Nella mia Haiti dopo 16 anni

Nella mia Haiti dopo 16 anni Uno scrittore torna dall'esilio nell'isola liberata dalla dinastia Duvalier: è l'«orgia democratica» Nella mia Haiti dopo 16 anni n creolo è diventato la lingua principale, la parla anche il nuovo leader, generale Namphy, alla tv -1 saccheggi e la caccia ai Tontons-Macoutes - Le librerie ostentano le opere proibite fino a due mesi fa, le vie intitolate alle «glorie» della dittatura cambiano nome - Soltanto sulle banconote ci sono ancora i ritratti di Papa e Baby Doc - Fantasmi comunisti per i militari Dopo 16 anni d'esilio, lo scrittore di origine haitiana Jean-Claude Charles è tornato in patria. Ecco le sue prime impressioni. NOSTRO SERVIZIO PORT-ATJ-PRINCE — Mi sveglio in una citta piena di rumore. Di caldo e di polvere. Le prime impressioni? Sono quattro immagini: la ragazza in jeans e maglietta bianca, in fondo alla scaletta dell'aereo, con la scritta in rosso e blu: .Haiti liberata.; la folla che sventola bandiere, convenuta qui — mi dicono — per impedire la partenza del capo della polizia segreta del vecchio regime; il grosso registro che l'addetta all'immigrazione, una ragazza cortese, consulta a lungo prima di rilasciarmi il permesso di soggiorno; e una volta uscito, dopo una finzione di controllo doganale da parte di un soldato distratto, la domanda di un manifestante: .Lei da quanto sta all'estero?: Quando rispondo si volta gridando: .Sedici anni!: E la gente che applaude. Ho visto alla tv il generale Namphy, il nuovo uomo forte del Paese, in un sorprendente show in creolo, E' il primo choc: 11 creolo è diventato la lingua portante dei mass media. Nei miei due anni di radio qui avevo sempre parlato francese. Adesso 11 bilingui' smo si insedia senza complessi, ed è meglio cosi. Dalla bocca rotonda del generale uscivano parole grosse: parlava di .banboch demokratlk., orgia democratica, rimpiangendo di non potervi partecipare. Troppo lavoro. Si è detto Ile. to di avere liberato tutti i pri< glonlerl politici, e di avere tolto il bavaglio ai giornali, Poi ha annunciato un programma di governo ambizioso per un leader provvisorio, seguito da un impeccabile saluto militare. La capitale aveva circa 300 mila abitanti quando l'avevo lasciata. Poi ha raggiunto quasi un milione di persone Ai miei tempi, i ragazzini bloccavano senza problemi il traffico' giocando a pallone. Adesso è finita. .Venfanni fa, a Delmas si cacciavano le faraone., mi ricorda un amico. Delmas era una zona poco popolata e abbastanza verde tra Port-au-Pince e Pétionville. Alture inaccessibili in bicicletta, dalle quali si contemplava la baia dopo una spedizione in taxi multiplo. Oggi è una sola città ininterrotta dal mare alla montagna, con le sue catapecchie e le sue ville. Sul minibus che mi porta al Batoufou. un ristorante gestito da amici — un omaggio al poeta del Bateau Ivre — sento continuamente una parola: .Déchouké., sradicare. E' il termine più usato a Haiti di questi tempi. Abbiamo déchouké i Duvalier, e non è finita, ne vedremo delle belle, Oli amici del Batoufou mi raccontano che qui veniva ogni tanto il colonnello Al. bert Pierre soprannominato Ti-Boule, cioè quello che brueia. Un torturatore tranquil lo. Ordinava sempre una bottiglia di champagne, ne beveva adagio una coppa, sempre allo stesso tavolo d'angolo, in silenzio. Poi se ne andava. Le guardie del corpo l'aspettavano in strada, armate fino al denti, come In agguato. TiBoule se n'è andato alla che tichella dal Paese, dopo un «soggiorno» all'ambasciata del Brasile. Il Consiglio nazionale di governo gli ha concesso un salvacondotto, tra lo stupore generale. Sulla citta spira vento di saccheggio. Non passa giorno senza che una casa venga vuotata. Quando un TontonMacoute si fa prendere, il problema non è se linciarlo. ma come. In una viuzza sul pendii dei quartieri meridionali, una cinquantina di scioperati discute sulla sorte di un esile ragazzetto terrorizzato. Alcuni dicono di giustiziarlo sul posto, altri preferiscono consegnarlo ai militari. Alla fine lo gettano In un fosso profondo tre metri. Il capo della banda lo tira fuori ferito, e grida: .D'accordo, non lo ammassiamo, ma voglio almeno cavargli gli occhi: Non lo fa. Dice che da cinque anni si nascondeva con la famiglia grazie a una spiata dell'altro, che ormai non è molto bello a vedersi. Cerco di capire che cosa sta succedendo su questo pezzo d'isola. Penso a tutte le testimonianze raccolte in questi anni dai profughi haitiani nei Caraibl e negli Usa sulle brutalità, commesse dai Tontons-Macoutes. Penso all'epoca in cui, adolescente, io stesso fui testimone di atrocità incredibili, penso a tutti quelli che ne sono usciti vivi, ma sempre con qualcosa di , a a o i i e o i , i spezzato dentro di sé. L'ex coordinatore del Consiglio interregionale per 1 rifugiati, Jean-Claude Bajeux, rientrato da Portorico dopo 22 anni di esilio, sta istituendo, sull'esempio argentino, una Commissione d'inchiesta sugli scomparsi, 30 mila secondo lui. Egli stesso ha perduto cinque familiari, assassinati nel '64. Anche Jean Dominique, tornato nell'isola, dove si è fatto accompagnare da migliaia di persone fino alla sua radio che fu devastata nell'80, dovrebbe far parte della Commissione. Assorbo una per una le cose, i luoghi, la gente di questo Paese che a tratti riconosco, ma più spesso scopro. Un ragazzo è sprofondato nella lettura di un libro di cui ostenta il titolo con una certa insolenza: SA S, Requiem pour Tontons-Macoutes, di Gerard de Villiers. Le librerie hanno riesumato le scorte di libri proibiti. Un'orgia culturale. Su • tutto. Rue JeanClaude Duvalier è tornata a chiamarsi rue du Docteur Audaln. Ru du 22 Septembre, data-feticcio di Papa Doc, ha ripreso l'umile nome di ruelle Roy. Soltanto le banconote con l'effigie di padre e figlio sfuggono per ora a questo lavoro di imbiancatura dei simboli. Sto malissimo. Il mio corpo ormai rotto agli inverni del Nord America e dell'Europa non si acclimata. Neppure all'acqua di rubinetto. Un medico mi spiega che «mi sono preso qualche porcheria; che devo passare alla minerale e riempirmi di medicine. Un'amica mi chiama .11 bianco.. Che offesa. Decido di lasciare questa città infernale, i cui ingorghi del traffico non hanno nulla da invidiare a quelli di Parigi. Vado verso Nord. Subito prima della Nazionale numero uno svolto sul sentiero sassoso di Fort-Dimanche, il carcere dalla sinistra fama. C'è un gran dibattito nel Paese: che fare di questo cubo di cemento giallo a poca distanza dal mare? C'è chi ne chiede semplicemente la demolizione, chi vuole trasformarlo in memoriale dell'orrore. Per ora ci sono io, in piedi davanti a questa fortezza insanguinata, la macchina fotografica in mano. Non ho paura, e la sentinella mi sorride. La strada bordata di acacie le mornes, le montagnole brulle, spogliate dall'erosione, poi la zona desertica attorno a Gonalves, dove incominciò la rivolta contro la dittatura. Nel cortile dell'Arcivescovado, all'ombra degli oleandri, un uomo con una radiolina si dondola al ritmo della sigla di Radlo-Soleil, l'emittente della resistenza cattolica. Vengo ricevuto da monsignor Emmannuel Constant. Per me, resta l'uomo importante accorso al capezzale del ragazzino colpito da un prolettile vagante nella mia strada di Port-au-Prince, un giorno del 1957. Ricorda il «diritto della Chiesa di interessarsi alla politica., con formule perentorie e pittoresche: .La Chiesa annuncia, denuncia e organizza. ; .Duvalier era l'unico gallo che cantava da 29 anni: Perché si è aspettato tanto? .Si raccoglie un frutto soltanto se è maturo.. Perché l'appoggio dei militari? .Il popolo ha capito che bisognava appoggiarsi a due istituzioni: la Chiesa in quanto forza del bene, l'esercito in quanto forza organizzativa.. H nuovo direttore dell'Ente per il turismo, Aubelin Jolicoeur, spera che gli affari tornino presto ad andare bene. Jolicoeur, immortalato da Graham Greene, è il piccolo Pierre dei Commedianti. Fa una festa a casa sua, a Port-au-Prince. Qualche amico, alcuni giornalisti, gente su. Buono champagne, ma preferisco 11 rum. Passeggio con il bicchiere in mano sulla terrazza scoperta, controllando ogni tanto l'orologio: si avvicina l'ora del coprifuoco. Mi trovo faccia a faccia con il colonnello Williams Regala, membro del Consiglio nazionale di governo e ministro dell'Interno e della Difesa. Mascella contratta, voce tanto bassa che mi devo chinare verso di lui per sentire, mi dice che un pericolo incombe sul Paese. Poi, con una specie di sguardo d'insieme, dice: •Il comunismo può assumere qualsiasi forma. Del resto, chi mi assicura che qui non ci sia un comunista?.. Per poco il rum non mi va di traverso. In cielo le stelle sono fantastiche. Jean-Claude Charles Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» Port-au-Prince. Manifestazioni di giubilo all'indomani della deposizione del dittatore Jean-Claude Duvalier (Tclefoto Ap)

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