Dostoevskij, pensando a Celi

Dostoevskij, pensando a Celi In tournée «I misteri di Pietroburgo», registi Gassman e Fattore scomparso Dostoevskij, pensando a Celi Il testimone raccolto da Piccanti, autorevole protagonista - Il professionismo dei sedici ex allievi della Bottega COSSATO (Biella) — I misteri di Pietroburgo da Dostoevskij, che II Teatro Regionale Toscano produce e presenta in questa stagione, per la riduzione di GassmanOuerrieii-Celi, e per la regia dello stesso Gassman e di Cell. non approda a Torino né a Milano: 1 critici sono stati invitati a vederlo in sedi periferiche, a seconda del loro impegni. Ci sono almeno due motivi per cedere all'invito: il primo è quello di onorare la memoria di un attore inattesamente scomparso, Adolfo Celi, che ' lasciò i compagni due giorni dopo la progettata prima; il secondo è quello di vedere all'opera sedici giovani professionisti, ex allievi della Bottega Teatrale di Firenze, che, a cinque anni dalla sua fondazione, sfocia per la prima volta in una struttura operativa. / misteri di Pietroburgo è uno spettacolo in due tempi sul «doppio», cioè sulla scissione dell'individuo in due identità contrapposte, eppure disperatamente compie mentari: tema schiettamente dostoevskijano (si pensi al romanzo breve // sosia) e tipicamente russo, se è vero che è costitutiva dell'anima russa la lacerazione tra passione e ragione, idealismo e romanticismo, esaltazione e amarezza della sconfitta. Il primo tempo dello spettacolo Intreccia, non a caso, vicende esemplari tratte da romanzi brevi e racconti: storie d'amore come Le notti bianche, Povera gente, La mite o di sordida abiezione come le Memorie del sottosuolo, che in ogni ruolo sono interpretate da due sosia. Nella malinconica Pietroburgo notturna, ricreata in breve spazio dalla fantasia di Elena Man ni ni (una spalletta sul fiume, due miseri interni, un salone borghese, un bordello, un cimitero) quelle vicende s'incastrano l'una nell'altra in regime di stretta contemporaneità. E' un gioco di opposizioni e rinvìi che richiede agli interpreti una grande duttilità e un felice tempismo: e nella loro con , Generazione codest igiovani •BttSri dimostrano un'accuratezza estrema, sposata a doti di emissione di voce, di nitore di dizione, di felicità di fresca caratterizzazione che danno allo spettacolo una sigla di sicuro professionismo. Delude un poco, a nostro avviso, il secondo tempo, che è tutto affidato ad un racconto lungo, Una brutta storia: la sventurata notte di un altissimo dignitario imperia¬ le, Sua Eccellenza Pralinskij un aristocratico «progressista» che crede nell'umanitarismo verso le classi inferiori e che, capitato per caso ad un banchetto di nozze di un suo subalterno, semina il panico per via dei suoi goffi slanci egualitari, e finisce per combinare un gran disastro. E' forse la riduzione a non rendere giustizia agli umori sarcastici della pagina dostoevskijana, soprattutto nella gran scena del convito nuziale. Ma anche qui la recitazione dei «magnifici sedici» è tutta smalto fino, con alcune gustose punte di incisività comica: e autorevole, per tronfio ottimismo e doloroso stupore, 6 il Pralinskij di Alvaro Piccardi, un altro mae stro di questi giovani, che. con un gesto che lo distingue, ha raccolto «il testimone», come si dice nella staffetta, dello scomparso Celi. Per la cronaca e per loro giusto riconoscimento i sedici sono, in ordine alfabetico la Alberghetti, la Carrassi, la Di Nardo, la Gottardo, la Lanzarini. la Pini, la Russo, la Tramacere, sul versante delle signorine; il Base, il Bussotti, il Di Flore, il Gioielli, il Prester, lo Spallino, il Tomaello. il Vettori, su quello dei signori. Guido Davico Bonino Una scena dei «Misteri di Pietroburgo»: uno spettacolo sulla scissione dell'identità individuale

Luoghi citati: Biella, Firenze, Milano, Pietroburgo, Torino