Così Franco sfuggì al rogo dei tiranni

Così Franco sfuggì al rogo dei tiranni LE RIVELAZIONI DEGLI ARCHIVI SPAGNOLI APERTI AGLI STUDIOSI Così Franco sfuggì al rogo dei tiranni La caduta del fascismo fu un duro colpo per il gen. Franco, che aveva fatto dell'amicizia con l'Italia il cardine della sua politica. Eppure egli, dato molte volte per perduto, sopravvisse non solo alla sconfitta di Mussolini ma anche a quella di Hitler, nonché agli attacchi dei fuorusciti spagnoli e al disprezzo del vincitori. - Come fece? La risposta ad un tale interrogativo sembra oggi possibile, avendo il ministro degli Esteri spagnolo aperto i suoi archivi agli studiosi. Sono già usciti saggi importanti, tra cui quelli di Tusel e Queipo de Liano, Franco y Mussolini. La politica espanola durante la segunda guerra mundial, Barcelona; A. Albonico, La Spagna tra Badoglio e Mussolini (1943-5), in N. Rivista Storica, maggio-agosto 1985; P. Brunetti Olla, Oli alleati e la Spagna franchista negli anni del dopoguerra, Cagliari. L'ambiguità fu senza dubbio l'arma più usata dal regime spagnolo, che ebbe nel ministro degli Esteri Francisco Jordana uno statista assai abile e nel Caudillo un attento mediatore delle diverse e spesso opposte istanze di politica interna. L'ambiguità a dir il vero si fece sempre più trasparente man mano che si avvicinava la vittoria' alleata. Dopo l'armistizio italiano e la nascita della Repubblica Sociale di Mussolini, Franco riconobbe come rappresentante ufficiale dell'Italia, l'ambasciatore regio, che nlent'altro era che l'ex capo di Gabinetto di Mussolini, Paulucci de Calbo li, inviato a Madrid anche per sondare gli alleati In vista di un possibile armistizio. Paulucci rimase a rappresentare il re nonostante allettanti offerte . da parte dello stesso Mussolini. Tuttavia il Caudillo, per non scontentare il «fraterno» amico italiano ed una parte consistente della «Falange», accettò anche, sia pure in una posizione non ufficiale, il rappresentante ed un certo numero di consoli della Repubblica Sociale Italiana. Analogamente a quanto fece per il rappresentante di De Gaulle, pur mantenendo relazioni ufficiali con il regime di Pétain. Nello stesso tempo conservò in Italia un incaricato d'affari presso il governo di Badoglio, pur invitando il console spagnolo di Milano a collegarsi con la Rsi. Il passare dei mesi rese la posizione spagnola sempre più difficile e l'ambiguità non bastò più. Subentrò cosi una specie di difesa elastica. Il sistema della «non belligeranza», che Franco aveva preso da Mussolini, si trasformò in quello di una «neutralità» sempre più rigida, in nome della quale egli tentò di resistere alle pressioni degli alleati ed a quelle dei tedeschi Ma divenendo le prime più forti delle seconde, dovette cedere terreno poco a poco. Venne cosi ritirata dal fronte russo la -Dlvisión AzuU, del resto ridotta ormai a pochi reparti: la giustificazione data ai tedeschi fu la scarsità di volontari... Fu messa la sordina sulla propaganda a favore della Germania; e, cosa assai grave per quest'ultima, venne ridotta radicalmente l'esportazione di wolframio, necessario all'industria bellica tedesca (anche se in verità continuò clandestinamente per un certo periodo). Ciò non bastò agli anglosassoni, rappresentati a Madrid da due abili ambasciatori, l'inglese Samuel Hoare e l'americano Carlton Hayes. E benché il Caudillo continuasse a proclamare che nulla era mutato nella sua politica estera, in realtà questa aveva fatto una virata di 180 gradi. TJ 2 maggio 1944 la Spagna sottoscrisse un accordo con gli alleati in base al quale s'impegnò, tra l'altro, a chiudere il consolato tedesco di Tangerl, ad espellere numerosi agenti dell'Asse, a liberare le navi mercantili italiane che si trovavano nei porti spagnoli, ad eccezione di due trattenute dalla Spagna, a sottomettere ad un arbitrato internazionale la sorte delle navi da guerra italiane rifugiatesi nelle acque territoriali spagnole. Franco giustificò queste misure con la minaccia alleata d'imporre l'embargo petrolifero contro la Spagna. Però quando il gen. Gambara, che aveva combattuto nella guerra civile spagnola, chiese a nome di Mussolini la conclusione di un accordo commerciale, la risposta fu cortese ma negativa. Il dùce disse allora che Franco faceva «li pesce in barile. ; forse alludendo alla sua politica di dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, mentre la stampa ufficiosa spagnola continuava ad essere favorevole all'Asse. Morto improvvisamente Jordana, nell'agosto del 1944, Franco chiamò agli Esteri José de Lequerica, di sentimenti monarchici e non favorevoli agli alleati. Poco ormai si poteva fare contro questi ultimi se non cercare di guadagnar tempo. A metà gennaio del 1945, Lequerica permise all'incrociatore «Attilio Regolo» ed alle altre navi da guerra italiane, i cui equipaggi erano rimasti fedeli al regio governo, di lasciare le acque spagnole, dopo aver cercato inutilmente di barattarli con l'invio di armi statunitensi. Quasi contemporaneamente venne ridotta al minimo l'attività della rappresentanza ufficiosa della Rsi e poi invitata a lasciare la Spagna. Un ultimo colloquio avvenne a Milano tra Mussolini ed il console spagnolo Canthal nel pomeriggio del 25 aprile: il duce lo Invitò a recarsi immediatamente in Svizzera per trattare con il rappresentante inglese a Berna la resa a condizione che «non si distruggesse del tutto il fascismo che rimaneva una forza apprezzabile per la lotta contro il bolscevismo: Era la ricerca dell'impossibile e Canthal non ne fece nulla. Cosi Franco riuscì a salvarsi. In parte- per l'abilità sua e dei suoi collaboratori In parte per la posizione geografica defilata della Spagna, ininfluente sull'esito della guerra. Molto a mio parere per il tremendo esempio delle vicende italiane. Successivamente il gen. Franco, che aveva inviato in soffitta la sua carica ideologica, venne salvato dalla «guèrra fredda» scoppiata tra i vincitori. Enrico Serra Il generalissimo Franco in una caricatura di David Levine (Copyright N.T. Review of Books. Open Mundi e per l'Italia «E» stampa.)