Il Verona piange Garonzi

f/ Verona piange Garonzi EX PRESIDENTE Morto a 76 anni cadendo da un tetto f/ Verona piange Garonzi Creò i presupposti dello scudetto giunto un anno fa - Valorizzò Liedholm - Subì un rapimento VERONA — «Se n'è andato ' un uomo più unico che raro.. Cosi Fernando Chiarnpan, presidente del Verona di oggi commenta la notizia della tragica scomparsa di Saverlo Garonzi, il 'Commendatore'. Garonzi fu presidente per 11 anni, diede al Verona dignità e solidità, si può definire il padre dello scudetto giunto l'anno scorso. Verona, non solo gli sportivi, è incredula davanti alla notizia di una morte inattesa, sul campo, come era nello stile di Garonzi. Non quello di calcio ma, a 76 anni, il tetto di un capannone della concessionaria Fiat che era stata la sua prima e più amata tra le attività economiche. Garonzi era salito su un'impalcatura per controllare dei lavori in corso; è caduto per cause imprecisate ed è morto in seguito alle ferite riportate. L'imprenditore cominciò nel dopoguerra (dopo aver fatto il carrettiere ed il camionista) come venditore di autocarri usati. Da una quasi povertà passò via via ad um piccolo impero economico; le sue ricchezze lo portarono a diventare una delle prime vittime dei rapimenti, nel dicembre 74. Liberato per un miliardo, il commendator Saverio era riapparso nel gennaio seguente allo stadio per assistere a un tempo di Verona-Como, perduta poi per 1-3. Il calcio ne aveva fatto un personaggio unico, un assolutista, come ricorda il suo ex vice presidente Franco Di Lupo, ma con una grande carica umana. E il calcio gli aveva dato tutto, gioie e grandi dispiaceri. Undici anni di presidenza, di battaglie con i giocatori per i reingaggi, un centinaio di «/ioli» che hanno sostituito quelli naturali, mai arrivati. Figli che si chiamano Zigani, Sirena, Franeot (acquistati in blocco dàlia Roma), Bonazzi, morto mentre giocava tra i dilettanti. Grlngo Clerici, le .torri: Bui e Traspedini. Madie, Do- menghini, Bet, Boninsegna, Gort, Mascetti, Lappi, Pizzaballa, Superchi. Fino a Vignala. Nel cuore Garonzi aveva anche gli allenatori più amati: da Liedholm, il primo, che portò il Verona in serie A, a Cade, rimasto sei anni alla sua corte, a Pozzan (due anni prima di morire di leucemia) a Chiappella, Lucchi, Tognon, Mas cai aito. Un presidente, come diceva lui, sempre in dialetto, ma capace di farsi comprendere da chiunque. E teneva i più brevi consigli d'amministrazione: davanti allo specchio di casa. Tra i dispiaceri soprattutto quello della retrocessione a tavolino. Accadde nel 75, quando Garonzi telefonò al brasiliano Clerici passato nelle file partenopee alla vigilia di Verona-Napoli. Ci fu l'inchiesta, la sua colpa fu quella di non aver ammesso la chiamata. Fu condannato a 3 anni di sospensione e il Verona alla retrocessione, per Ga¬ ronzi quella fu la pagina più dolorosa, una punizione mai accettata, incancellabile. Con Ferruccio Valcareggi allenatore, a cui aveva dato fiducia dopo i mondiali sfortunati di Germania, Garonzi riportò subito il Verona in A, ma in seguito abbandonò la società. •Questo calcio — diceva — non fa più per me. Troppi soldi, troppi interessi'. Ma aveva il calcio nel sangue. Cosi a Veronello, con Sergio Madie allenatore (prima con Baruffi), aveva fatto la cittadella del caldo, in riva al Garda. Poi aveva messo tutto il suo entusiasmo di centravanti mancato per portare Il Paluani Chievo dai dilettanti ai professionisti. Quest'anno stava per farcela, squadra alle soglie della C2, il prossimo anno partite al Bentegodi, lo stadio del .suo. Verona. Anzi, oggi dovevano giocare in amichevole proprio Chievo e Verona, ma la partita è stata annullata per lutto. Franco Ruffo