Non sparate sulle spie

Non sparate sulle spie LE CARRÉ', ROMANZIERE E AGENTE SEGRETO, RIVELA I RETROSCENA DELLA SUA VITA Non sparate sulle spie «Oli scrittori. In fondo, sono un mucchio di sovversivi, slmili ai traditori», a/ferma John Le Carré, concludendo oggi il suo memoriale. S racconta gli •amorosi», ma spesso tempestosi rapporti tra i romanzieri inglesi e l loro servigi segreti che si sentono incompresi e vittime della «cattiva pubblicità» derivata da certi libri. Nelle puntate precedenti (apparse su La Stampa il 18 e il 19 marso) Ve Carré ha rievocato le vicende della sua infamia è in particolare le avventure del padre, Ronnie, bancarottiere e giramondo. Un «fantasma» che avrebbe continuato ad aspettarlo ovunque, ancora molto tempo dopo la morte, quando fu chiaro all'autore che le proprie vicende di spionaggio erano in qualche modo una fuga dalla figura patèrna, anche attraverso il personaggio di Smlley, reso famoso da La spia che venne dal freddo e dagli altri ramarmi che seguirono. . "¥" O so casa è là! Là ì Jj I una spia comunista, lo \\ -fi- ammetta finalmente!». La scena è quella di un ricevimento in una casa privata mentre giungono gli ospiti. Le parole vengono gridate verso di me da Dennis Hcaley, ex ministro laborista della Difésa mentre mi viene incontro arrancando, con la mano tesa. Cosi sono indotto ad ammetterlo come fanno le persone ammodo che, in casi come questo, ammettono sorridendo qualsiasi cosa e tutti ridono. Ride anche il nostro sbigottito padrone di casa. E rido anch'io. :. «Che bastardo!», mi urla dalla parte opposta della sala un funzionario del Servizio segreto, uomo di mezz'età gii mio collega, mentre ci avviamo a sedere per un pranzo in un'ambasciata britannica pòche settimane dopo. «Sà probrio un bastardo...», dice con 1* arranchi non si' fiWttìHtf di i^ptiftarmi, ma .«flesso. £ successo e sembra felice della possibilità di dirmi con parole appropriate che cosa pensa di me perché ho insultato il suo Servizio. O, com'era una voi ta, il nostro servizio. Non sta alludendo a segreti rivelati. Ciò che lo rende furioso è che i miei libri distorcano la veriti. Il libro che lo ha fatto particolarmente infuriare è Lo specchio delle spie dove si racconta la storia di un agente britannico mandato nella Germania Est e lasciato lì a mar ciré. «Siamo insensibili, vero? Crudeli e incompetenti, vero?». Questa volta nessuno ride. Il mio ex collega non è il solo a esprimersi così. Con toni meno aspri spesso negl ultimi due decenni mi sono stati rivolti gli stessi rimproveri. Non si tratta di lagnanze in forma di concertati e sinistri sforzi per persuadermi, ma di una specie di litania da parte di uomini e donne che si ritengono feriti da me perché pensano di fare un lavoro necessario e non possono capire pache insisto ramo a rappresentarli come somari. «Perché a l'ha tanto con noi? Lei sa come siamo veramente». O più velenoso: «Adesso che ci ha ridotto a pezzi, può darsi chea Iosa in pace per un po'...». E sempre viene ricordato vergognosamente che il Servizio non può rispondere, che è indifeso contro la cattiva pubhlicirà. Perché i suoi successi devono rimanere senza celebrazioni e che si viene a sape re delle sue attività soltanto in caso di fallimento. «Decisamente non siamo come il nostro ospite à descrive», dice con piglio severo Sir Maurice Oldfield a Sir Alee Guinness mentre si fa colazione a casa mia. Oldfield è uomo di chic sa, uno studioso e un ex capo del Secret Service. Prima di 3uesta l'ho incontrato altre ue volte. Pochi mesi dopo sari ripescato dalla pensione per farne il responsabile supremo delle informazioni nell'Ir landa del Nord. Guinness venuto perché sta iniziando girare la parte di un agente segreto nell'adattamento televisivo per la Bbc di Tinker Tmlor Soldier Spy e vuole conoscere uno del mestiere. Mentre il pranzo e la conversazione procedono Oldfield si di molto da fare nel mettere in rilievo l'elevato tono etico del suo Servizio. E mentre parla sento aumentare la sua novazione per me. «Là dovrelbe entrare nell'Athaeneum» (Club esclusivo di politici e diplomatici in Pali Mail, ndt), dice gentilmente per rimetterci a nostro agio, «La presenterà io stesso. Le piacerebbe?». Dico che vorrei, sicuramenche vorrei. Ma non l'ho mai più sentito da allora. Il che mi rattrista perché gli scrittori, come le spie, vorrebbero essere amati. Se lo avesse fatto felice sarei anche entrato nell'Athaeneum. Per tutta la sua tortuosa storia, il servizio britannico di Intelligence ha avuto un singolare e spesso divertente inWfctìB"^^''*^ .«VorAÌYS rieri inglesi.. All'inizio,jdeC^er colo, tutta una fila di scrittori di storie di spionaggio con differenti livelli di qualità, da Erskine Childers (The Rjddle of the Sands) ai talenti di William Le Qucux ed E Phillips Oppenheim, si misero a battere insieme i tamburi amiUnni, spesso usando l'inganno, ma con tanto successo che potrebbero onestamente annoverarsi fra quelli che hanno fatto nascere i Servizi di Sicurezza inglesi del Ventesimo Secolo. Anche se poi le loro storie portarono molta confusione nella valutazione della minaccia tedesca negli anni successivi. Dopo Le Qucux e «Oppy», venne la più signorile figura di Somerset Maugham, lui stesso agente segreto, ma per quanto se ne sa un po' fiacco, nella guerra 1914-18, ciò che non gli impedì di descriversi drammaticamente come colui che assisteva di persona a tutte le mosse del grande gioco. Nel farlo non provocò gravi danni fino a quando Winston Churchill non si lamentò che le sue storie infrangevano la legge sui segreti di Stato, l'Officiai Secret Act Maugham, con la minaccia che già pesava su di lui di uno scandalo per omosessualità, fece sparire ben 14 racconti inediti e rimandò la pubblicazione di altri fino al 1928. Compton Mackenzie fu meno remissivo e nel 1932 venne processato per infrazione alla legge sui segreti ed ebbe 100 sterline di multa per il suo libro Greek Memories. L'anno dopo si procurò una terribile vendetta con il suo romanzo Water on the Brain. Una volta ho incontrato uno che aveva letto l'incartamento su Mackenzie nell'ufficio della procura generale. Mi disse che c'era agli atti una lettera dattiloscritta a grandi caratteri indirizzata al procuratore e firmata con il tradizionale inchiostro verde del capo del Secret Service: «Peggiore di tutti», diceva il grand'uorno. «Mackenzie ha rivelato simboli autentici usati nella corrispondenza del Servizio segreto, alcuni dei quali sono ancora in uso». Mackenzie stesso non avrebbe potuto inventare una situazione più bella. Ma è a Graham Greene che va il premio di peggiore della classe di tatti i tempi, benché io dubiti che fino a oggi abbia mai saputo quanto è andato vicino a seguire Compton Ma- j ckenzie in un'aula dell'Old | Bailey. Una delle più care memorie del mio lavoro a Whitehall alla fine degli Anni 50 è legata all'ufficio legale del Servizio. L'avvocato era una persona lenta e piuttosto gradevole, ma quando si stava seduti davanti a lui, guardando i suoi tratti immobili attraverso il fumo della pipa e aspettando che le sue palpebre si muovessero, non era mai facile dire se fosse profondo o soltanto ottuso. Quel mattino c'era una copia nuova di libreria del Nostro uomo all'Avana sul piano di fòrmica del suo tavolo. Gli dissi che invidiavo la sua fortuna, ma lui sorrise appena. Poi finalmente disse che quel tale Greene avrebbe dovuto essere processato perché come ex funzionario del Servizio aveva accuratamente de sai ito rapporti fra il capo dello fPpafiS'ftrt'n un'ambascia; britannica c un agente sul carrrpo-.-Non- avrebbe 'dovuto farlo. «Ed i un buon libro», disse lamentosamente, battendo la grossa mano.grigia sul romanzo, «è proprio un libro ma- lecitamente buono. Questo è il vero guaio» Per settimane dopo questa conversazione guardai i giornali per vedere la notizia dell'arresto di Greene, ma con mio grande sollievo lo scrittore rimase libero. Forse alla fine quel gentleman dell'ufficio legale aveva deciso che era meglio ridete che piangete. Tuttavia Greene ebbe una notifica di sospensione della denuncia e per la loro tolleranza vent'anni dopo ripagò i suoi ex padroni con // fattore umano, che non li dipinge soltanto sciocchi, ma anche assassini. In una breve introduzione ha cura di assicurare che non ha infranto la legge sui segreti di Stato. Nelle vecchie edizioni del Nostro uomo all'Avana c'è una dichiarazione simile. Gli scrittori in fondo sono un mucchio di sovversivi, si mili ai traditori. Migliore lo scrittore, più grande tende ad apparite .iÌ,t£adimeruo. Lì .comunità dei servizi segreti l'ha irflpàr*^tósìJ, beiie^cfte ora sento dire non sia più così gradito averci con loro come compagni di lavoro. Gò nono- stante Mackenzie terminò i suoi giorni con un cavalierato, Greene li finirà con almeno l'Ordine al Merito, e se c'è un po' di giustizia nel mondo segreto dei riconoscimenti letterari con un Premio Nobel. Il che dimostra soltanto che i buoni libri durano di più dei segreti. Dei miei quasi cinquantun ni di rapporto con l'Intelligence britannica, più di quaranta sono stati di tipo vicario, li ho passati come sostituto letterario. In una fanciullezza ondeggiante, punteggiata dai su e giù della frenetica vita di mio padre, correndo da una mamma provvisoria a una scuola temporanea, cominciai a pensare a un centro segreto del ri^ffó"*fcvi?, ìe mai lo a^fii1 raggiuntò',"3 avrei aovatcT- Ta" spiegazione del nostro folle rincorrere non si sa che cosa. «Sembra vivere in un suo proprio \mondo», dicevano con disap¬ " provazione le mie note scolastiche, alle quali posso rispondere, oggi come ieri, che era un mondo maledettamente migliore del loro. Poi un giorno, aedo intorno ai sette anni, venni infettato dal microbo dello spionaggio. Fu qualcosa sentito alla radio o fu la lettura di una storia di G. A. Henry dal titolo Oscar Danby, Victoria Cross su un coraggioso boy scout, che mi istillarono il desiderio di morire davanti a un plotone d'esecuzione tedesco? Qualunque cosa mi abbia ispirato, una mattina cominciai a dire in giro che mio padre era nel Servizio Segreto. «Sta facendo un addestramento. E' stato paracadutato un'altra volta in Germania, non dirlo a nessuno». Da questo inizio, in retrospettiva sembrerebbe un passaggio naturale avere intrapreso, appena potei farlo, studi di Germanistica e di offrirmi volontario per l'Intelligence Corps una volta arruolato nell'esercito. Una fotografia di quell'epoca mi mostra in tutta la maturità dei miei diciannove anni. Fu fatta da una gentile dama in BoKd Street, nel clima di una guerra che ero troppo giovane per aver combattuto, ma proprio appena prima di essere spedito in Austria spegnere gli ultimi tizzoni di Nazismo e a sventare da solo la minaccia comunista. Oggi si trova su un tavolo di una persona di famiglia molto amata e la conosco a memoria. Senza l'uniforme potrebbe essere una foto di laurea o di nozze o di un barmitzvah, l'iniziazione ebraica, un'immagine candida e già semi-postuma. Le stellette nuovissime di cotone sulle spalline si vedono chiaramente, ma i distintivi sono stati delicatamente tolti. Per ragioni di sicurezza non porto nessun'altra insegna reggimentale. I mici occhi, lievemente, in .qmbra, sembrano guardare avanti- al <petlcoloso inèariéb:ché mi''aspetta;' Oggi soltanto io conosco, e io soltanto sapevo allora, quanta anarchia c'era sotto la pelle di quel giovane. c a Che cosa avrebbe potuto comprarmi, che cosa avrebbe potuto farmi tradire? E' una domanda che mi faccio. In quel tempo non ero niente, soltanto uno sessualmente innocente, orfano in tutti i scnSoltanto Iddio sa che cosa sarebbe successo di me se una bella ragazza, buona con i bambini e gli animali e dotata di dottrine persuasive, mi avesse preso nel suo letto. Temo che sarei ancora IL «Nel suo nuovo romanzo un tale dice del protagonista che non sarebbe diventato un traditore se avesse saputo scrivere», mi diceva poco tempo fa il capo dell'ufficio di Londra del New York Times. Poi mi ha domandato: «Potrebbe dirmi per favore, che cosa sarebbe accaduto a là se non fosse stato capace di scrivere?». Può darsi che dopo tutto il Servizio Segreto debba essere grato ai suoi disertori letterari. A paragone con l'inferno che avremmo potuto provocare con altri mezzi, scrivere libri è stato innocuo come giocare con i cubi delle costruzioni. Il mio secondo assalto al mondo segreto dello spionaggio cominciò con le maggiori aspettative, un problema che tutti i servizi di Intelligence si trovano a dover affrontare quando reclutano dei giovani. Ero sposato e suppongo che passassi per un uomo maturo. Avevo un certo senso della mia potenzialità, ma nessun indizio di come l'avrei realizzata. Non ero nemmeno uno di quei romanzieri che scrivono per il proprio cassetto. Ero vagamente di sinistra, ma troppo educato per farlo capi re. Ero un po' utopista, chiedendo ai miei datoti di lavoro ciò che la vita non mi aveva ancora dato. Avtei voluto investigare nelle ombre dell'inconscio del mio Paese. Avrei voluto scoprire segreti desideri, paure e intenzioni,.un. po' allo stesso modo in cui ero abituato ra fare con gli armadi di mio padre, alla ricerca di tracce delle sue vite segrete. Avrei voluto sacrificarmi. Avrei desiderato che mie diverse identità miei talenti venissero messi insieme e usati. Era chiedere molto a un datore di lavoro distratto con ben altri problemi in mente. Avevo anche meno nobili motivi, per i quali rapidamente mi resi conto di essere in buona compagnia, Mi«P'.cc>'a • V idea di cssac impcicutbabile, mentre ero uno sempre terribilmente eccitato. E sono ancora oggi sorpreso, quando leggo l'improbabile esposizione degli esperti di spionaggio dei giornali allo stile di Fleet Street, di quanta poca comprensione essi abbiano del richiamo della segretezza in se stessa. Voglio dire come mezzo per sentirsi superiori alla vita anziché impegnarsi in essa, come luogo di fuga nel .quale vengono attratti non le IpcwùftaRti'tollì^'m cerca del' pericolo; rrtà'hcii' timidi che non sappiamo affrontare la realtà di un solo giorno senza le strutture della cospirazione ad aiutarci. «A Graham Greene il premio di peggiore della classe» «Io, un timido, all'assalto del mondo segreto dello spionaggio» e l e . e e è e l i e i e . e . a n o o John Le Carré: «I romanzieri di successo sono un brutto rischio per i servizi segreti» (Foto Volpe, per concessione del mensile «Max») o a Sir Alee Guinnes nel film «Tutti gli uomini di Smiley» (Catalano)

Luoghi citati: Austria, Avana, Germania, Germania Est, Londra, Whitehall