L'America approva il «castigo» ma si chiede che farà Gheddafi
L'America approva il «castigo» ma si chiede che farà Gheddafi Congresso e opinione pubblica divisi di fronte all'escalation L'America approva il «castigo» ma si chiede che farà Gheddafi ■ DAL NOSTRO CORRISPONDENTE WASHINGTON —' tJn8"serie di interrogativi angosciosi pesano sull'America: come reagirà Gheddafi alla tragica lezione impartitagli da Reagan? Scatenerà un'ondata di attentati, come ha minacciato, contro gli americani in Europa e in Medio Oriente? Li colpirà negli stessi Stati Uniti? «L'Americai ha dichiarato il senatore democratico Leahy, vicepresidente della Commissione ai servizi segreti, «si è comportata come il proverbiale gorilla da 4 quintali. Quando Gheddafi capirà che militarmente non può farci nulla, si rifugerà sul terreno che gli è più consono, quello degli atti terroristici: Conscio del pericolo, il governo Reagan ha già preso i provvedimenti indispensabili. Tutte le rappresentanze americane in territorio arabo, diplomatiche e no, sono sorvegliate a vista. Guardie del corpo sono state assegnate'alle 'personalità maggiormente esposte. Un esemplo dell'accresciuta sorveglianza lo ha dato Shultz: nel viaggio da Ankara a Atene il suo aereo ieri è stato scortato da caccia di tre nazionalità: Usa, turchi e greci. Con l'inquietudine che traspare anche nell'uomo della strada, si accompagna al Congresso 11 risentimento verso il presidente per non averlo consultato. Il deputato democratico Fascell, capo della Commissione Esteri, ha accusato Reagan di aver violato la legge del '73 sul poteri di guerra. Questa legge gli impone di notificare al Parlamento, entro 48 ore, tutte le situazioni di pericolo in cui possono versare soldati americani. Ieri pomeriggio, il presidente non lo aveva ancora fatto: «Ne stiamo discutendo con gli esperti', ha spiegato il portavoce Speakes. Reagan esita, perché dovrebbe sottostare al controllo del Congresso, Al di là della paura del terrorismo e delle dispute legali, la prova di forza contro la Libia suscita però l'approvazione della maggior parte dei parlamentari e degli americani, il senatore Byrd, capogruppo democratico, ha asserito che 'Gheddafi non ha alcun diritto sul Golfo della Sirte, e che .gli Stati Uniti, se attaccati, hanno il dovere di reagire.. Il senatore Cranston, inizialmente critico dell'operato reaganiano, ha aggiunto che «la provocazione è partita da Gheddafi non da Reagan.. -Questa è una tempesta che potrebbe danneggiarci., ha aggiunto, «ma qualsiasi presidente non avrebbe avuto alternative in simili frangenti'. E' r. effetto Grenada» traslato dai Caraibl al Mediterraneo. Due anni e mezzo fa, quando 11 presidente ordinò l'invasione dell'isola, il Congresso protestò. Dovette rimangiare le sue critiche di fronte all'appoggio popolare a Reagan. Nell'umiliazione di Gheddafi, gli americani vedono una sorta di rivincita per le angherìe patite in Iran, nella presa degli ostaggi, e in Libano, nel massacro dei marines. Con le elezioni parlamentari alle porte (si svolgeranno U prossimo novembre) neppure i democratici, nonostante l'Impegno pacifista, si sentono di avversare un presidente che ha fatto un'arte della tattica di de GauUe di rivolgersi direttamente agli elettori. Questo atteggiamento condizionato solo da considerazioni interne, non tiene conto delle possibili ripercussioni Internazionali dei gravi eventi degli ultimi due giorni nel Mediterraneo. Pochissimi parlamentari (uno è il senatore Kennedy) si sono chiesti che ne sarà del processo di pace in Medio Oriente, del fronte dei Paesi arabi moderati, e dei governi traballanti, come quello di Mubarak, che ha che fare con gruppi finanziati dal colonnello, quale «Lo spirito di Nasser». Un numero ancora minore di parlamentari ha pensato alle conseguenze sui rapporti Est-Ovest. Kennedy ha osservato che, insieme con quella centro-americana, la nuova crisi del Mediterraneo rende ancora più difficile il dialogo tra Washington e Mosca. Alle speranze suscitate dal vertice di Ginevra tra Reagan e Gorbaclov segue un periodo di quasi guerra fredda: nessun progresso nel disarmo, rischio di confronto nelle aree calde del mondo. Non a torto, Kennedy accusa il presidente di avere agito a freddo: lo sospetta addirittura di aver voluto aumentare la propria popolarità per colpire impunemente, tra qualche mese, il suo vero bersaglio, che non sarebbe Gheddafi, ma il leader sandinista Ortega. E' un sospetto respinto con indignazione dalla Casa Bianca. A questo giudizio, i reaganauti ne contrappongono un altro: e cioè che il presidente sta dimostrando coi fatti che con gli Stati Uniti 6 meglio negoziare e scendere a patti. Essi negano che Reagan cerchi una vittoria indiretta su Gorbaclov: vuole mettersi soltanto in una posizione di forza nei suoi confronti per spingerlo a concessioni e a una distensione genuina. e. c. La Maddalena SARDEGNA NaPoli Cagliari [Tunisi MALTA Mediterraneo USS AMERICA CRETA 'TUNISIA Souda Iraklionj^ . 32° 30'_ . 12 miglia 1 : b i * EGITTO La cartina indica le principali azioni di guerra. Lunedì 24, ore 14.26: un aereo americano «A-6» partito dalla portaerei «USS America» distrugge una nave libica della classe «La Combattante» (una nave pattuglia di attacco rapido) con missili aria-mare «Harpoon». Ore 15.06 e 18.54: due aerei «A-7» partiti dalla portaerei «Saratoga» lanciano missili «Hanno (anti-radiazione ad alta velocità) contro la base degli «Sa-5» presso Sirte e la distruggono. Ore 18.12: l'incrociatore «Yorktown» lancia due missili mare-mare e affonda una nave pattuglia del tipo «Wudi». Martedì 25, ore 01.07: due aerei «A-6» (uno partito dalla «Saratoga», I' altro dalla «Goral Sea») colpiscono una nave pattuglia del tipo «Nanutcka». (La cronologia è stata diffusa dal Pentagono)
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