«I pentiti sono il grimaldello per violare i segreti di mafia»

«I pentiti sono il grimaldello per violare i segreti di mafia» Seconda giornata del convegno giuridico-politico su un tema di scottante attualità «I pentiti sono il grimaldello per violare i segreti di mafia» Così Maddalena del Csm risponde all'attacco di Pannella - Interventi di Falcone, De Gennaro e La Malfa Seconda giornata del convegno -Pentitismo e garanzie nell'attuale realtà giudiziaria- organizzato dalla sezione Piemonte-Valle' d'Aosta dell'Associazione nazionale magistrati, che si svolge da Ieri a Palazzo Lascaris e si concluderà oggi. Dopo tante relazioni che riconoscono il fondamentale apporto dato alla giustizia dai pentiti della grande criminalità, la parola tocca a Marco Pannella. Il parlamentare radicale parte lancia in resta, tuona: -C'è un mercato dei pentiti; uno della camorra a Napoli ha detto di valere un miliardo, ad un altro della mafia, qui a Torino, sono stati dati 15 milioni, vero dottor Marzachì?, ad un altro ancora, 2 milioni, perché andasse in aula ad accusare, vero dottor Maddalena?-. L'intervento successivo spetta proprio a Maddalena. Il giudice, che ha condotto le maggiori Inchieste sulla criminalità organizzata nella nostra città e che da due mesi è stato eletto al Consiglio superiore della magistratura, comincia pacato: -A Torino, in una caserma dei carabinieri, un mafioso comincia a confessare. La notizia arriva in un paese della Sicilia, dieci persóne lasciano dalla mattina alla sera il lavoro e la casa, fuggono. Sono famigliari del mafioso che ha deciso di aiutare gli inquirenti, si riducono ad una vita di stenti e paura al Nord. Dopo qualche mese non ce la. fanno più a tirare avanti, tornano al paese. E, quasi subito, uno di loro, padre di due bimbi in tenera età, incensurato, è ucciso a colpi di lupara solo perché "colpevole" di essereparente di chi ha parlato. Ecco, questo è il grande business dei pentiti». Fragore d'applausi. Maddalena continua con durezza: -Negli anni di piombo c'era una cultura vicina al terrorismo; oggi c'è una cultura, consapevole e inconsapevole, vicina alla mafia. Essa alligna anche negli ambienti giudiziari, anche tra qualche avvocalo. Questa cultura ripete spesso che gli omicidi di mafia sono ristretti a un settore particolare e riguardano solo delinquenti che si fanno fuori a vicenda. Però, in simili massacri non cadono soltanto uomini di mafia, ma anche galantuomi come Giorgio Ambrosoli e Bruno Caccia (il legale milanese e il procuratore capo di Torino assassinati dal sicari della grande criminalità). I pentiti sono il grimaldello per penetrare i segreti della mafia. E noi abbiamo il dovere di cercare questi grimaldelli... Lei, onorevole Pannella, vive nel mondo delle fiabe-. Il parlamentare replica: -In quello degli incubi vivo-. Maddalena conclude: «Ai suoi uomini in galera la mafia passa stipendi di 6 milioni al mese. Come ci si può scandalizzare se lo Stato, a distanza di anni e per una sola volta, dà piccoli sussidi a coloro che si sono schierati dalla sua parte? Più pentiti ci sono e maggiori sono le possibilità di scoprire eventuali loro menzogne ed errori giudiziari. Non dimentichiamo che proprio nella nostra città, grazie alle confessioni di un malavitoso, si è rimediato ad un errore giudiziario, abbiamo potuto accertare che due persone condannate per il sequestro Rivoira erano invece innocenti-. Nella polemica s'Inserisce pure l'onorevole repubblicano Giorgio La Malfa: -Definire abietto il pentitismo significa schierarsi col crimine. Oggi la magistratura ha bisogno solo di una cosa: essere lasciata in pace. Voler instaurare il principio della responsabilità civile per gli sbagli del giudice che cos'è se non un tentativo di intimidire i magistrati?-. Dal tema specifico al generale, al rapporto politici-giudici. Dice La Malfa: -La corruzione nella classe politica ha raggiunto proporzioni gigantesche e ora il mondo della politica vuole cambiare le leggi, derubricare certi reati. La magistratura deve applicare il codice tradizionale-. SuUe difficoltà, per gli inquirenti, di gestire 11 fenomeno del pentitismo si soffermano invece 11 giudice istruttore di Palermo, Giovanni Falcone, e 11 vicequestore della Crlmlnalpol di Roma, Giovanni De Gennaro, l'uomo che per primo ha raccolto le parole «storiche* del boss Tommaso Buscetta: -Ho deciso di collaborare proprio perché sono un mafioso, questa qua non è più mafia-. Osserva Falcone: «Pentiti condannati in maniera più dura degli ex complici che avevano accusato; pentiti ai quali hanno ucciso il padre, o il figlio, ola madre, o un parente. Eccoli i privilegi del pentimento. Continuo a stupirmi che ci siano ancora mafiosi disposti a collaborare-, Claudio Giacchino Per i ciudici Giovanni Falcone e Marcello Maddalena i pentiti hanno aiutato molto la giustizia

Luoghi citati: Aosta, Falcone, Napoli, Roma, Sicilia, Torino