già molto costruita, gli permette di manifestarsi appieno. Lo stesso è accaduto nell'ideazione del Museo aerospaziale di Los Angeles (1982-84) 11 cui motivo architettonico si è sviluppato quasi insieme alla concezione di quello spazio espositivo destinato a documentare una realta nel momento stesso In cui questa passava dall'aeronautica all'astronautica e alla navigazione non più aerea, ma cosmica. L'edificio ha tratto anzi proprio da questo motivo la sua Immagine orizzontalmente segmentata in tre •stadi., con 11 corpo più cospicuo collegato alla vecchia stazione cosmica del precedente musco dagli accessi risolti sul modello delle scalette a rampa degli aeroporti e dei porte lloni d'aereo. A questo punto a volare è, se non l'architettura, l'interpretazione tutta fantasticata che anche in questo caso Gehry ne ha tentato. Angelo Drmgore
Luoghi citati: California, Firenze, Los Angeles, Rivoli, Torino
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