Karajan, Don Carlos grande e tagliato
Karajan, Don Carlos grande e tagliato Salisburgo, il principe dei direttori ha aperto con Verdi il festival di Pasqua Karajan, Don Carlos grande e tagliato SALISBURGO — Quando Karafan l'altra sera è uscito a proscenio, dopo aver diretto il Don Carlos di Verdi-nella rappresentazione inaugurale del 20" Festival di Pasqua, tutto il pubblico del -Grosses Festspielhaus. si è alzato in piedi per rendere il dovuto omaggio a chi ha inventato questa manifestazione e per ventanni se ne è assunto la piena responsabilità artistica ed organizzativa, vincendo mille difficolta con ammirevole tenacia e abilita veramente ^industriale,: una dote, quest'ultima, che non va dimenticata nel ritratto di questo protagonista del mondo musicale contemporaneo. Non si erano ancora spenti i riflettori della televisione che per la prima volta aveva trasmesso in diretta uno spettacolo del festival, che già uscivo dal grande teatro salisburghese ripensando a quel che avevo visto e sentito in un misto di ammirazione e di disappunto. Grande l'esecuzione musicale: Kxrajan del Don Carlos intende veramente tutto, il poderoso affresco storico come il dramma dei singoli, approfondito a tutto tondo con la magia di un'orchestra impareggiabile. La Spagna che ne vien fuori ha i colori del Greco e di Veldzquez: c'è come un velo di pai lare che si diffonde su tutto, in contrasto con le staffilate di una luce tagliente che attraversa quel mondo oscuro di desolazione morale. Lungo tutta l'esecuzione l'orchestra è una miniera inesauribile di sonorità e di colori inattesi tanto che molte pagine sembra di ascoltarle per la prima volta: la potenza del suono e la delicatezza dei passaggi solistici, la tensione del canto e l'incalzante focosità ritmica che Karajan imprime alla partitura rinnova no di battuta in battuta un ascolto che non conosce un attimo di distrazione. Il disappunto nasce invece dai tagli, veramente incomprensibili, con cui il direttore infierisce su quest'opera, peraltro così amorevolmente analizzata e compresa ih ogni suo aspetto. Via la seconda strofa della «Canzone - del velo» e del congedo di Elisa.-, betta alia contessa d'M berg; tolta fa sezione centrale del primo duetto tra Elisabetta e Don Carlos (il formidabile passo «Ohi prodigio» in cui l'amore dell'Infante che sviene assume i coloriti di un deliquio baudelairiano); dimezzata l'aria di Elisabetta nell'ultimo atto con l'eliminazione del lungo passo in cui la regina pensa alla morte («Tra voi, vaghi giardini»; e dimezzato il duetto seguente con Don Carlos attraverso il fa- glio della decisiva sezione politica f.Vago sogno m'arrise.; e della lode'dell'eroismo cantata da Elisabetta: alla fine, la consistenza del personaggi ne scapita nonpoco e soprattutto l'infelice regina vede ridotto il proprio dramma a quello di una ragazzina inerme mentre possiede forza e capacità 'di reazione morale. Ad interpretare questo personaggio, Karajan ha chiamato la giovanissima Fiamma Izzo d'Amico che, un po' intimorito dall'importanza del luogo, ha tuttavia fatto valere le proprie doti vocali in un'interpretazione che non si esita a definire molto promettente. Accanto a lei, con ben altra esperienza, José Carre¬ ras ha sostenuto il personaggio di Don Carlos, conferendogli quella inquietudine, al limite della nevrosi, che caratterizza il protagonista dell'opera e che Karajan esplora con la sua orchestra in ogni minimo risvolto. In grande forma è parso pure Piero Cappuccini, che ha dato un'interpretazione generosa e signorilmente controllata del marchese Di Posa, mentre al giovane basso Ferruccio Furlanetto, chiamato a sostituire José Van Dam, è toccata la parte di Filippo II, resa con penetrazione di cantante e di attore. Nel grande duetto con l'Inquisitore che Karajan ha concertato in maniera superba (l'ottuso fatali¬ smo che zi esprime dai lividi amori orchestrali è tra i grandi momenti di questa esecuzione) Furlanetto ha tenuto tetta con piena autorità alla poderosa presenza del basso Matti Satmtnen, massiccio per voce e per figura. Molto applaudita, Agnes Baltsa ha cantato netta parte di Eboli, in un'interpretazione generosa ma un po' rigida ed esteriore. La regia dello spettacolo, già curata dallo stesso Karajan una decina d'anni fa, i ormai ridotta ai minimi termini, tanto che con sollievo si apprende che l'anno prossimo il direttore rinuncerà a questo impegno ormal troppo gravoso per affidare il mDon Giovanni» alla regia di Michael Hampe e alle scene di Mauro Pagano. D'altra parte, anche G3nther Schneider-Siemssen, che in ventanni è stato lo scenografo fisso del Festival di Pasqua, con questo Don Carlos ha toccato il limite del suo realismo puerilmente illustrativo. Da ultimo ricorderemo la splendida prestazione dei tre cori impegnati nello spettacolo, quello dell'Opera di Sofia, dell'Opera di Vienna e il Konzertchor di Salisburgo che, insieme ai Berliner Philharmoniker hanno contribuito al grande successo dello spettacolo. Paolo Gallarati Ammirazione per l'esecuzione musicale, una miniera inesaurìbile di sonorità e di colorì inattesi. Disappunto per l'eliminazione di brani importanti della partitura. Ottimo esordio di Fiamma Izzo accanto a Carreras, un Cappuccini in gran forma, la Baltsa e Furlanetto Fiamma Izzo D'Amico Domingo e Cappuccini nel «Don Carlos» di Karajan del '76
Luoghi citati: Eboli, Salisburgo, Sofia, Spagna, Vienna
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