II pci alla rincorsa del nuovo di Ezio Mauro

II pei alla rincorsa del nuovo VERSO IL CONGRESSO: QUANTO CONTA IL PARTITO NELLA SOCIETÀ' II pei alla rincorsa del nuovo A Milano la trasformazione della città obbliga i comunisti a farsi esploratori della modernità - Il segretario regionale Vitali: «Dobbiamo uscire dalla trincea della fabbrica per andare in ricognizione nel campo altrui» - L'attenzione alla Borsa, al terziario avanzato - L'autocandidatura del pei a tutore dell'informatica -1 difficili rapporti col mondo della moda e col «berlusconismo» DAL NOSTRO INVIATO MILANO — Chi vuole iscriversi alla corrente comunista degli .esploratori., deve fare un salto a Milano, per farsa. Qui c'è tutto quel che serve: un giornale, una fede, una squadra, un linguaggio e soprattutto un capo, piccolo, burbero e ruvido proprio come sono i capi delle Giovani Marmotte, nei fumetti di Disney. Adesso, poi, Roberto Vitali è anche stufo, seduto nel suo ufficio di segretario regionale del pei lombardo, con gli occhi semichiusi dalla noia mentre scandisce la litania delle accuse: «Destri, riformisti, miglioristi, accomodanti, pantofolai. Lo so benissimo che ci .dipingono cosi, in giro per il partito. Ma loro, cosa ne sanno di Milano? La Luciana Castellina, per dirne una, scrive una cosa che a noi non verrebbe mai In mente, e cioè che 11 Giappone è solo un'appendice asiatica degli Usa. Si vede che a Roma lei conosce soltanto i giapponesi turisti, con la Nikon a tracolla. Venga a Milano e capirà. La banca qui all'angolo è nelle mani di quelli di Tokyo, a Vigevano 1 giapponesi tra poco si comprano tutto 11 castello, e non solo le scarpe. Insomma: qui da noi non puoi far finta di confondere il nuovo con il vecchio, ma devi chiamarlo con nome e cognome. Mi sono spiegato?.. Altro che. A dire il vero, non c'è nemmeno bisogno di spiegare perché a Milano gli esploratori del pel prendono il largo, alla scoperta del nuovo. Prima ancora che ima scelta politica, infatti, questa è una necessità esistenziale, in una città che già oggi non è più «a misura di pei; o almeno di un pei vecchia maniera. Qui gli operai in dieci anni sono calati di centomila unità e oggi sono meno degli impiegati, i dirigenti d'azienda sono raddoppiati, i medici si sono moltiplicati per due, le imprese fino a 100 addetti coprono il 61 per cento degli occupati, i settori ad alta tecnologia sono un quarto dell'intera industria. Sarà senz'altro vero che non tutto quel che è nuovo è innovativo, e che la modernità è sempre contraddittoria e qualche volta indecifrabile, visto che anche a Mila- no l'informatica va avanti con soli 4 mila nuovi occupati all'anno, mentre c'è un posto di lavoro garantito entro dodici mesi per 84 parrucchieri neodiplomati su cento: ma intanto viene la curiosità di sapere come pensa il pei di incrociare bisogni, smanie, interessi e domande di una città che si organizza per nuovi mestieri (soltanto gli esperti in videogiochi dovranno essere SO mila nel 1990), e di sera, ai corsi di aggiornamento culturale tenuti dal Comune, manda appena 45 persone a Economia e 60 a Pedagogia, ma affolla 140 presenze a Eubiotica, 150 a Bioenergetica, 200 a Medicina per la terza età, 120 a Biologia marina, dov'è in programma un corso sui cetacei. Del nuovo interesse notturno di Milano per i cetacei, cosa poteva prevedere e immaginare il vecchio pei? Vitali allarga le braccia, ma non si arrende. «Può darsi che noi slamo in ritardo, spiega, ma non più degli altri partiti. E il ritardo, se c'è, vogliamo colmarlo, seiiza vecchi tabù. Io non ho paura di dire, ad esempio, che chi comanda oggi a Milano è più moderno di noi, non più arretrato. Gente che ne sa una più del diavolo, che controlla l'innovazione, perché ha capito che è la nuova leva del potere. Altro che gattopardi "cambiem tut", dicono 1 padroni, a Milano. E io dovrei star fermo nella trincea della fabbrica, alzando la bari diera della Breda? No. grazie. Chi la pensa cosi, vuole un pei sempre più piccolo. Non dico di abbandonare la trincea, questo no. Ma uscir fuori, si: andare allo scoperto, partire in ricognizione nel campo altrui, vedere che cos'è questo "nuovo" e cercare di governarlo, muoversi. Perché è qui, sul controllo del nuovo, che a Milano si vinceodie'sconfitti». * "r I Gli esploratori, per prima, cosa, hanno disegnato'una mappa. Luigi Corbani, segretario provinciale comunista, l'ha letta all'ultimo congresso del pei, dieci giorni fa. E' partito dalla trasformazione sociale e sociologica di Milano, ha accreditato il pei come una sorta di tutor per il mondo diffuso e tumultuoso dell'informatica, ha dedicato quattro pagine alla Borsa e alla finanza, approdando infine alla proposta di un'alleanza tra lavoro dipendente, lavoro autonomo e piccola imprenditoria. E' il sogno comunista di un'.interclasse» capace di saldare il vecchio con il nuovo di Milano e di governare cosi la città, sostituendosi alla grossa borghesia che i comunisti vedono in declino, portando le 'piccole famiglie» del terziario avanzato e del minicapitalismo dentro i santuari del comando lasciati vuoti dalle grandi famiglie lombarde decadute. Per fare tutto questo, bisogna non solo cercare il •nuovo, e capirlo, ma agganciarlo, sedurlo. E qui, passando dalla mappa all'esplorazione concreta, tutto diventa più difficile. I nuovi mondi delle professioni tecnologiche, delle piccole imprese dell'innovazione, dell'immaginazione e della creatività al servizio dello spettacolo e della moda, per il pei sono nuovi davvero: non soltanto inesplorati e sconosciuti, ma spesso lontani, diversi, qualche volta impenetrabili. In roulotte All'interno, sovente non hanno ancora il sindacato, comunque non avranno mai la sezione (costruita sulla figura e sui tempi dell'operaio tradizionale) e dunque l'organizzazione di una presenza politica e di una rappresentanza è difficile, in un mercato del lavoro fluido, ad personam. con i precari che vanno avanti e indietro tra il lavoro dipendente e il lavoro autonomo, con una cultura politica pronta a scambiare la competenza non certo con la propaganda, tut fai pili con il riconoscimento e la difesa di un ruolo. E' un problema di ritardi, di appeal, di spazi chiusi. Anche in senso fisico: a Milanoftori, dove 10 mila persone lavorano nel terziario più o meno avanzato, la Cgil si è rassegnata ad aprire un container tra le aiuole perché nessun palazzo è stato pensato con uno spazio per le riunioni. A Sesto Ulteriano, zona di piccole nuove imprese, il pei fa già oggi politica in roulotte, come un partito zingaro, testardo e pionieristico, ma anche aggiuntivo e posticcio. Ma i veri spazi chiusi sono altri. Dentro quel mondo che rappresenta il «nuovissimo» di Milano, fatto di moda e berlusconismo, immagine e creatività, managerialità e paillettes, anche i giovani esploratori milanesi sono fuori dalla porta. «Io vedo segni di scongelamento della vecchia mentalità comunista nemica dei network, dice Fedele Confalonieri, consigliere delegato della Fininvest comunicazione. L'indice d'ascolto ha fatto giustizia, finalmente i comunisti hanno capito che Berlusconi non è il Grande Fratello». Per il futuro Ma questo basta ad agganciare quell'universo di nuove professioni e di nuovi protagonismi sociali che si muove dentro lo schermo privato, e il nuovo potere imprenditoriale che sta dall'altra parte del video? Vitali confessa che un .piede- comunista, dentro il sistema berlusconiano, non c'è ancora: nessuno pensa alla vecchia cellula, naturalmente, ma nessuno ha pensato ancora a qualcosa che la sostituisca, eppure su 20 studi televisivi di Berlu sconi 18 sono a Milano, e qui attorno si muovono 4 mila persone. Poi, certo, c'è Cinzia Rug gerì, stilista di a'ìiti d'avanguardia e adesso anche di poltrone con le perle al posto dei bottoni, che è finita in lista con il pei: ma l'approccio comunista all'industria del mode in Italy è ancora troppo rigido, economicistico «per un mondo che ha bisogno di passerelle, luci e lustrini oppure di aiuti concreti, quelli per. intenderci che possono venire dagli asses¬ sori non dal pei», dice Adriana Mulassano, direttrice di Linea Capital. «Il fatto è che il pei deve chiarirsi le idee», consiglia Enrico Pinzi, presidente della mlntermatrix», società internazionale di ricerche e previsioni. «Sentirsi vecchio, come gli altri partiti, e tastare il nuovo per conoscerlo, è giusto, è indispensabile. Ma pensare di poter rappresentare questo nuovo milieu sociale, questi ceti privilegiati e satolli, è inutile, e impossibile, Per tanto che si ammorbidisca, infatti, anche a Milano il pel non può diventare il partitochewingum, teso ed elastico dall'operaio fino a Krizia». Se non c'è la rappresentanza del «nuovo», c'è la sua rappresentazione. Attraverso le pagine della rivista D Moderno, in/atti, gli esploratori milanesi scandagliano il futuro che Milano sta vivendo divertiti e abbacinati, spesso soggiogati, in un tam-tam di parole nuove per il lessico del pei, in uno stupore continuo per la novità comunque sia, dal packaging al «ritorno del profilattico», al dopomezzanotte, alle superleghe e alla plastica che soppiantano la ghisa e l'acciaio, alla scoperta delle mschiume più gustose» nelle birrerie notturne, in un ondeggiamento più o meno controllato tra moderno e moda. Una specie di training autogeno per convincersi che l'innovazione è necessaria. Ma alla fine, per fare che cosa? «E' semplice, spiega Vitali: l'alternativa. E" sul terreno del nuovo, e non del vecchio, che incontreremo le altre forze progressiste, a partire dal psi». E'chiaro, allora. Gli esploratori comunisti calcolano che un giorno li incrocerà fatalmente Craxi, nella foresta del nuovo, e dirà al pei la parola che rompe l'incantesimo: «Mister Livlngstone, I presume». .. Ezio Mauro

Persone citate: Adriana Mulassano, Berlusconi, Craxi, Disney, Fedele Confalonieri, Krizia, Luciana Castellina, Luigi Corbani, Roberto Vitali